Illustrazione di Marta Duarte Dias
Viaggiare è un interesse che accomuna moltissime persone in tutto il mondo; come per ogni grande passione, però, spiegarne le ragioni può risultare difficile. E voi, in quante di queste vi riconoscete?
Sempre noi, ma un po’ meglio
Non importa se siete persone precise che si organizzano con giorni e giorni di anticipo o se poche ore prima della partenza buttate in valigia vestiti e oggetti a caso nella speranza di non dimenticare i documenti. Per tutti i viaggiatori, solo una cosa è certa: quando è il momento di fare i bagagli vuol dire che è giunta l’ora di entrare nel mood viaggio.
Ma che cosa si intende? Ogni persona può spiegarlo a modo proprio, ma se si volesse provare a darne una descrizione generica, si potrebbe dire che è uno stato d’animo che unisce l’emozione (“che figo, vado in quel posto figo a fare quelle cose fighe”) a un pizzico di agitazione nota come “ansia da partenza” (“che figo, vado in quel posto figo a fare quelle cose fighe… ma in fondo anche qui a casa non si stava male e aspetta, la Tachipirina l’ho presa?”)
Ad ogni modo si tratta di un’atmosfera magica, che inizia a casa con i bagagli e prosegue anche durante il viaggio inteso in senso stretto come “spostamento” o una fase di stallo in cui – magari con un po’ di buona musica – possiamo far fronte a quelle piccole o grandi riflessioni che presi dalla vita di tutti i giorni tendiamo a rimandare.
Poi, una volta arrivati, valigia recuperata e passaporto ancora in mano, non importa se stiamo via anche solo per 10 giorni: è un attimo sentirsi cittadini del mondo, con tutte quelle energie e quella tenacia che l’espressione “cittadini del mondo” porta in sé.
Siamo tutti d’accordo sul fatto che non basta prendere un aereo per trasformarsi magicamente in persone fantastiche e prive di paure o difetti, ma certo è che, quando si cambia aria, mettersi in gioco risulta più semplice. È così che anche i più timidi chiedono informazioni ai passanti (pur avendo Google a portata di mano) e danno consigli a quei ragazzi arrivati da poco che ancora non conoscono i segreti della città, sfoderando una solidarietà che (triste ma vero) quando si è nella propria comfort zone si manifesta ben più raramente.
Inoltre, in viaggio non è insolito scoprirsi persone con la preziosa capacità di adattarsi; quindi, se a casa “dormo solo nel mio letto con i miei due cuscini e il mio plaid”, in trasferta si può dormire anche su divani, letti duri e letti bassi e persino mangiare la pasta con il ketchup e camminare tutto il giorno, perché c’è un posto nuovo da scoprire e a piedi è il modo più opportuno per farlo.
Questi siamo noi in viaggio: sempre noi, ma un po’ meglio.
“Tanto qui nessuno mi conosce”
Alzi la mano chi di voi ha pronunciato questa frase almeno una volta. Si tratta di un vero e proprio cliché dei viaggiatori e rappresenta un’ottima filosofia di vita da adottare quando non si è a casa e le giornate si possono finalmente affrontare con un po’ più di spontaneità. Non si tratta però di un inno all’anarchia o alla solitudine; anche se con qualche freno inibitorio in meno, siamo sempre e comunque a contatto con altre persone. Quando queste persone sono facce nuove, va da sé: se lo vorremo, ben presto avremo nuovi amici. Niente male, vero?
Routine, questa sconosciuta
Si sa, non tutti i viaggi sono vacanze; molto spesso ci si sposta, ad esempio, per studiare o lavorare, ma sia che si tratti di una scelta obbligata o voluta, quando abbandoniamo con nostalgia le nostre abitudini, stiamo anche abbandonando, con molta meno nostalgia, la nostra routine.
Ovviamente, ogni situazione meriterebbe un discorso a sé, ma in linea di massima succede che si saluta con un po’ di malinconia la propria quotidianità per poi arrivare a destinazione ricordandola con affetto, ma associandola al tempo stesso a una catena di consuetudini che era necessario spezzare.
Tutto risulta più facile se si è in vacanza, ma il bello viene quando il viaggio non è di piacere: il semplice fatto di essersi spostati sembra improvvisamente meritare ogni sacrificio. Ad esempio, studiando o lavorando fuori sede, non importa se la casa in cui viviamo non è la nostra o se gli orari e gli impegni sono diversi e magari anche più stancanti; spesso il solo fatto che non siano i soliti ci fa pensare che ne valga la pena.
Paese che vai, lingua che trovi
Se siete appassionati di linguistica anche solo un pochino, saprete benissimo che basta semplicemente cambiare città o regione per vederne delle belle ogni volta che c’è bisogno o voglia di comunicare con i locali.
Se, ad esempio, siete in vacanza nella vostra regione d’origine, sarà bellissimo riscoprire quel dialetto che non parlavate più da tanto o magari sarà interessante imparare nuovi regionalismi che a voi sembrano buffi, ma che lì sono all’ordine del giorno.
Quando poi si tratta di andare all’estero, tutto diventa ancora più divertente; se la vostra destinazione è un Paese di cui conoscete la lingua, il viaggio sarà per voi un’occasione per testare e migliorare le vostre competenze linguistiche prima ancora che per lavorare, divertirvi o dedicarvi a qualsiasi altra attività.
Un’altra opzione è infine quella del viaggio in un Paese estero di cui non conoscete la lingua; in tal caso sarà divertente cercare di imparare parole ed espressioni della quotidianità per sentirvi in un attimo tanto ridicoli quanto fieri di averci provato. In alternativa, potete sfoderare qualsiasi altra lingua voi conosciate. Un consiglio: la vostra consideratela l’ultima spiaggia, al ritorno potrete parlarla quanto volete!