Come prendersi cura di sé: il linguaggio del benessere

Qual è il vero significato di tutte queste parole associate al concetto della cura di sé e come possono influire positivamente sulla nostra vita quotidiana?
Una donna in piscina

Con il nuovo anno alle porte, tra le solite domande e propositi, emerge in modo particolare una sfida intrigante: quale straordinario cambiamento possiamo introdurre nel nostro stile di vita? Non a caso, il detto dice “anno nuovo, vita nuova” e testimonia la nostra fiducia nella voglia di rinascere e reinventarci. Molto probabilmente, uno degli aspetti della vostra vita che volete migliorare con il nuovo anno è proprio la cura di sé, detta anche self-care. Ma cosa implica prendersi cura di sé nella vita di tutti i giorni?

Che cos’è la cura di sé

La cura di sé è un concetto ricco e pieno di sfaccettature e il dibattito sul suo vero significato e utilità ha scatenato opinioni contrastanti nel corso degli anni. Ancora oggi, questo argomento è frequentemente frainteso, spesso etichettato in modo negativo come un atteggiamento egoistico e di disinteresse verso il mondo. Tuttavia, questa percezione è ben lontana dal vero significato della cura di sé.

A volte, dedicarsi al self-care significa semplicemente prestare piccole attenzioni a se stessi, come farsi un piccolo regalo, prendersi una pausa o godersi un bagno caldo e rilassante. Spesso consiste solo nel bere abbastanza acqua o dormire a sufficienza.

Altre volte ancora, può significare accettare di affrontare situazioni sgradevoli nel presente, con la consapevolezza che ci porteranno grandi soddisfazioni in futuro. In poche parole, la cura di sé è ciò che facciamo per sostenere la nostra salute fisica e mentale, prevenendo l’esaurimento a lungo termine – il famigerato “burnout”.

Sebbene la sua recente commercializzazione faccia apparire la cura di sé come una novità, il concetto è tutt’altro che nuovo. Socrate, ad esempio, è stato uno dei precursori nel promuovere l’idea comune che le persone dovrebbero prendersi cura di sé stesse prima di occuparsi degli altri. Lo stesso concetto ha assunto connotazioni politiche negli anni ’70 e ’80, soprattutto all’interno delle comunità queer e nere. Audre Lorde, famosa attivista, dichiarò che “prendersi cura di me stessa non è autoindulgenza, è autopreservazione, ed è un atto di guerra politica.”

Indubbiamente, il movimento attuale della cura di sé ha anche una dimensione politica. Potrebbe sembrare una moda, ma ha acquisito particolare risonanza nelle settimane successive alle elezioni del 2016 negli Stati Uniti, quando vinse Donald Trump. Negli anni successivi, le persone hanno familiarizzato con molte altre parole legate alla cura personale, spesso con implicazioni psicologiche o sulla salute mentale.

Dato che questi concetti possono sembrare complessi e talvolta un po’ vaghi, in questo articolo troverete alcune semplici spiegazioni per aiutarvi a capire meglio il concetto di cura personale. In questo modo, avrete la possibilità di integrare questi concetti al vostro 2024 e osservare come influenzeranno positivamente la vostra quotidianità.

Il linguaggio della cura di sé

Limiti

A livello culturale, è fondamentale riconoscere l’importanza di stabilire dei limiti con le persone che ci circondano. Spesso, è necessario individuare i propri confini e comunicarli, ma non esiste un approccio unico; proprio per questo motivo definire i propri “limiti” non è sempre facile. Per alcune persone, potrebbe significare resistere alla tentazione di rispondere immediatamente a messaggi o email. Per altri, potrebbe tradursi nel dire “no” a richieste finanziarie da parte di amici o familiari, o magari nell’interrompere una conversazione quando diventa lesiva o tossica. I limiti sono strettamente connessi al concetto di consenso e per questo motivo rappresentano un elemento fondamentale nella cura di sé. Oltre a delineare ciò che si è disposti a fare, i limiti definiscono ciò a cui si sceglie di non acconsentire.

Valido

“Le tue opinioni sono valide”, “sento che non stai dando valore alle mie esperienze” sono frasi che potresti aver sentito di recente. Perché qualcosa sia considerato valido, deve essere rilevante, significativo e basato sulla verità. In un mondo dove l’apprezzamento assume molte forme, ci interroghiamo sulla “validità” anche nel territorio emotivo, un’area precedentemente associata a questioni legali o logiche. L’uso esteso del termine “valido” nel campo dei sentimenti vuole sottolineare la necessità di riconoscere la legittimità dei sentimenti e delle verità soggettive. A volte, questa affermazione è una risposta al “gaslighting”, una manipolazione psicologica che mina la fiducia nelle proprie percezioni, ma anche un modo per legittimare identità o prospettive spesso marginalizzate. Tuttavia, affermare che “i sentimenti hanno valore” implica anche la consapevolezza che essi non rappresentano sempre la risposta adeguata alle situazioni e non dovrebbero giustificare reazioni eccessive.

Pulizia

Comunemente, il termine “pulizia” viene associato a quello di “detox”, soprattutto nel contesto di diete temporanee mirate a eliminare le tossine e le impurità dal corpo. Tuttavia, si apre un dibattito sulla validità scientifica di alcune di queste pratiche e sul significato effettivo di “pulizia” nel contesto della cura di sé. Va notato che il nostro fegato già si occupa automaticamente della disintossicazione, e il boost di energia percepito dopo una “pulizia” non sempre corrisponde al processo fisico di eliminazione delle tossine. Il concetto di “pulizia”, però, non si applica solo alla nutrizione. Ad esempio, è molto in voga effettuare pulizie dei social media smettendo di seguire i profili che provocano ansia, o addirittura fare un detox dai social, o un detox di dopamina, che consistono nel passare del tempo senza social e usando i dispositivi elettronici il meno possibile. Potete anche fare una pulizia del vostro spazio personale seguendo il metodo di Marie Kondo o liberandovi di oggetti associati a ricordi negativi. Ogni area della vostra vita che tende ad accumulare polvere, sia essa letterale o metaforica, merita una pulizia.

Staccare la spina

All’interno del concetto di “pulizia digitale”, la nostra società iperconnessa ha generato un mondo da cui, di tanto in tanto, dobbiamo “staccare la spina”. Disconnettersi per un po’ può significare letteralmente spegnere i nostri dispositivi, regalandoci una pausa mentale dal flusso incessante di notizie, informazioni inutili su internet e dalla pressione di essere sempre “osservati”, di dover sempre partecipare. Tuttavia, non è obbligatorio isolarsi completamente per prendersi una pausa durante l’anno nuovo. Al contrario, staccare la spina può essere un gesto semplice come disattivare le notifiche delle app più utilizzate, evitare di controllare le email di lavoro dopo l’orario d’ufficio o limitare il tempo passato su un particolare social media.

Burnout

La nostra cultura lavorativa esercita una pressione intensa sulle persone, spingendole a massimizzare la produttività costantemente, talvolta al di là dei limiti che la salute fisica e mentale può sopportare. L’obbligo di prolungare l’orario d’ufficio, svolgere più di un lavoro e cercare l’eccellenza in ogni aspetto della vita può portare a uno stato di esaurimento noto come “burnout”. Si può restare a lungo in uno stato di stress continuo prima di raggiungere questo punto critico, spesso risultato di una prolungata fase di “attacca o fuggi” che consuma tutte le nostre energie. Una parte dell’obiettivo dichiarato della cura di sé è prevenire questi stati di burnout. La scrittrice di BuzzFeed, Anne Helen Petersen ha recentemente lanciato una discussione su come i giovani affrontano il cosiddetto “Millennial Burnout”. La combinazione di prospettive economiche scarse, debiti opprimenti, la costante richiesta di attenzione online e l’essere cresciuti con l’ottimizzazione continua di ogni aspetto della vita ha generato uno stato di “paralisi delle commissioni” (errand burnouts) che rende attività apparentemente semplici, come spedire un pacco, così intimidatorie che molte persone evitano addirittura di recarsi all’ufficio postale.

Mantenere lo spazio

“Mantenere lo spazio” significa creare un ambiente caloroso, dove un’altra persona possa liberamente esprimere i propri sentimenti o dove nuove possibilità, magari ancora inesplorate, abbiano la libertà di svilupparsi. Questo implica che, per consentire a una persona di esprimere le proprie emozioni, è essenziale farla sentire ascoltata e compresa. Inoltre, per abbracciare le sorprese e gli imprevisti nella nostra vita, è necessario mettere da parte l’impulso di “sapere tutto” e “far accadere tutto”, lasciando dello spazio all’inatteso e a tutto ciò che va oltre la stretta portata delle nostre aspettative e volontà. In un certo senso, questa concezione rappresenta una versione moderna del concetto di “ascolto”. Troppo spesso siamo inclini a interrompere gli altri mentre parlano o a rendere la conversazione centrata su di noi. Invece, quando mantenete lo spazio per qualcuno, state offrendo la vostra piena presenza e attenzione in silenzio, con le orecchie aperte… d’altronde non c’è cosa migliore di ricevere il tempo e l’ascolto di una persona a cui vogliamo bene, no?

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