Guida all’alfabeto fonetico internazionale (con esempi)

Nello studio di una lingua, l’alfabeto fonetico internazionale può diventare il nostro migliore alleato e il nostro grande amore.
Schermo di cellulare che riporta la trascrizione in alfabeto fonetico internazionale della parola design

Chi ha studiato linguistica all’università lo sa benissimo: il primo impatto con l’alfabetico fonetico internazionale (o IPA) non è facile. Leggere quei simboli astrusi, capire i meccanismi che li regolano e imparare a distinguere una fricativa palatale sorda da una fricativa palatale sonora sembrano imprese insormontabili. Ma non è così: con qualche consiglio e un po’ di impegno, si può imparare l’alfabeto fonetico internazionale in fretta. Ecco la nostra guida!

Che cos’è l’alfabeto fonetico internazionale e a cosa serve

L’International Phonetic Alphabet fu ideato nel 1888 a Parigi da undici linguisti dell’International Phonetic Association, con l’obiettivo di semplificare l’apprendimento della pronuncia delle lingue straniere. Questo fu possibile creando un alfabeto ex novo comune, dato da un insieme di simboli – per lo più latini e greci – e segni diacritici che consentivano di rappresentare i suoni di tutte le lingue conosciute. Essendo la pronuncia di una lingua sempre in via di mutamento per pressioni interne – della lingua stessa – ma soprattutto derivanti dall’incontro con termini stranieri, l’IPA è sottoposto a continue revisioni e aggiornamenti.  Per questo non smetterà mai di sorprenderci.

Illustrazione sull'alfabeto fonetico internazionale

Illustrazione di Kati Szilagyi

3 caratteristiche dell’IPA da tenere a mente

1) Ha un carattere per ogni suono

Le lingue possono essere rappresentate con decine e decine di diversi sistemi di scrittura, dagli abjad consonantici ai kana giapponesi. Molto spesso, però, una singola lettera può essere pronunciata in modalità totalmente differenti. Prendiamo due parole per la “C”: cane, ciao. L’IPA, riconducendo ogni singolo suono ad un simbolo, diventa quindi essenziale per riuscire a capire quale pronuncia dare ad una parola. In IPA la “C” di cane verrà traslitterata in [k], quella di ciao [ʧ].

2) È un sistema di scrittura univoco

Tutte le lingue possono essere rappresentate tramite l’utilizzo dell’IPA. Un testo redatto in alfabeto fonetico può essere letto in modo perfetto da parlanti di altre lingue. Molto probabilmente non ne capiranno il senso, ma è già un primo passo.

3) Permette di migliorare la pronuncia delle lingue e la dizione

L’IPA è uno strumento fondamentale per affinare la pronuncia delle lingue, o impararla da zero se si è di fronte ad un nuovo termine. La trascrizione fonetica delle parole permette di individuare le differenze di suoni che il nostro orecchio non è in grado di cogliere. Guardate come è diversa la pronuncia delle “oo” di good [‘gʊd] e moon [‘mu:n]. Per non parlare di blood [‘blʌd]!

I simboli dell’alfabeto fonetico internazionale

L’alfabeto fonetico internazionale è formato da più di 160 caratteri, i quali riflettono la moltitudine di suoni di cui ogni lingua è dotata. Naturalmente, ogni lingua ne usa solo una parte.

Come abbiamo detto, i simboli dell’IPA sono presi dall’alfabeto latino (quello che utilizziamo in italiano) e dall’alfabeto greco. Alcuni di questi simboli, invece, sono una modifica dei caratteri latini mentre altri sono stati creati ex novo.

Ora vediamo quali sono i simboli dell’alfabeto fonetico internazionale che vengono utilizzati in italiano.

Consonanti

  • [b] becco; sebo
  • [d] dare; cadere
  • [dz] zeta; razzo
  • [] giungla; giungere; cagionare
  • [f] ferro; fiamma
  • [ɡ] gola; spago; ghiera
  • [k] casa; acuto; quello
  • [l] lieve; letto; ala
  • [ʎ] gli; caglio
  • [m] mettere; scemo; cambio
  • [n] nove; conto; pensare
  • [ɲ] gnomo; ogni
  • [p] parto; scempio; capa
  • [r] ritorno; scettro;
  • [s] setola; spatola; costo;
  • [ʃ] scelta; sciame; riuscire
  • [t] tavolo; fato; alternativa
  • [ts] pazzo; marzo
  • [] certo; ciao; macelleria
  • [v] vero; sovrano; covare
  • [w] muoio; cuoco; qua
  • [j] ieri; maiale; più;
  • [z] sviare; cosa; asma

Le consonanti dell’alfabeto fonetico internazionale vengono divise per categoria, a seconda della parte dell’apparato fonatorio che viene utilizzata per pronunciarle. Le parti dell’apparato fonatorio sono la glottide, la faringe, l’ugola, il palato molle (o velo palatino), il palato duro, gli alveoli, i denti e le labbra. In italiano, quindi, troviamo:

  • le consonanti occlusive bilabiali: [b] (sonora) e [p] (sorda);
  • la consonante nasale bilabiale: [m];
  • le consonanti fricative labio-dentali: [f] (sorda) e [v] (sonora);
  • la consonante nasale dentale: [n];
  • le consonanti occlusive dentali: [d] (sonora) e [t] (sorda);
  • le consonanti affricate alveolari: [ts] (sorda) e [dz] (sonora);
  • le consonanti fricative alveolari: [s] (sorda) e [z] (sonora);
  • la consonante vibrante alveolare; [r];
  • la consonante laterale alveolare: [l];
  • le consonanti affricate post-alveolari: [] (sorda) e [] (sonora)
  • la consonante fricativa post-alveolare: [ʃ]
  • la consonante nasale palatale: [ɲ]
  • la consonante laterale palatale: [ʎ]
  • la consonante approssimante palatale: [j]
  • le consonanti occlusive velari: [k] (sorda) e [g] (sonora)
  • la consonante approssimante velare sonora: [w]

Come avrete notato, quelle che consideriamo vocali possono essere considerate, dal punto di vista fonetico, delle consonanti. È il caso della “i” e della “u”, in determinate condizioni. Quando la “u” si trova all’interno di un dittongo (quindi in congiunzione con un’altra consonante), come per esempio in “fuoco”, la sua pronuncia è più lunga rispetto alla “u” di “cupo”. Lo stesso discorso vale per la “i”, che quando si trova in un dittongo come “ieri”, ha una pronuncia più lunga (e difatti il simbolo fonetico è una… i lunga). Queste consonanti, ad ogni modo, si trovano a metà tra le modalità di articolazione e di una vocale (ci arriviamo tra poco) e infatti vengono anche chiamate “semivocali”.

Un’altra importante differenza da tenere a mente è quella tra consonanti sorde e sonore. Quello che distingue la pronuncia tra “d” e “t”, infatti, è solo l’utilizzo delle corde vocali nel caso della “d”. Perciò, entrambe si chiamano occlusive dentali solo che la prima è sonora, mentre la seconda è sorda.

Le vocali

  • [a]: casa
  • [e]: levare
  • [ɛ]: certo
  • [i]: misto
  • [o]: correre
  • [ɔ]: cono
  • [u]: fumo

La differenza sostanziale tra una vocale e una consonante è che una vocale viene prodotta dalla voce senza frapporre alcun “ostacolo” al flusso d’aria, come succede invece con le consonanti (questi ostacoli, come abbiamo visto, possono essere vari: dai denti alla laringe).

Nel sistema vocalico della lingua italiana ci sono sette fonemi, dato che la “e” la “o” possono essere pronunciate in due modi diversi: una è la cosiddetta e/o aperta (rappresentata graficamente con un accento grave: è, ò), l’altra è la e/o chiusa (rappresentata graficamente con un accento acuto: é, ó).

Anche le vocali vengono categorizzate in base a come vengono pronunciate, in particolar modo si tiene conto dell’apertura della bocca, dello spazio tra lingua e palato e dell’apertura delle labbra. Ne deriva che, in italiano, abbiamo:

  • la vocale centrale aperta non arrotondata: [a]
  • la vocale anteriore semichiusa non arrotondata: [e]
  • la vocale centrale semiaperta non arrotondata [ɜ]
  • la vocale anteriore chiusa non arrotondata: [i]
  • la vocale posteriore semichiusa arrotondata: [o]
  • la vocale posteriore semiaperta arrotondata: [ɔ]
  • la vocale posteriore chiusa arrotondata: [u]

Ma come si fa la trascrizione fonetica?

Per fare la trascrizione fonetica di una parola, occorre tenere conto di qualche regola.

  • Va fatta tra parentesi quadre. Se vi capita di vedere una trascrizione tra barre (/), allora si tratta di una trascrizione fonematica.
  • L’accento di una parola si indica con un trattino verticale che precede la sillaba accentata. Per esempio, la trascrizione fonetica della parola silenzio è [si’lɛntsjo]. L’accento, essendo sulla [ɛ], va messo prima della sillaba “len”, perciò si trova subito dopo la [i].
  • Nel caso di consonanti geminate (quelle che di solito chiamiamo doppie), la trascrizione fonetica offre due opzioni: o si scrive la consonante due volte, come in [‘kassa], oppure si segnala la geminazione con i due punti, come in [‘kas:a]

E l’alfabeto fonetico NATO?

A volte, si parla di “alfabeto fonetico” quando si parla di quell’alfabeto utilizzato informalmente per descrivere la grafia di una parola: A di Ancona, B di Bologna, C di Como eccetera.

Non si tratta di un alfabeto fonetico, ma piuttosto di un “alfabeto “telefonetico”, oppure anche di un “alfabeto telefonico“. Al contrario dell’alfabeto fonetico internazionale, quello che viene anche conosciuto come alfabeto NATO non è mai stato standardizzato e viene utilizzato in ambito civile. L’alfabeto fonetico internazionale, invece, viene usato ufficialmente in ambito accademico, nei dizionari eccetera.

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