I gesti italiani sono famosi in tutto il mondo, inutile negarlo: tutti riconoscono questo particolare aspetto della nostra cultura che, sfortunatamente, spesso viene catalogato come uno stereotipo facendoci fare la figura delle “macchiette”.
E se qualcuno, un giorno, decidesse di affrontare ed analizzare bene l’argomento e di andare in giro per il pianeta a spiegare a tutti che invece si tratta di un codice linguistico complesso e articolato?
È proprio quello che ho fatto io. Dopo aver realizzato un documentario intitolato “La voce del corpo”, che analizza e presenta da un punto di vista didattico la gestualità italiana (in modo particolare quella siciliana), ho iniziato un percorso che mi ha portato letteralmente ad “insegnare” questa peculiarità culturale in molte Università di diversi Paesi del mondo e a collaborare con teatri prestigiosi, come il National Theatre di Londra.
Questo viaggio attraverso i continenti mi ha permesso di comprendere come veniamo visti dalle altre culture e mi ha anche spinto verso un’analisi profonda nei confronti della nostra inclinazione comunicativa.
Ovviamente si tratta di un vero e proprio scambio culturale: se da un lato, infatti, io fornisco agli altri gli elementi utili per comprendere il mio Paese, dall’altro imparo giorno dopo giorno come viene utilizzato il corpo dalle persone appartenenti alle altre culture e ne comprendo sempre di più usanze e tradizioni.
Il bello della gestualità italiana è dato anche dalla composizione di significati ottenuti grazie all’utilizzo creativo delle mani. Battendo ripetutamente il lato sinistro della mano destra sul palmo della mano sinistra, ad esempio, si compone un gesto che significa “vattene! Sparisci!” e questo gesto può essere utilizzato anche per sottintendere un “tagliamo la corda!”
Pollice ed indice formano un anello, altre tre dita restano aperte a ventaglio mentre la mano compie un movimento plastico e morbido, quasi una danza, davanti al petto. Il viso, nel frattempo, esprime una grande soddisfazione: “perfetto!”
Alcuni gesti traducono concetti precisi che possono sostituire efficacemente la lingua parlata.
Pensiamo al “non c’è niente” dove indice e pollice vengono ripetutamente mossi a destra e a sinistra accompagnati da una espressione dispiaciuta e rammaricata.
Con i gesti possiamo anche fare ironia e satira in modo quasi teatrale: pensiamo a “tutte chiacchiere!”, dove la mano assume quasi la forma di una marionetta parlante che si usa quando qualcuno parla troppo e racconta o dice cose che poi non corrispondono alla verità.
La gestualità non esprime soltanto concetti, può descrivere anche stati d’animo.
Ad esempio, per chiedere a qualcuno se in quel momento è spaventato, basta rivolgere il palmo della mano verso l’alto e aprire e chiudere ripetutamente le cinque dita come a formare una specie di carciofo: “paura?”
È interessante scoprire come alcuni gesti siano rappresentativi anche di certe caratteristiche della società di un determinato Paese.
Non so perché ma mi viene in mente il “rubare” che, come gesto, dimostra una grande creatività. Le quattro dita (a parte il pollice) vengono mosse armoniosamente nell’aria come se stessero suonando un pianoforte virtuale mentre il viso ammicca ad una situazione poco legale.
Come potete immaginare, in questo mio percorso in giro per il mondo non sono mancati gli aneddoti divertenti.
Ve ne racconto giusto uno, tanto per darvi un assaggio. (ndr: il gesto seguente era troppo volgare per il video ma non sono riuscito a resistere e ve ne voglio comunque parlare qui)
Durante uno dei miei workshop, uno studente mi chiese:
“Ma se volessi andare a Napoli ed ordinare una pizza senza parlare, potrei fare questo gesto?”
E con le mani mi fece quello che in Italia viene tradotto con “ Ti faccio un !@#$% così”!
Spiegai al ragazzo che sarebbe stato un gravissimo errore comunicativo e che avrebbe anche rischiato una reazione violenta.
Ricordo perfettamente la sua espressione… era visibilmente turbato!
Questo, infatti, è un gesto volgare di minaccia e di attacco, che si fa in situazioni particolari per comunicare “posso farti molto male” e che non ha di certo un’accezione positiva.
È anche vero che può essere utilizzato in contesti diversi e con significati differenti: “mi sono fatto un !@#$ così”, ad esempio, per indicare quanta fatica si è fatta per raggiungere un obiettivo… in questo caso, però, cambia anche l’espressione del viso.
In entrambi i casi, comunque, nessun italiano penserebbe alla pizza!
Ovviamente questo è solamente un piccolo assaggio dello straordinario mondo della comunicazione non verbale italiana. Consiglio quindi a tutti voi, italiani compresi, di approfondire questa materia in modo tale da conoscere l’italianità in tutte le sue sfaccettature.
È davvero significativo vedere la reazione stupita e incredula delle persone appartenenti ad altre culture di fronte alla spiegazione della nostra gestualità. D’altronde stiamo parlando di un linguaggio straordinario che affonda le sue radici addirittura nei primordi dell’umanità.
… dimenticavo: io sono siciliano quindi preparatevi perché fra poco potreste trovarmi di fronte a voi pronto a baciarvi ed abbracciarvi in perfetto stile meridionale! 😉