Che cos’è la comunicazione non verbale?

La comunicazione verbale non è tutto. Ci sono anche la comunicazione non verbale, i gesti, le espressioni facciali… Ma come funziona davvero?
due mani gesticolanti davanti a un laptop

Conoscete la comunicazione non verbale? Come si può intuire, è un tipo di comunicazione che non ha bisogno di parole e che consiste nell’esprimersi tramite gesti, postura, movimenti, contatto visivo ed espressioni facciali.

Con la comunicazione non verbale possiamo trasmettere messaggi sottili, spesso in maniera inconscia. Si tratta di messaggi che influenzano la comprensione globale del messaggio che vogliamo trasmettere. Esaminiamo più da vicino la comunicazione non verbale e scopriamo che ruolo ha nelle relazioni professionali e personali.

Quali sono i vari tipi di comunicazione non verbale?

Per cominciare: che cos’è la comunicazione non verbale?

Possiamo fornire una risposta semplice a questa domanda, senza dover per forza ricorrere alla filosofia del linguaggio. La forma più diffusa di comunicazione non verbale è il linguaggio del corpo. In questo caso, a parlare per voi ci saranno il modo in cui posizionate braccia e gambe e la distanza che vi separa dal vostro interlocutore.

Un sorriso ironico, degli occhi alzati al cielo, una fronte corrucciata, un pugno chiuso su cui poggia una guancia… I segnali della comunicazione non verbale sono dappertutto e possono trasmettere le emozioni più varie: dalla gioia alla tristezza, passando per la rabbia, la paura, l’impazienza, l’esasperazione, lo scherno, l’interesse e la noia. Si può dire tutto, o quasi, senza ricorrere all’uso delle parole.

Qual è il suo ruolo?

La comunicazione non verbale ha un ruolo fondamentale nelle relazioni personali e nelle relazioni professionali. Dona maggior forza al dialogo, comunicando qualcosa sulle nostre intenzioni e dando indicazioni riguardo alle nostre emozioni. Da un lato, nelle relazioni personali, favorisce sicurezza in noi stessi, rispetto e connessione.

Infatti, un semplice sguardo d’intesa può dire più di mille parole. Lo stesso si può dire per uno sguardo distolto, un volto severo o un sorriso non ricambiato. D’altro canto, in un contesto professionale, i gesti e gli atteggiamenti possono cambiare la percezione che si ha di un collega e quindi anche la nostra relazione con lui; inoltre possono persino arrivare a influire sulle opportunità di carriera e di promozione!

Quanto pesa la comunicazione non verbale in un colloquio di lavoro?

L’uso della comunicazione non verbale è anche una questione di apprendimento. E di adattamento rispetto al contesto. Quindi, i gesti cambiano in base al pubblico di riferimento. Durante una riunione o un colloquio di lavoro, un gesto della mano può sottolineare un punto importante.

In maniera analoga, mentre tenete una presentazione, potete modificare l’intonazione, il volume della voce e la velocità a cui parlate. In generale, i dipendenti capaci di gesti di apertura e di espressioni facciali positive, vengono spesso considerati più simpatici e competenti.

Anche il modo in cui ci si veste va tenuto in considerazione: può infatti dare informazioni sulla nostra personalità, il nostro status sociale e sulla nostra appartenenza a un determinato gruppo. Volete migliorare le vostre competenze in questo ambito? Ecco qualche trucco:

  1. Osservate coloro che vi circondano per comprendere i loro codici di comportamento.
  2. Siate consapevoli del vostro linguaggio corporeo e di come gli altri lo percepiscono.
  3. Fate in modo che la vostra comunicazione non verbale sia coerente rispetto a quella verbale.
  4. Chiedete ad amici e colleghi di darvi feedback e consigli per modificare e migliorare la vostra comunicazione non verbale.

Cultura, lingua e linguaggio del corpo: fate attenzione!

L’aspetto culturale non può essere ignorato. Sia la comunicazione verbale che quella non verbale cambiano a seconda del Paese in cui ci troviamo. Per rendersene conto, basta riflettere su come i gesti che usiamo in Italia vengono percepiti all’estero o su come il significato delle emoji può variare a seconda della cultura di riferimento.

In fondo, la comunicazione non verbale è quasi una lingua a sé stante e, alle volte, necessita di una traduzione. Per esempio, i/le russi/e sorridono meno rispetto agli/alle italiani/e. Le culture latine interpretano il sorriso come una forma di cortesia, di rispetto e di benevolenza. Si sorride inoltre anche per mostrare affetto e approvazione.

In Europa dell’Est, invece, i popoli slavi sorridono con parsimonia durante le loro interazioni sociali. Sorridere troppo può essere un segno di debolezza e persino di ingenuità. Invece, in Cina, si sorride senza esitazione per dissimulare emozioni negative e per evitare conflitti. Quindi, se un/una cinese sorride in una situazione tesa o sgradevole, non si tratta di una mancanza di rispetto. È una questione culturale.

La lista delle differenze culturali in questo tipo di comunicazione è ancora lunga. In Francia ci si saluta baciandosi, mentre in Giappone si fa un inchino. Negli Stati Uniti è preferibile guardare il proprio interlocutore negli occhi quando si parla, ma in Arabia Saudita questo comportamento sarebbe ritenuto scortese.

Per evitare di creare malintesi quando si interagisce con individui provenienti da Paesi diversi, è importante comprendere bene tutte queste differenze culturali. Non vorrete di certo apparire maldestri o, peggio, offendere qualcuno.

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