5 motivi per cui bisognerebbe viaggiare da soli almeno una volta nella vita

Viaggiare da soli ci fa bene! Scopriamo assieme tutti i motivi per i quali dovremmo vivere questa esperienza almeno una volta nella vita.
Apprendre à voyager seul - Photo d'une jeune femme voyageant seule qui profite du calme et de la solitude sur le toit d'une maison

Immaginate un viaggiatore solo. Cosa vedete?

Un uomo abbronzato, single, di circa 20 anni, vestito molto casual? Bene, sappiate che i tempi sono cambiati e che, soprattutto negli ultimi anni, c’è stata un’evoluzione decisiva nelle caratteristiche dei viaggiatori solitari: tanto per cominciare ci sono moltissime donne, ma anche persone sposate o in una relazione stabile che decidono di partire senza il partner e molti over 45 amanti dell’avventura. Una persona su quattro, ormai, sceglie di partire “in solitaria”.

Ma quali sono i fattori decisivi alla base di questo cambiamento?

Le innovazioni tecnologiche, il fatto che le persone scelgono di sposarsi e fare figli più tardi, il mondo del lavoro più flessibile che ha reso possibile lavorare da remoto: in generale, viaggiare è diventato più facile e meno costoso. Oggi è possibile prenotare un volo in modo spontaneo e all’ultimo momento, senza pianificare troppo. Tutte circostanze che rendono l’organizzazione di un viaggio più semplice, soprattutto per chi è solo e non ha bisogno di coordinarsi con le agende di amici e parenti.
Con l’avvento dei social media, poi, non si è mai veramente soli: grazie a Whatsapp, Facebook e Instagram le esperienze possono essere condivise in tempo reale sia con i conoscenti che con gli estranei.

Viaggiare da soli, in altre parole, è un’esperienza liberatoria che arricchisce lo spirito. Ecco 5 ragioni per cui tutti dovrebbero farlo almeno una volta.

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1) Organizzare il viaggio diventa più semplice

Alcuni momenti della vita sembrano fatti apposta per viaggiare: la pensione, quel momento di riflessione e pausa tra la scuola superiore e l’università, le lunghe vacanze tra una sessione universitaria e l’altra. È molto facile organizzarsi e partire assieme a qualcuno che condivide con noi orari e impegni simili. Esclusi quei periodi, però, il lavoro e la famiglia iniziano a diventare parte integrante delle nostre vite ed è difficile conciliare questo tipo di impegni con la possibilità di viaggiare. Viaggiare soli, tuttavia, permette una flessibilità estrema: potrete cambiare programma all’ultimo momento, decidere di rimanere di più in una città che vi è piaciuta e, se vi va, addirittura provare il paracadutismo. Senza correre il rischio di rovinare il budget o la vacanza di qualcun altro.

2) La vostra comfort zone si espande

Il controverso scrittore francese Michel Houellebecq descrive una scena che potrebbe suonare familiare a molti. Uno dei suoi protagonisti sta per partire per un viaggio da solo e improvvisamente si sente prendere dall’agitazione: “Una grandissima avversione per il viaggio, un’imperativa necessità di rimanere calmo si riversarono su di me.”
Viaggiare può essere stressante, specialmente se fatto da soli, ma questo sentimento si accompagna sempre a un senso di anticipazione e curiosità nei confronti di ciò che è sconosciuto.

A volte mi chiedo se si tratti di un bisogno biologico che mi obbliga a cercare l’eccitazione e il senso di sfida che derivano dall’essere in un posto dove nessuno mi conosce. (Rita Golden Gelman)

Houellebecq continua: “Inizialmente, il viaggiatore solitario incontra disprezzo, a volte anche aperta ostilità. Poi, un po’ alla volta, le persone si abituano a lui e lo trattano come un inoffensivo eccentrico.” Qui l’autore si riferisce probabilmente al cosiddetto Spotlight effect”, cioè quel fenomeno per cui le azioni compiute da una sola persona vengono giudicate in maniera più negativa. Le ricerche hanno dimostrato che l’impatto inibitorio dello “Spotlight effect” ha influenzato il viaggio in solitaria, trattenendo le persone dal provare attività piacevoli e divertenti per paura del giudizio di chi li circonda. Una delle prime sfide del viaggiatore solo è proprio quella di superare questa opprimente sensazione.

Vagare è l’attività dei bambini e la passione delle persone geniali. Si tratta di scoprire se stessi, di scoprire il mondo, e di imparare come il proprio essere è allo stesso tempo “assieme” e “separato” dal mondo esterno. (Roman Payne)

Una maggiore sensibilità verso l’ambiente che ci circonda incoraggia anche l’introspezione. Lontani dalla familiarità del vostro ambiente, inizierete a diventare consapevoli della forte influenza che il contesto ha sulla vostra personalità. La novità diventa la nuova normalità e vi sentirete preparati a fronteggiare situazioni che a casa vostra non avevate neanche mai preso in considerazione: una lezione di tango a Buenos Aires, un concerto di Schlager tedesco in Baviera o semplicemente una conversazione in lingua con il vostro tassista.

3) Nuovi amici e nuove conoscenze

Non sono solo le situazioni ad essere insolite, bensì anche le persone. Viaggiare da soli non esclude la ricerca degli altri. Dopotutto siamo animali sociali e abbiamo bisogno di saziare il nostro bisogno di compagnia. Quando ci troviamo in un posto nuovo da soli, è più facile affidarsi alla “serendipità” (il piacere di fare felici scoperte per puro caso) dell’incontro con persone sconosciute: a volte perché ci sentiamo isolati, a volte perché invece ci sentiamo ispirati o perché vogliamo semplicemente liberarci dall’anonimato. Entrare in un bar e iniziare una conversazione potrebbe essere difficile all’inizio, ma vi darà grandi soddisfazioni e vi offrirà un punto di vista diverso sul paese che state visitando.

Essere soli, inoltre, vi renderà più interessante agli occhi dei locali che, spinti da genuina curiosità nei vostri confronti, magari cercheranno di interagire con voi. In ogni caso, è bene rinfrescare la lingua prima di partire.

4) Più indipendenza

Viaggiare soli, a volte, rende solitari. Non si tratta di una ripetizione, ci riferiamo semplicemente a quella tendenza inibitoria – timidezza, la chiama qualcuno – che vi impedisce di cercare contatti con le persone. Tuttavia, a un certo punto, verrete forzati a interagire, che sia per chiedere indicazioni o per ordinare al ristorante.

Rompere le barriere linguistiche vincendo la timidezza è solo l’inizio. Una volta compiuto questo primo passo vi sentirete più sicuri di voi stessi e vi scoprirete capaci di prendere decisioni del tutto inaspettate.  L’indipendenza dell’agire è solo l’anticamera dell’indipendenza del pensiero. Quando tornerete a casa, riuscirete ad applicare quello che avete imparato – su voi stessi e sul mondo – anche alla vostra quotidianità, pensando in modo indipendente a tutto quello che vi circonda.

5) Niente più ossessione per il lavoro

Malgrado l’evoluzione nel mondo della tecnologia e del lavoro, le ore che trascorriamo in ufficio davanti a uno schermo sono sempre di più e l’età della pensione si alza con l’aumentare della prospettiva di vita. Oggi sembra incredibile pensare che, negli anni ’30, l’economista John Maynard Keynes avesse ipotizzato una settimana lavorativa di sole 15 ore in conseguenza al progresso tecnologico.

Per la maggior parte di noi, il lavoro rappresenta una parte molto importante della nostra identità. Che cosa rispondereste alla domanda “Che cosa fai nella vita?” senza citare il vostro impiego?

Per quelli che hanno deciso di prendersi una pausa professionale viaggiando, questa potrebbe essere una delle sfide più difficili: vi potreste trovare a fare dei lavoretti temporanei per spostarvi da un punto all’altro del paese che state visitando, imparando dei mestieri strani e inaspettati. Magari, perché no, scoprirete di avere una passione che non sapevate di avere e deciderete di seguirla, imparando una lingua e trasferendovi per sempre.

 

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Ed M. Wood

Ed M. Wood è originario di Wells, la città più piccola dell'Inghilterra, e oggi vive a Berlino. Ha studiato psicologia all'università di Southampton prima di lavorare come insegnante e traduttore in Spagna, Inghilterra e Germania. Ha poi proseguito gli studi con un Master in Scienze Politiche a Bath, Berlino e Madrid. I suoi interessi principali sono le lingue, le culture e i viaggi e sono proprio queste tre cose che lo hanno portato fino alle torri di Babbel, la sua residenza attuale.

Ed M. Wood è originario di Wells, la città più piccola dell'Inghilterra, e oggi vive a Berlino. Ha studiato psicologia all'università di Southampton prima di lavorare come insegnante e traduttore in Spagna, Inghilterra e Germania. Ha poi proseguito gli studi con un Master in Scienze Politiche a Bath, Berlino e Madrid. I suoi interessi principali sono le lingue, le culture e i viaggi e sono proprio queste tre cose che lo hanno portato fino alle torri di Babbel, la sua residenza attuale.