La sordità viene spesso definita come una disabilità invisibile, difficile da mettere a fuoco in tutti i suoi aspetti. Questa infatti non “si vede” ma è riconoscibile solo nel momento in cui bisogna comunicare. Così le persone sorde non sempre ricevono da parte degli udenti tutte quelle attenzioni e quella disponibilità di cui avrebbero bisogno.
La “cultura dei non udenti” è fatta di modalità e comportamenti sociali e comunicativi che derivano dal costruire la propria identità individuale in modo positivo, senza necessariamente considerarsi, ed essere considerate, persone deficitarie ed inferiori.
La lingua dei segni ne è l’espressione più visibile, attraverso di essa le persone sorde e udenti possono comunicare, ideare poesie, narrare storie.
È una lingua a tutti gli effetti, come dimostrano ormai quasi cinquant’anni di ricerca scientifica nazionale ed internazionale, ma su cui pesano ancora, purtroppo, pregiudizi e paure che nascono dalla sua “diversità” rispetto alle lingue vocali cui la società “normale” è abituata.
Da anni sono molte le attività e le iniziative per sensibilizzare un incontro tra queste due culture tanto diverse quanto vicine. Sono le azioni comuni nella vita di tutti i giorni che creano naturalmente queste possibilità. Ed è proprio questo il principio su cui si basano i molti caffè e ristoranti che in tutto il mondo portano avanti questa reciproca interazione. Questi luoghi sono diventati dei punti di condivisione in cui anche gli udenti possono imparare a comunicare con la lingua dei segni.
Uno dei primi esempi di questo genere è il Café Signes di Parigi. In questo bar in avenue Jean Moulin, dal 2003, si incontrano davanti a una calda tazza di caffè persone udenti e non udenti. Lo stesso avviene ad Amsterdam al Language Coffee Bar. Potete arrivare già preparati per ordinare grazie al loro sito dove vi insegnano come chiedere in lingua dei segni qualsiasi bevanda. A Bologna, il Bar Senza Nome è un punto di riferimento per la cultura sorda, come lo sono Il Cafè de La Sonrisas di Granada e lo Jano Api di Berlino.
Non vi resta dunque che provare uno di questi caffè o ristoranti, attirare l’attenzione del cameriere e ordinare. Certo, ma come?
Ce lo spiega il Cafè Signes in cinque mosse:
1) Muovere le mani e fare un “whoo-whoo”in direzione del cameriere sordo.
2) Battergli la spalla.
3) Battere i piedi.
4) Chiedere al vicino di tavolo di attirare l’attenzione del cameriere .
5) Lanciare un piccolo oggetto (attenzione al povero cameriere).
6) Usare il segnale luminoso vicino al tavolo.
Siete pronti a ordinare il vostro caffè? Conoscete altri posti in cui è possibile mettere in pratica la lingua dei segni? Fateceli sapere!