“Englishes”: caratteristiche e varietà dell’inglese

Il quadro delle varietà dell’inglese è piuttosto ampio e continua a crescere e cambiare di giorno in giorno: scopriamo assieme quelle più diffuse e interessanti.

Con circa 500 milioni di parlanti nativi e 800 milioni di parlanti non madrelingua, non c’è alcun dubbio riguardo al fatto che l’inglese sia una delle lingue più diffuse al mondo. Se non è la più parlata (a livello di persone madrelingue) è di gran lunga quella più parlata da madrelingua e non, e non è quindi una grande sorpresa che ci siano così tante varietà dell’inglese.

Il quadro delle varietà di una lingua che conta più di un miliardo di parlanti sparsi in così tanti luoghi del pianeta è ovviamente piuttosto ampio (e continua a crescere e cambiare di giorno in giorno). Per questo motivo, lo stesso termine “inglese” ha recentemente subito un processo di pluralizzazione e ora è quindi corretto parlare non solo di “English”, ma anche di “Englishes”.

Una delle varietà di inglese più note è, ovviamente, l’inglese americano ma ovviamente si tratta di una delle tante varietà. Quali sono le altre e quali sono le loro caratteristiche?

Quali sono le varietà dell’inglese?

Inglese britannico

L’inglese britannico è la lingua che si parla e scrive nel Regno Unito. Quando si parla di inglese britannico, si parla spesso anche di Received Pronunciation (o Queen’s English, o BBC English) ma si tratta solo di un tipo di pronuncia, quella che viene insegnata a scuola, ed è utilizzata solo da una parte molto limitata della popolazione, circa il 3-5%. L’inglese britannico non è ovviamente un monolite ed è formato da una miriade di accenti e varietà, come dimostra questo video:

Inglese americano e canadese

L’inglese americano è la varietà di inglese più diffusa, per ovvie ragioni: sono circa 225 milioni i parlanti. Ma come per l’inglese britannico, non esiste un unico inglese americano e ovviamente all’interno di esso ci sono molte varianti. Lo stesso discorso vale per l’inglese canadese. Ad ogni modo, si possono tracciare delle caratteristiche. Delle differenze tra inglese britannico e inglese americano abbiamo già scritto. Il canadese ha una pronuncia molto simile a quello americano (con delle differenze, certo), mentre per quanto riguarda l’ortografia ha mescolato un po’: le parole che derivano dal francese, come “colour”, seguono l’ortografia britannica, per le parole che derivano dal greco, come “recognize”, seguono quella americana. Senza contare che l’inglese canadese ha delle regole particolari per quanto riguarda la punteggiatura.

Inglese australiano e neozelandese

Se vi è mai capitato di sentire parlare una persona di nazionalità australiana vi sarete certamente rese/i conto che l’accento australiano è molto diverso da quello a cui siete abituate/i. In realtà, vale il discorso fatto sopra perché non esiste un solo accento australiano, ma almeno tre: il Broad Australian, il General Australian e il Cultivated Australian. Il primo è quello più lontano dall’accento britannico (l’80% della popolazione è di origine britannica), il terzo quello più vicino. Ovviamente le differenze non si fermano alla pronuncia, ma interessano anche il lessico. L’inglese che si parla in Nuova Zelanda è molto simile a quello che si parla in Australia, anche se quello del Nord si differenzia da quello del sud per le forti influenze della lingua maori.

Inglese indiano e pakistano

Passiamo ora all’India e il Pakistan, i due stati del sud dell’Asia dove l’inglese è lingua ufficiale. Dal 1950, da quando l’India è diventata un paese federale, l’hindi e l’inglese sono le due lingue del governo centrale: è quindi di centrale importanza, per esempio, per le comunicazioni tra lo Stato centrale e gli stati in cui non si parla hindi. Stesso discorso vale per il Pakistan, anch’esso, come l’india, a lungo sotto dominazione britannica.

Inglese sudafricano

Il Sudafrica è l’insediamento britannico più antico in Africa e oggi l’inglese è una delle due lingue ufficiali del paese (l’altra è l’afrikaans). Il South African English è molto particolare, non solo per via del lessico che ha subìto influenze dall’afrikaans e di altre lingue dell’Africa meridionale come il xhosa e lo zulu, ma anche delle caratteristiche di pronuncia che lo rendono davvero unico.

Ora che abbiamo visto quali sono le varietà dell’inglese e le loro principali caratteristiche, passiamo ad analizzare come l’inglese si è diffuso nel mondo e i più importanti casi di “Englishes”.

La diaspora dell’inglese

La diaspora dell’inglese nel mondo iniziò nel quinto secolo con l’arrivo delle prime tribù germaniche nelle isole britanniche. All’epoca, le popolazioni che parlavano lingue gaeliche vennero sottomesse e l’inglese diventò la principale lingua delle British Isles.

Oggi le lingue gaeliche in Gran Bretagna sono considerate lingue minoritarie, tuttavia, grazie anche all’ottimo lavoro di promozione di alcuni enti locali, molti britannici le studiano come seconda lingua. 

La seconda fase della diaspora dell’inglese è quella che riguarda le colonie britanniche, territori in cui l’inglese diventò la lingua ufficiale della burocrazia e dell’istruzione e rimase tale anche una volta che le colonie riuscirono a conquistare la loro indipendenza politica dalla Gran Bretagna. Diverse varietà di inglese coloniale però, distinguendosi dall’inglese britannico in numerosi aspetti, sono state riconosciute come varietà autonome e standardizzate.

La terza fase del processo di diffusione dell’inglese nel mondo (anche nota come “seconda diaspora”) è la più recente e riguarda tutti coloro che usano l’inglese come seconda lingua.

I tre cerchi concentrici di Braj B. Kachru

La diffusione dell’inglese è stata descritta dal sociolinguista indiano Braj B. Kachru attraverso uno schema di tre cerchi concentrici:

  • Inner circle: Paesi in cui l’inglese è la prima lingua ed è quindi trasmesso ai bambini dalla famiglia, dai media e dal sistema scolastico.
  • Outer circle: Paesi in cui l’inglese è la seconda lingua ufficiale ed è quindi usato anche dal governo (ad esempio in India, Pakistan, Kenya, Filippine, Malesia, Singapore).
  • Expanding circle: ogni area del mondo in cui l’inglese è studiato come lingua straniera ed è quindi usato in ambiti come la diplomazia, la tecnologia, la ricerca, il lavoro.

Con questa rappresentazione, Kachru ha voluto riassumere la complessa realtà del cosiddetto Global English.

Le caratteristiche del Global English

Diverse varietà di Global English presentano caratteristiche comuni. Ecco alcuni processi che si verificano abbastanza frequentemente:

  • L’articolo indeterminativo “a” è sostituito da “one” o omesso (I want to buy one bag o I want to buy bag anziché I want to buy a bag), ma avviene anche il processo opposto e quindi si usa l’articolo determinativo “the” anche quando, secondo le norme dell’inglese standard, non si dovrebbe usare alcun articolo (In the bed anziché In bed)
  • Si usano le forme post-nominali “them” e “dem” per parlare di un gruppo di più persone (Mark-them anziché Mark and his family)
  • “Your” viene sostituito da “yall’s” o “you people’s” (Is that yall’s car? o Is that you people’s car?)
  • Molti verbi al passato vengono scritti uguali al presente o, se sono irregolari, vengono “regolarizzati” (I come last Friday o I comed last Friday)
  • Non si aggiunge la “-s” alla terza persona singolare dell’indicativo presente
  • Si aggiunge una “-s” a qualsiasi persona dell’indicativo presente per sottolineare l’abitualità di un’azione (I drinks a cup of coffee every morning)
  • Il verbo “to be” è omesso (Her house very nice anziché Her house was very nice)
  • Si possono trovare due verbi modali usati in combinazione in una stessa frase (I might could call him).

Varietà dell’inglese coloniali: Pidgin Englishes e lingue creole

Le lingue pidgin e creole nascono dall’incontro e dalla mescolanza di due lingue anche molto diverse tra loro. In questi casi, c’è sempre una lingua che fornisce la maggior parte del lessico e che viene pertanto detta “lessicalizzatrice”.

Un pidgin è per definizione un sistema linguistico semplificato che non ha parlanti nativi e che si sviluppa in un creolo quando diventa la lingua materna di una comunità.

Nel caso specifico dell’inglese, varietà pidgin e creole emersero all’epoca del colonialismo britannico e della slave trade iniziata nel XVII secolo, quando le trading companies di Elisabetta I si insediarono in America, Canada, Sudafrica, Caraibi, Australia e Nuova Zelanda e quando era quindi necessaria una lingua comprensibile a tutti per gli scambi commerciali e per la comunicazione tra schiavi e padroni (English as a Lingua Franca).

Il caso più noto è quello del WAPE (West African Pidgin English), ancora oggi parlato in Nigeria, Camerun e Ghana.

Varietà settoriali: English for Specific Purposes

Esistono diverse varietà dell’inglese inerenti al tipo di registro impiegato e all’ambito in cui avviene la comunicazione. Tra le varietà settoriali troviamo, ad esempio: l’inglese medico, l’inglese legale, il Seaspeak (il gergo utilizzato per le operazioni di comunicazione marittima internazionale), il Policespeak (il linguaggio utilizzato dalla polizia che opera presso il Tunnel della Manica e che prevede quindi l’utilizzo di vocaboli inglesi e francesi), il Business English.

In questi casi si parla di English for Specific Purposes e diversi studiosi hanno pertanto definito l’inglese una “lingua di potere” (English as a Language of Power). Anche se una lingua di per sé non dovrebbe esercitare alcun potere, è innegabile che chi la padroneggia può godere di non pochi vantaggi.

La fusione con altre lingue e la comunità dei parlanti inglese nel mondo

Quando si tratta di una lingua come l’inglese, è molto frequente che avvengano processi di fusione con altre lingue. Il risultato di queste “fusioni” sono linguaggi come l’Italenglish, lo Spanglish, il Frenglish, il Chiglish.

La comunità dei parlanti inglese nel mondo è una comunità multiculturale e la maggior parte dei suoi membri conosce due o più lingue. A proposito di questa “comunità virtuale”, diversi studiosi parlano di “creatività linguistica”, distinguendo i semplici “errori” dalle cosiddette “deviazioni” dei parlanti stranieri, accettate e considerate un processo produttivo in grado di contribuire all’evoluzione delle lingue.

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