Illustrazioni di Eleonora Antonioni
Vivere all’estero significa aprire la propria mente alle altre culture, imparare a fare propri usi e costumi di popoli diversi e diventare più adattabili e curiosi nei confronti del mondo. Tutto molto bello, certo. Ma cosa succede quando l’italiano “a zonzo” si rende conto che alcune cose che ha lasciato in patria non esistono negli altri paesi e, di conseguenza, inizia a desiderarle ardentemente?
Ecco la lista dei concetti tipicamente italiani che mi mancano di più da quando vivo all’estero (quasi dieci anni).
Il caffè al banco
L’italiano medio fa colazione ed esce per andare al lavoro. Ma, prima di timbrare il cartellino (in senso reale oppure figurato), si ferma al bar di fiducia, ordina un caffè (non “un espresso”), lo beve tutto d’un fiato stando in piedi al bancone e lascia le monetine sul piattino prima di uscire. Durata dell’intera operazione: 32 secondi netti, ma questo dipende anche dalla capacità del suddetto italiano di deglutire con nonchalance il liquido rovente.
Il pranzo della domenica con relativo sonnellino
Da quando sono nata, salvo rarissime eccezioni, il pranzo della domenica l’ho trascorso a casa della mia nonna paterna in compagnia di zii, cugini e parenti vari. La tavola, tradizionalmente imbandita e preparata di tutto punto (spoiler: all’estero non si trovano le tovaglie), ospitava un pasto complicato e decisamente abbondante, composto di antipasto, primo – gnocchi o pasticcio (le lasagne si chiamano così in Veneto) – secondo, contorno, pasticcini e caffè. Adesso capite perché il resto della domenica viene generalmente trascorso a poltrire sul divano? E a proposito di sonnellini dopo pranzo: a voi non mancano quei venti minuti ristoratori che vi aiutano a combattere l’abbiocco post-prandiale?
Aperitivo e pasticcini
Tante volte, qui a Berlino, mi è capitato di esclamare “Sai cosa? Adesso avrei proprio voglia di fare aperitivo!”
Che cosa intendo? Uno spritz (o un buon bicchiere di vino), “cicchetti” disponibili sul bancone senza neanche bisogno di ordinare, quattro chiacchiere con gli amici. L’aperitivo all’italiana è un momento di aggregazione che spesso e volentieri sconfina nella cena e che viene imitato con poco successo all’estero. I bar ci sono… quello che manca è la leggerezza di bere in compagnia senza preoccuparsi dei programmi per la serata!
Per quanto riguarda i pasticcini, qui tocchiamo un tasto piuttosto dolente: a parte l’assoluta e inimitabile bontà di bignè e cestini di frutta, c’è un altro problema, piuttosto serio. Le pasticcerie ci sono anche, il problema è proprio quello di trovarne una aperta di domenica mattina per ordinare un vassoio di deliziosi pasticcini da portare alla nonna per il pranzo di cui vi abbiamo appena parlato…
La corsetta in bicicletta
Immaginate la scena: una serata estiva, una felpa leggera sulle spalle e la vostra fidata bicicletta. Dalle mie parti si fa così: si esce subito dopo cena, non prima di essersi generosamente spalmati gambe e braccia di unguento antizanzare, si accende la dinamo e via. Il percorso, quasi sempre lo stesso, si svolge pigramente e rigorosamente in gruppo (la fila indiana non viene rispettata) e ha come meta la gelateria. Un cono con due palline, due chiacchiere con gli amici, le zanzare che vi divorano malgrado l’Autan. Negli anni ’80, era prevista anche la sosta vicino al parco per vedere le lucciole (adesso ci sono troppi lampioni e le lucciole sono sparite).
Qui in Germania, purtroppo, le gelaterie non sono quasi mai aperte dopo cena e la bicicletta è intesa e usata come mero mezzo di trasporto (quindi si corre veloci, ordinati, sulle piste ciclabili, senza neanche il tempo di fischiettare).
Che cosa ne pensate? Quali sono i concetti italiani che vi piacerebbe esportare all’estero? Quali, invece, quelli che lasciate volentieri nel Belpaese?