Linguaggio aereo: tutti i segreti sulla lingua dei piloti

Per comunicare in modo preciso ed evitare disastri (letteralmente), nel corso degli anni è stato creato un gergo specifico per i piloti d’aereo.
Una donna che pilota un aereo vista di spalle | I segreti del linguaggio aereo

La comunicazione dei piloti è migliorata costantemente nel corso degli anni, fino ad arrivare alla creazione di un vero e proprio linguaggio aereo, composto in genere da parole abbreviate. Questo gergo è stato via via perfezionato per arrivare ad essere più specifico, preciso e conciso.

Infatti, il lavoro dei piloti è piuttosto difficile: anche se la maggior parte delle persone tende a scherzarci su, dicendo che alla fine per guidare un aereo basta schiacciare un paio di bottoni, in realtà tenere un aereo in cielo è un lavoro faticoso e molto impegnativo e richiede doti comunicative eccellenti.

I piloti devono essere in grado di comunicare velocemente e in modo effettivo affinché tutto proceda come stabilito: durante i viaggi, infatti, c’è un continuo dialogo con gli assistenti di volo, la torre di controllo e gli altri aerei in cielo.

Il linguaggio aereo, per dirla in altre parole, può davvero salvare vite. Per sdrammatizzare un po’ questa affermazione, è bene ricordare che il linguaggio dei piloti può anche essere divertente: si dice, infatti, che venga talvolta usato tra piloti e assistenti di volo per fare commenti sarcastici senza che i passeggeri capiscano.

➡️ Leggi anche: Tutti i lavori per i quali è indispensabile conoscere due o più lingue

Siete curiosi di saperne di più sul linguaggio aereo?

Un evento drammatico che diede il via a una rivoluzione

L’idea di creare una linguaggio aereo che fosse compreso da tutte le persone coinvolte nelle fasi di volo è nata in seguito al più disastroso incidente aereo della storia, avvenuto nel 1977 all’aeroporto di Tenerife. La giornata, quel giorno, era nebbiosa e a causa di un attentato terroristico avvenuto all’aeroporto di Las Palmas molti aerei erano stati deviati verso l’aeroporto di Tenerife. Un problema di comunicazione tra piloti e torre di controllo – in particolare relativo alla frase “at takeoff” (al decollo) – provocò la presenza contemporanea di due aerei ai lati opposti della pista. Uno dei due iniziò il decollo schiantandosi addosso all’altro e provocando la morte di 600 persone.

Questo terribile incidente portò il mondo dell’aviazione a creare un linguaggio aereo con una terminologia concisa e inconfondibile. Sebbene esistessero già dai prima dei regolamenti e delle convenzioni, fu il 1977 l’anno della svolta. Prima, infatti, il linguaggio aereo era composto da frasi prevalentemente appartenenti al mondo militare: alcune di esse vengono ancora utilizzate, ma non possono assolutamente essere ambigue o avere un doppio significato. In questo preciso istante, per dire, ci sono almeno 10.000 aerei in cielo e l’equilibrio da mantenere è delicatissimo.

Un altro modo per fugare qualsiasi possibilità di errore è stato quello di stabilire una lingua internazionale: l’inglese. L’Unione Europea, nel 2017, ha stabilito che un aeroporto con più di 50.000 voli internazionali all’anno deve usare l’inglese come lingua franca tra piloti e torre di controllo, anche se si verifica la situazione in cui sia il pilota che il controllore di volo parlano la stessa lingua. Questa legge ha messo in posizione di svantaggio i piloti che non parlavano inglese (e che dovevano ottenere un diploma per l’aviazione di quarto livello) e si è attirata molte critiche.

Parlare inglese è un vantaggio per chi vuole diventare pilota, ma non è sufficiente: è indispensabile infatti conoscere anche il linguaggio dei piloti.

Nel 2017, alcuni giornali britannici rivelarono lo scandalo dietro ai diplomi di lingua rilasciati ai piloti: a quanto pare, le certificazioni venivano consegnate troppo facilmente e questo metteva a rischio la vita dei passeggeri. Anche i piloti inglesi, tuttavia, avevano i loro problemi: parlavano infatti in modo troppo colloquiale e nessuno aveva insegnato loro il linguaggio aereo, poiché si dava per scontato che lo conoscessero in quanto madrelingua. A quanto pare, non era così: il training, per i piloti madrelingua e non, doveva essere più intensivo.

➡️ Leggi anche: Ecco come imparare le lingua può aiutarvi a combattere la paura di volare

Il linguaggio aereo dei cieli

Il primo esempio di terminologia creata per una comunicazione chiara è l’alfabeto fonetico della NATO, facilmente individuabile anche nei film dove i piloti si dicono cose come “zulu alpha foxtrot” per dire “ZAF”. L’alfabeto è stato creato dall’Organizzazione dell’Aviazione Civile negli anni ’50 ed è stato usato moltissimo da allora. Il sistema ha reso molto più semplice la comprensione orale delle lettere che possono suonare simili (ad esempio B, D e T), soprattutto quando la comunicazione avveniva attraverso sistemi audio con interferenze.

Al di là dell’alfabeto, c’è un ricco vocabolario usato dai piloti: a seconda delle circostanze (voli militari o civili) alcuni termini vengono usati di più, altri di meno.

Il linguaggio dei piloti si può sostanzialmente suddividere in 3 categorie: c’è una parte strettamente tecnica (con frasi che riguardano i momenti di volo e livelli di altitudine), c’è una parte che contiene molti eufemismi e “inganna” i passeggeri (“last minute paperwork”, ad esempio, significa semplicemente “ritardo”). Infine, c’è la parte divertente: “groin scan” (letteralmente “esame dell’inguine”) indica il controllo delle cinture di sicurezza e “crumb crunchers” (“sgranocchiatori di briciole”) sono i bambini presenti a bordo.

Pronti per il vostro prossimo volo? Ecco una guida (non esaustiva) al linguaggio aereo:

  • A/C (aircraft): l’aereo.
  • Air Pocket (tasca d’aria): un eufemismo per indicare le turbolenze.
  • All-Call (chiamata per tutti): tutti gli assistenti di volo devono fare rapporto al pilota attraverso l’interfono.
  • Area of Weather (area di tempo): una grossa tempesta, spiegata in modo meno minaccioso di quanto sia davvero.
  • Blue Juice (succo blu): l’acqua del water (perché una volta era blu).
  • Deadhead (viaggio a vuoto): si riferisce alla situazione di un assistente di volo o pilota che sono sull’aereo senza essere in servizio.
  • Direct Flight (volo diretto): da non confondere con un “volo nonstop”, il “direct flight” può fare delle fermate, ma il numero del volo rimane lo stesso.
  • Equipment (attrezzatura): il velivolo. Se c’è un “equipment problem”, vuol dire che c’è un problema con il velivolo.
  • F/A (flight attendant): assistente di volo.
  • First Officer (primo ufficiale): co-pilota.
  • Gate Lice (pidocchi delle uscite): le persone che affollano il gate perché vogliono entrare per prime in aereo.
  • Landing lips (labbra che atterrano): quando le assistenti di volo si truccano e si mettono il rossetto per apparire fresche e rilassate quando salutano i passeggeri alla fine del volo.
  • Lounge Lizard (lucertola della sala d’aspetto): quando un assistente di volo dorme in aeroporto.
  • Sharon Stone Jumpseat (strapuntino di Sharon Stone): indica il seggiolino rivolto verso la parte opposta rispetto a tutti ai sedili dei passeggeri, dove si solito si siedono gli assistenti di volo (cogliete il riferimento a “Basic Instinct”?).
  • Transcon: volo intercontinentale.
  • Z Time (l’ora Z): l’ora del meridiano di Greenwhich.

➡️ Leggi anche: Glossario minimo dei termini del tennis

Ma cosa dicono i piloti prima di decollare?

A volte non ci prestiamo nemmeno attenzione, a volte invece veniamo catturati da qualcosa di particolare, magari una battuta, o una voce particolare: ma cosa dicono esattamente i piloti prima di decollare? Beh, il più delle volte inizieranno con “Signore e signori, buongiorno, è il vostro comandante che parla”, dopodiché il pilota comincerà ad elencare le condizioni metereologiche dell’aeroporto di partenza e di arrivo, a ricordare quanto durerà il tragitto e a dare altre informazioni utili sul volo. A volte, inoltre, sentirete parlare di una misteriosa “sequenza”. Di cosa si tratta? In sostanza, è l’ordine di decollo per gli aerei. Ovviamente la pista dev’essere lasciata sgombra per permettere il decollo e così, se si è il numero 8 della sequenza, occorrerà attendere con pazienza il decollo di 7 aerei con un intervallo tra l’uno e l’altro che va dai 60 secondi ai 2 minuti. Ad ogni modo, non c’è un rituale fisso e alcuni capitani si divertono a scherzare coi passeggeri, anche per distendere un po’ la tensione che alcuni di loro potrebbero sentire prima della partenza.

Vuoi imparare le lingue prima di prendere il prossimo aereo?
Inizia subito con Babbel!
Condividi: