Illustrazione di Victoria Férnandez
England expects that every man will do his duty. Questo fu il messaggio che l’ammiraglio Horatio Nelson fece issare sulla sua Victory il 21 ottobre 1805, alle 11.30 del mattino. Delle innocue bandiere disposte in fila diedero l’avvio alla memorabile battaglia di Trafalgar. Alle 14 dello stesso giorno, lo stato maggiore della nave francese Bucentaure e l’ammiraglio Villeneuve si arresero alla supremazia marittima inglese.
Horatio Nelson utilizzò le bandiere nautiche per comunicare l’inizio dell’attacco al vice-ammiraglio Collingwood, a bordo del Royal Sovereign, e fu anche una delle sue ultime azioni in vita prima dell’uccisione sul campo di battaglia. Le bandiere, al tempo, erano il solo mezzo di comunicazione tra vascelli britannici. Nel corso di pochi decenni sarebbero diventate l’unico linguaggio del mare, capibile da tutti i marinai venuti da ogni angolo del mondo. Un linguaggio planetario comune, un esperanto – ben riuscito – delle acque.
La storia
Le bandiere nautiche, o bandiere marittime del Codice Internazionale Nautico hanno una storia che affonda le radici nella vicende di leggendari naviganti. Il primo codice nautico fu ideato da Richard Howe, che creò un sistema di comunicazione per le sole flotte britanniche basato su un codice numerico – un numero per ogni bandiera – capace di creare e decifrare messaggi dall’accostamento delle singole stoffe. Questo fu il sistema usato da Horatio Nelson, il Telegraphic Signals of Marine Vocabulary. Negli anni il codice Howe subì una serie di modifiche, fino ad essere classificato come Codice Internazionale Nautico nel 1857, questa volta disponibile a tutti naviganti Il codice attuale si basa sulla versione più aggiornata, del 1932, e deve obbligatoriamente essere conosciuto da tutti coloro che manovrano una barca, nonostante la presenza sempre più massiccia di gps e altri dispositivi d’avanguardia.
Le bandiere
Le bandiere in tutto sono 40, diversificate per forma e per colori (precisamente 5: bianco, rosso, giallo, nero e azzurro), disposti in modo da differenziare ciascun a bandiera e renderla facilmente leggibile, anche da distanze medio-lunghe. Queste vanno poi issate a gruppi di 4 al massimo, e lette dall’alto verso il basso.
Le bandiere poi sono divise in 4 gruppi fondamentali, ciascuno con compiti ben precisi.
ALFABETO INTERNAZIONALE: le 26 bandiere rettangolari sono quelle che formano l’alfabeto internazionale, con funzione identica a quello che usiamo abitualmente ma molto più colorato e dai nomi più singolari. Ad esempio, la bandiera che forma la “c” si chiama charlie, mentre la “J”, juliette.
PANNELLI NUMERICI: le bandiere a forma di triangolo con la punta spezzata compongono numeri dallo 0 a 9.
BANDIERE RIPETITRICI: anche queste a forma triangolare, si usano per ripetere una o più lettere, e rendere così i messaggio più breve.
INTELLIGENZA: la bandiera distintiva del codice internazionale, che può avere diverse funzioni quale indicare l’inizio del messaggio o un segno di interpunzione. È anche quella che dà avvio al conto alla rovescia delle regate veliche.
Come leggerle
Leggere in modo ottimale le bandiere nautiche richiede molto studio e una memoria di ferro. Anche perché una bandiera non ha solo il significato del singolo carattere a cui rimanda – anzi, raramente è decifrata come lettera o come parola. Ogni bandiera ha infatti un messaggio “altro”, più specifico, rapido e completo, caratteristiche che fanno la differenza nei casi di soccorso. Per esempio, la bandiera “w”, whisky, esprime la richiesta di avere assistenza medica, e la “o”, oscar, indica uomo in mare. In ultimo le bandiere possono essere lette come codici: la “u”, uniform, e la “p” papa, messe di fianco esprimono la richiesta urgente di entrare in porto a causa di un’emergenza a bordo.
Non preoccupatevi se non riuscite ad imparare tutto l’alfabeto nautico, fortunatamente non è un linguaggio da tutti i giorni… A meno che non abbiate in mente di avviare battaglie via mare.