Megan si è unita al nostro team di Pubbliche Relazioni quest’estate. Nel post di oggi condivide le tradizioni di Halloween conosciute durante sua infanzia nelle campagne del Somerset, in Inghilterra. Ma non si è fermata qui: i suoi colleghi da Babbel gliene hanno raccontate altre, provenienti da molti altri paesi del mondo, e Megan ha deciso di raccoglierle per noi.
Traduzione libera: Sorgete di nuovo, invisibili spiriti millenari. Voci e sussurri tra gli alberi: Halloween è arrivato
–Dexter Kozen
Demoni e streghe, pipistrelli e gatti neri, dolcetti, scherzetti e zucche: non c’è dubbio, Halloween si avvicina. La festa di Hallows-Eve trae origine dall’antico Capodanno celtico, Samhain – SOW-i, (risalente con probabilità al periodo tra il 3350 e il 2800 a.C.), ed è la festa dedicata ai morti per definizione. I Celti erano convinti che, la notte del 31 ottobre, gli spiriti dei defunti facessero ritorno sulla Terra. Da allora, in quella ricorrenza la gente si è radunata per accendere falò e partecipare a rituali e banchetti, nella speranza di placare gli spiriti maligni e garantire protezione alle proprie famiglie durante l’inverno.
Regno Unito, Halloween, Kalan Gwav in Cornovaglia, Calan Gaeaf in Galles e Old Sauin o Hop-tu-Naa sull’Isola di Man
Nel nono secolo d.C. la diffusione del Cristianesimo portò alla modifica delle molte festività e tradizioni pagane presenti in Europa: Samhain, l’antico capodanno celtico, venne unito alla celebrazione dei Santi, All Saint’s Day (Ognissanti), e si trasformò in Hallows’ Day, Hallowmas, Feast of all Saints o Solemnity of All Saints. La vigilia di questa festività prese dunque il nome di All Hallows’ Eve, contratto in Halloween, giorno in cui i cristiani, originariamente, dovevano riflettere sull’esistenza dell’Inferno e piangere le anime perdute.
Ogni anno, fantasmi e streghe vengono a bussare alla porta chiedendo caramelle. Ma sapevate invece che la tradizione dei travestimenti spaventosi è iniziata con i Celti, che li indossavano per ingannare gli spiriti maligni in circolazione?
In Scozia, la pratica del “dolcetto o scherzetto” veniva chiamata souling, mumming o guising, ossia anima, mimo o maschera. Nel giorno di All Soul’s Eve (vigilia del giorno dei morti), i più poveri elemosinavano ai ricchi un dolce, anche noto come soul cake (torta dell’anima). Le famiglie stavano in piedi fino a tardi per condividere la torta e per pregare che le candele accese placassero le anime dei morti di ritorno dall’oltretomba.
Fino agli anni ’50, i bambini intagliavano le punkies, grandi barbabietole (o rape in Scozia). Andavano in giro di casa in casa con le proprie creazioni, cantando la Punkie Night Song e offrendo preghiere in cambio di dolciumi o soldi.
CURIOSITÀ: Derry, in Irlanda del Nord, ospita la celebrazione di Halloween più grande del Regno Unito, completa di carnevali, falò, spettacoli pirotecnici e una sostanziosa cena a base di colcannon (cavolo e purè di patate) e barmbrack (torta alla frutta).
Messico, Los Dias de los Muertos (I giorni dei morti)
La festa dei morti messicana è una delle celebrazioni più conosciute al mondo. Prende origine da una festa azteca, lunga due mesi, in cui venivano offerti cibo, alcohol, fiori e ceramiche alla dea Mictecacihuatl, o Signora dei morti, per festeggiare il raccolto e onorare la morte. Oggi, Los Dias de los Muertos (i giorni dei morti) sono un misto delle antiche tradizioni azteche e di quelle cattoliche portate dai conquistadores spagnoli.
Dal 31 ottobre fino al 2 novembre, le case si animano di colori e altari decorati con fotografie, fiori, bevande e cibo. La durata limitata dei fiori simboleggia la brevità della vita, mentre bandierine e fazzoletti colorati ne ricordano l’energia e la gioia. Oltre agli altari, le famiglie preparano un lavabo e del sapone in modo che i morti possano lavarsi dopo il loro lungo viaggio, e accendono incensi per ricondurli a casa. L’ultimo giorno della festa i membri della famiglia organizzano un picnic vicino alle tombe, accompagnato da tequila e band di mariachi.
CURIOSITÀ: le parate in Messico sono tra le feste più vivaci del pianeta. Una delle usanze prevede che una persona viva venga trasportata in giro per la città all’interno di una cassa da morto mentre i commercianti gettano fiori e frutta dentro la bara.
Cina, 盂蘭節, Yulan o Zhongyuan (La festa dei fantasmi affamati)
Le culture taoista e buddhista celebrano invece la festa dei fantasmi affamati, 盂蘭節. La quindicesima notte del settimo mese (il mese del fantasma), è credenza comune che le porte dell’Inferno si aprano e che gli spiriti dei defunti vaghino sulla Terra per ventiquattr’ore, alla ricerca di cibo e conforto. Questi spiriti sono chiamati pretas, anime malevole che sono morte in incidenti, non sono state sepolte o non hanno ricevuto un rituale di commiato dopo la morte. Hanno un collo lungo e molto sottile, perché le loro famiglie non hanno lasciato cibo presso la loro tomba. Oltre alle pretas, fanno ritorno anche le anime gentili. Per ingraziarsi gli spiriti benevoli, le famiglie bruciano le “banconote dei fantasmi” e dell’incenso, preparano un pasto elaborato e, a tavola, tengono un posto libero per gli spiriti.
CURIOSITÀ: quattordici giorni dopo la festività, le famiglie accendono lanterne a forma di loto sui fiumi o sul mare per guidare le anime perse verso la vita ultraterrena. Quando le lanterne si spengono, i morti sono passati nell’aldilà.
Giappone, 于蘭盆會 Obon (Festival delle lanterne)
Il festival di Obon, Matsuri o Urabon (Festival delle lanterne conosciuto anche come 于蘭盆會, l’espressione sanscrita per “appeso a testa in giù”) è la festività giapponese per alleviare la sofferenza dei morti. Obon inizia il quindicesimo giorno del settimo mese, quando gli antenati ritornano nel mondo dei vivi. Le famiglie preparano un banchetto e, quando cala il sole, accendono lanterne di carta all’aperto per guidare gli spiriti a casa. L’ultimo giorno della festività, le lanterne vengono liberate sul mare e vengono accesi giganteschi falò. I falò e le lanterne riportano gli spiriti nell’aldilà fino all’anno successivo.
CURIOSITÀ: nell’antica storia di Maha Maudgalyayana, un discepolo di Buddha anche noto come Moggallāna, Mulian o, in giapponese, Mokuren, visita la madre defunta nell’oltretomba. Volendola liberare dal limbo tra la vita e la morte, il discepolo danza la Bon Odori e riesce ad aiutare la madre a passare a miglior vita. Oggi le famiglie giapponesi danzano la Bon Odori per assicurarsi che i loro parenti lascino la vita terrena nel migliore dei modi.
Nepal, गाई जात्रा Gai Jatra (La festa delle mucche)
La festa delle mucche celebra Yamaraj, il dio che ha potere sulla vita e la morte. Le celebrazioni hanno luogo il primo giorno delle due settimane buie, Gunla, seguendo il calendario lunare (ossia un giorno tra agosto e settembre). Ogni famiglia che ha perso un parente nell’ultimo anno sfila per le strade portando con sé una mucca. Si pensa infatti che la mucca, oggetto di grande devozione nell’induismo, aiuti i morti a salire in paradiso. L’origine della tradizionale parata di Gai Jatra risale all’epoca di Prapat Mall, Re del Nepal tra il 1624 e il 1674. Affranto dalla morte del figlio e desideroso di vedere la moglie sorridere di nuovo, il sovrano chiese alla gente di mascherarsi in maniera elaborata e di fare battute divertenti. Vedendoli, la regina tornò a sorridere. Anche oggi i costumi e i colori rimangono il fulcro di Gai Jatra.
CURIOSITÀ: se non si riesce a trovare una mucca, un ragazzino travestito come l’animale viene ritenuto un sostituto adeguato.
India, पितृ पक्ष Pitru Paksha (Due settimane degli antenati)
Pitru Paksha è una festa indù che dura sedici giorni e onora i morti con grandi quantità di cibo. La ricorrenza cade il secondo paksha del mese lunare, Bhadrapada (ossia la prima luna di settembre), e dura fino alla prima luna piena successiva, Sarvapitri amavasya o Pitru Amavasya. Il rituale più importante è quello che celebra la morte, Shraddha o Tarpan. Un indù crede infatti che per tre generazioni i morti risiedano nel Pitru-loka, un regno a metà tra il paradiso e la terra, con Yama, il dio dei morti. Un figlio maschio deve recitare Shraddha per aiutare gli antenati a salire in cielo. Li invita a rimanere dentro un anello di erba kush, che indossa al dito. Se i defunti sono soddisfatti della performance del figlio, gli garantiranno salute, ricchezza, conoscenza, longevità e moksha (la salvezza).
CURIOSITÀ: la festa non è completa senza il Kheer (latte con riso dolce), un lapsi (un porridge dolce fatto con frumento), riso, dal, guar (fagioli primaverili) e una zucca gialla.