Lavorare in Italia, diciamocelo, non è cosa semplice di questi tempi. Le recenti statistiche mostrano numeri inquietanti che gettano nello sconforto – o nel panico – chi è alla ricerca di un impiego soddisfacente e duraturo. L’alternativa, in numerose situazioni, è quella di “fare armi e bagagli” e cercare un’opportunità all’estero.
Vi abbiamo già avvertito sulle cose da sapere per lavorare a Londra e Berlino: se avete letto i nostri articoli e siete convinti che potrete facilmente abbattere le barriere culturali, allora è giunto il momento di provarci sul serio.
Come si comincia la ricerca di un’occupazione? Bravi, con la stesura del Curriculum vitae. Se anche voi, come noi, siete convinti che non ci si deve basare sulle apparenze ma che, allo stesso tempo, le prime impressioni sono importanti, allora seguite i nostri consigli: il CV è l’immagine che un’azienda ha di voi nel momento in cui bussate alla loro porta – virtuale – rispondendo a un annuncio oppure inoltrando una candidatura spontanea.
Vi presentereste a un colloquio vestiti in modo sciatto? Non pensiamo proprio. E allora perché tralasciare l’aspetto del proprio curriculum?
Ecco gli errori da evitare nella stesura del proprio CV.
Gli errori grammaticali e i refusi
L’abbiamo appena detto: il curriculum è il vostro biglietto da visita e la prima immagine che l’azienda in questione ha di voi. Non pensate che una forma sciatta e scorretta dia una brutta impressione del vostro modo di lavorare? Se siete stati disattenti (o pigri) in una cosa decisiva come questa, che cosa succederà quando verrete assunti e vi sarete ambientati?
Non ci siamo: l’assenza di ortografia è una discriminante decisiva e farà immediatamente scartare la vostra candidatura, anche se magari siete qualificati per il lavoro.
Il nostro consiglio, quindi, è quello di leggere e rileggere il curriculum, chiedendo magari a un amico di controllare un’ultima volta. Non si è mai troppo sicuri. Prestate maggiore attenzione, ovviamente, se il curriculum è stato scritto in una lingua straniera.
Il terribile formato europeo
Per qualche ragione non meglio identificata, il curriculum in formato europeo è diventato estremamente popolare in Italia. Quello che possiamo dirvi con certezza è che, il più delle volte, le aziende estere che ricevono la vostra candidatura impostata in questo modo, sorridono o – ancora peggio – depennano il vostro nome dalla lista dei candidati.
Come mai? Semplice.
1) il CV europeo è standard e banale e non dice nulla di voi. Non state forse cercando di attirare l’attenzione? E allora perché inviare un curriculum noioso che assomiglia a quello di tutti gli altri?
2) il CV europeo è luuuuungo: anche se non avete molte esperienze lavorative, il risultato finale è un curriculum di almeno tre pagine, con spazi bianchi infiniti tra una sezione e l’altra e davvero poca incisività. Certamente non invoglia a essere letto fino in fondo.
3) il CV europeo è cervellotico: non vi permette di scrivere quale sia il vostro livello nelle lingue straniere utilizzando dei semplici e immediati aggettivi (fluent, elementary), ma vi obbliga a utilizzare delle sigle (A1, C2, B3…) che spesso devono essere “googlate” per essere comprese. Inoltre, non vi sembra stupido che un’informazione così importante sia relegata nella parte finale del curriculum?
Le esagerazioni nelle lingue
Ricordate: sincerità e sintesi sono virtù che vengono sempre apprezzate. Se siete stati in vacanza in Spagna per due settimane nel 1997 e vi pareva tutto sommato di capire il significato dei cartelli stradali, questo non vi giustificherà a scrivere che avete una conoscenza professionale completa della lingua. Se millantate il bilinguismo con l’inglese perché avete fatto un viaggio studio di due mesi quando eravate alle medie, sappiate che le persone che stanno valutando la vostra candidatura si aspetteranno un livello davvero alto e, ancora peggio, vi sbugiarderanno in sede di colloquio.
La conoscenza delle lingue straniere è essenziale per trovare lavoro all’estero, ma mentire non vi porterà a nulla: piuttosto, ritagliatevi qualche settimana per iniziare un corso con Babbel e rinfrescare le vostre abilità.
Il troppo stroppia
Abbiamo detto prima che il curriculum deve essere essenziale (in teoria non dovrebbe essere più lungo di una facciata) e colpire nel segno alla prima occhiata. Allora perché avete aggiunto la vostra esperienza di baby sitter quando vi siete candidati per una posizione nel marketing di una startup? Non serve scrivere che per mantenervi agli studi universitari avete lavorato in un chiosco in spiaggia, se vi state proponendo per una posizione da copywriter. Lodevole, certo. Ma, sfortunatamente, irrilevante. Puntate sulle esperienze di rilievo e cercate di essere concisi. Non c’è niente di più soddisfacente di un curriculum che spiega tutto in poco spazio.
Realtà VS fantasia
Competenze tecnologiche: pacchetto Office e internet.
A meno che non abbiamo viaggiato nel tempo, l’ultima volta che abbiamo controllato eravamo nel 2017. Di questi tempi, c’è davvero qualcuno – a parte forse vostra nonna – che non sa navigare su internet?
Andiamo avanti.
Interessi: letteratura, musica, arte.
È possibile essere più vaghi? Che tipo di letteratura, che tipo di musica, che tipo di arte? C’è forse qualcuno al mondo a cui non piace la musica?
Questi esempi per spiegarvi che non è indispensabile riempire tutti gli spazi se non avete nulla da scrivere. L’obiettivo è quello di essere notati: scrivere qualcosa che non aggiunge nulla di interessante è solo spreco di inchiostro.