Qual è la tecnica cognitiva che fa per voi?

Per imparare e, soprattutto, per non dimenticare, bisogna scegliere la tecnica cognitiva giusta per noi: continuate a leggere per saperne di più.

Doverosa premessa editoriale: malgrado questo articolo sfiori argomenti di carattere medico, non è assolutamente nostra intenzione intavolare in questa sede un dibattito scientifico.

Tra tutti gli organi del corpo umano, il cervello è certamente il più complicato da studiare: a differenza degli altri, infatti, il suo funzionamento non si riduce solamente a una serie di movimenti “meccanici” e variazioni cellulari, ma comprende anche stimoli elettrici e infinite combinazioni di sinapsi che si collegano tra di loro in modo imprevedibile e talvolta inspiegabile.
È questo il motivo per cui, probabilmente, quando una persona subisce un danno cerebrale di qualsiasi tipo, non se ne conoscono mai con precisione le conseguenze: il paziente potrebbe perdere l’uso della parola, avere difficoltà a riconoscere le persone, potrebbe ritrovarsi cieco o aver dimenticato alcuni particolari della sua vita oppure, se è fortunato, potrebbe anche non subire alcun danno.
È quasi impossibile sapere in anticipo che cosa succederà. Quello che conosciamo con precisione del funzionamento del nostro cervello, come anticipato, è più teorico che empirico poiché pare che gli effetti siano sempre diversi da persona a persona.

Come racconta Andrea nell’intervista che abbiamo girato con lui a Marina di Ragusa, quel che è successo a lui ha influenzato pesantemente la sua capacità di immagazzinare nuovi ricordi.
**Che cosa è successo al cervello di Andrea, quindi? **
Il danno è andato a concentrarsi nel lobo temporale sinistro (proprio quello nel quale si ritiene vengano conservati i ricordi) ed ha colpito in modo particolare la memoria immediata e quella a breve termine. In altre parole, mentre i suoi ricordi “antichi” non sono stati intaccati, ad essere danneggiata è stata la possibilità di acquisirne e impararne di nuovi.

Stili di apprendimento e modalità sensoriali

Malgrado le sue difficoltà, Andrea è comunque riuscito ad imparare tre nuove lingue. Oltre, naturalmente, alla sua tenacia e al suo innato ottimismo, quale sarà il suo segreto?
Prima di indagare sul metodo utilizzato dal nostro amico, è bene fare una piccola digressione e soffermarci per qualche minuto sui cosiddetti stili di apprendimento (individuati dal Professor Luciano Mariani, luminare italiano nel campo della metacognizione), ovvero sul modo che il nostro cervello ha di comunicarci quali sono le migliori condizioni per imparare nuovi concetti e di ricordarli a lungo.
Se siete studenti – oppure ricordate con chiarezza i tempi dell’università – certamente vi siete trovati molto spesso a pronunciare frasi di questo tipo:

“Per studiare, ho bisogno di silenzio.”
“La mia giornata di studio ideale comincia di mattina presto.”
“Se non studio di notte, non riesco a combinare niente.”
“Ho una memoria fotografica, quindi ho bisogno di sottolineare il libro con colori diversi.”

Bene, non avete fatto altro che confermare le teorie del Professor Mariani: il nostro cervello ha delle preferenze e non esiterà a comunicarvele.

L’area metacognitiva che ci interessa particolarmente in quanto pertinente alla storia di Andrea è quella delle cosiddette modalità sensoriali, cioè – per usare direttamente le parole del Professor Mariani – tutti i “modi preferenziali per utilizzare i sensi per gestire le informazioni in arrivo”.
Le modalità sensoriali che conosciamo sono essenzialmente tre:

visiva: quando una persona ricorda meglio se compie associazioni tra concetti e immagini;
uditiva: quando una persona ricorda meglio se compie associazioni tra concetti e suoni;
cinetica: quando una persona ricorda meglio se compie associazioni tra concetti e movimenti localizzati nello spazio.

Nel caso specifico delle lingue (e nell’esperienza di Andrea) come si traducono queste diverse modalità sensoriali? Una persona appartenente alla prima categoria, avrà bisogno di “vedere” i nuovi vocaboli (ad esempio, utilizzando immagini e fotografie), un individuo “uditivo” riuscirà nel proprio intento di memorizzare quando ascolterà i suoni che vuole imparare e, infine, il “cinetico” muoverà i nuovi concetti nello spazio, ad esempio individuando l’ordine delle parole in una frase scomposta oppure connettendovi una specifica azione.
Andrea appartiene alla prima categoria ed è riuscito ad approfittare della sua inclinazione imparando ben tre lingue. Nel momento in cui anche voi riuscirete ad individuare la vostra modalità preferita, sarà molto più semplice stabilire una tecnica mnemonica personalizzata e ricordare le cose più a lungo e senza fatica.

La tecnica mnemonica perfetta per voi

Fermatevi per un secondo a pensare alle cose che ricordate meglio e che pensate di non poter dimenticare… ad esempio un numero di telefono che non utilizzate da molti anni ma che non riuscite ugualmente a scordare.
Mentre lo recitate a memoria, che cosa succede? Lo visualizzate scritto magari con caratteri colorati, “vedete” la vostra mano che digita il numero e ne ricordate il movimento sulla tastiera oppure pronunciate i numeri a coppie come se fosse una filastrocca?Una volta che avrete individuato la vostra inclinazione, sarà semplice applicarla allo studio delle lingue.
Il segreto, per tutte e tre le categorie, è lavorare con associazioni visive, uditive o cinetiche.
Riempite la casa di foglietti adesivi colorati, posizionateli sugli oggetti che vi interessano e scriveteci il nome corrispondente nella lingua che state studiando.
Il nome di vostro fratello è Bruno? Perfetto, sarà più semplice ricordare che “brother” in inglese significa proprio “fratello”, poiché le due parole iniziano con le stesse lettere. My BRother BRuno suona anche bene e non ve lo dimenticherete più.
Associate l’azione corrispondente al verbo che avete intenzione di imparare oppure, ancora meglio, mettetela in atto (se è possibile).
Le tecniche mnemoniche possono anche essere combinate: perché non appendere una foto di vostro fratello in camera e ogni mattina dire a voce alta “My BRother BRuno” mentre gli spedite un messaggio per chiedergli come sta? Forse vostro fratello lo troverà un po’ strano, però… vale la pena tentare!

È facile: basta capire qual è la vostra direzione e, da lì, la strada sarà tutta in discesa!

Video girato da Lorenzo Mannino

Sei pronto a metterti in gioco?
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