Dialetto milanese: espressioni, proverbi e modi di dire milanesi

Una lista di modi di dire milanesi da imparare subito. Non vorrete mica fare “la figura del cioccolatee”?
Illustrazione del Bosco Verticale a Milano, con due torri residenziali ricoperte da una varietà di alberi e piante verdi su ogni balcone, creando un effetto di foresta verticale. Sullo sfondo si intravedono edifici moderni e un cielo azzurro chiaro.

Milano vanta una ricca tradizione culturale e linguistica. Il dialetto milanese, con i suoi modi di dire unici e il suo vocabolario distintivo, rappresenta un patrimonio immateriale di inestimabile valore. In questo articolo, esploreremo l’importanza culturale di Milano attraverso un viaggio nel vocabolario del dialetto milanese, elencando i modi di dire milanesi più affascinanti e le parole da conoscere assolutamente. Scoprirete come queste espressioni idiomatiche riflettano l’anima e la storia della città, mantenendo viva una tradizione che rischia di essere dimenticata. Benvenute e benvenuti nel mondo del dialetto milanese!

Le più belle espressioni e modi di dire milanesi

Amor de’ fradej, amor de’ curtèj

La versione milanese di “parenti serpenti”: letteralmente significa “amore di fratelli, amore di coltelli”.

Avè l’oeucc pussee grand del boeucc

“Avere l’occhio più grande del buco” significa ordinare o servirsi più cibo di quanto se ne possa mangiare. In senso più esteso, può significare anche fare il passo più lungo della gamba, indicando un’errata valutazione delle proprie possibilità rispetto a un obiettivo da raggiungere.

Bauscia

Una delle parole milanesi più famose: ma cosa significa bauscia? Letteralmente vuol dire “bava” e indica ironicamente il milanese spaccone e parvenu.

Brutt in fasa, bel in piaza

“Brutto in fascia, bello in piazza” significa che un bambino bruttino sarà sicuramente bello una volta cresciuto.

Bun e cujun

Buoni e creduloni, si dice dei milanesi, che sono molto generosi, ma a volte troppo creduloni. E spesso si sente dire milanes cunt el cor in man (lett. milanesi con il cuore in mano).

Chi fa a sò moeud, scampa des ann de pu

Chi fa quel che vuole, come vuole, vive dieci anni di più è un consiglio dei nostri anziani di fare sempre le cose come ci si sente di farle, senza dar troppo peso al giudizio degli altri.

Chi non s’engegna, fa la tegna

Chi non si ingegna, fa la ragnatela è un modo per invitare i nullafacenti a darsi da fare.

El/la gh’ha el balin in man

“El/la gh’ha el balin in man” (lett. ha il pallino in mano) significa avere in mano la situazione. Assecondando una diversa sfumatura, può anche riferirsi a chi spetta l’ultima decisione

Fa ballaa l’oeucc, me racomandi!

“Fai ballare l’occhio, mi raccomando!” è un ammonimento comune che invita a stare attenti e a tenere gli occhi bene aperti.

Foeura el dent, foeura el torment

“Via il dente, via il dolore” è un invito a prendere una decisione difficile subito e non pensarci più.

Làsel faa de luu/lee

“Lascialo/a far da sé” è un invito che ha una connotazione positiva, ribadendo fiducia nelle abilità di una persona perché sa quello che fa.

La bocca l’è minga stracca, se la sa nò de vacca

“La bocca non è stanca se non sa di mucca” ricorda un tempo antico, quando per l’ultima portata di un pasto si presentava un prodotto caseario, da gustare come dessert per rinfrescare il palato.

Ma va a ciapaa i ratt!

“Ma vai ad acchiappare i topi!” è il modo più conosciuto per mandare a quel paese qualcuno.

Ma va a da’ via i ciapp!

Un’alternativa (decisamente più triviale, attenzione) potrebbe essere “ma va a da’ via i ciapp!” (lett. vai a dar via le chiappe), ovvero: girati e vattene via!

Ma va a ramassaa el mar!

“Vai a ramazzare il mare!” è un’altra espressione per mandare a quel paese qualcuno, indicando un’attività infruttuosa.

Milàn e poeu pu

“Milano, solo Milano, e nient’altro” è il motto dei meneghini D.O.C.. In fondo è vero, i milanesi sono un po’ snob, e tengono le distanze: quelli che non sono ‘davvero’ di Milano vegnen tucc de foeura (lett. vengono tutti da fuori). Che ‘fuori’ sia appena oltre la cerchia cittadina, non è importante, non si sfugge al verdetto senza appello: ti, ti te set minga de Milàn! (lett. tu, tu non sei mica di Milano!).

Milan l’è propii on grand Milan

“Milano è proprio una grande Milano”: molti modi di dire milanesi riflettono l’orgoglio dei suoi abitanti per la grandezza e l’importanza della città e questo è una di quelle espressioni che si sentono ripetere più spesso.

Milanes arius

Ovvero il milanese di campagna, è colui che si millanta milanese, pur non essendo di Milano (es. un brianzoeu, un brianzolo).

Muchela

“Falla finita”: una parola esortativa che mette fine ad ogni discussione tirata per le lunghe o a una serie di fesserie.

Offelee fa el tò mestee

“Pasticciere, fa’ il tuo mestiere”: esorta a occuparsi di cose che si conoscono e attenersi alle proprie competenze.

On frecc de biss 

A Milano non fa mai un freddo cane, ma… un freddo di biscia!

Quand el sol se volta indree, el pelandron el faa i’mestee

“Quando il sole si volta indietro, al tramonto, il lazzarone fa i mestieri” si usa per rimproverare chi ha perso tempo durante tutta la giornata e si ritrova a fare ciò che deve soltanto di sera.

Quand el sol se volta indree, la matina gh’ha l’acqua ai pé

“Quando il sole si volta indietro al tramonto, la mattina ha l’acqua ai piedi”: questo proverbio tipicamente milanese è un’indicazione che il tramonto rosso preannuncia pioggia il mattino seguente.

Te set andaa a scoeula de giovedì

“Sei andato a scuola di giovedì”, è un modo di dire milanese che si usa per dare dell’ignorante a qualcuno. L’origine di questa espressione viene da molto lontano, perché durante il periodo fascista in Italia il giovedì non si andava a scuola.

Ué ti, fa minga el barlafus!

“Ehi tu, non fare il ciarlatano!” si usa per ammonire qualcuno di non comportarsi da ciarlatano o incompetente. Sembra che, originariamente, barlafus indicasse una persona che ‘patisce la fame‘ ma nel tempo ha assunto diverse sfumature, tra cui individuo dappoco, inaffidabile, qualunquista, incapace, incompetente.

Vestii de fustagn, pancia de velu

“Vestito di fustagno, stomaco di velluto” si dice di chi si veste in modo modesto, ma è raffinato a tavola e ha una certa cultura gastronomica.

Voelja de lauraa, saltum adòss (che mi me sposti)

“Voglia di lavorare, saltami addosso (così mi sposto)” si usa per rivolgersi ironicamente ai nullafacenti (detti fanigòtt/fanigutun), invitandoli a darsi da fare.

dialetto milanese - modi di dire milanesi

Qualche cenno storico sul dialetto milanese

Il dialetto milanese, noto anche come meneghin (un termine che deriva da Meneghin, un personaggio tradizionale del teatro milanese del Seicento), è considerato una vera e propria lingua da alcuni studiosi. Letterati e poeti come Bonvesin de la Riva, Carlo Maria Maggi e Carlo Porta hanno contribuito all’evoluzione linguistica e letteraria di questo idioma. Anche Alessandro Manzoni, sebbene abbia preferito “sciacquare i panni in Arno” per la stesura definitiva de “I Promessi Sposi”, ha lasciato un segno nella storia del dialetto milanese.

Nel 1980, il Circolo Filologico Milanese ha standardizzato il dialetto milanese, creando una grammatica e un vocabolario per un uso corretto della lingua. Questo standard moderno può suonare simile al francese o allo spagnolo, poiché molte parole sono veri e propri calchi linguistici.

La fonetica del dialetto milanese

Il dialetto milanese ha una fonetica particolare, con alcune regole utili per la pronuncia:

  • Il suono «u» si scrive «o» (es. tosa, pron. tusa)
  • Il suono «o» si scrive «ò» (es. giò, dòna, nò)
  • Il suono «ü» si scrive «u» (es. dur, pur, magutt)
  • Il suono «ö» si scrive «oeu» (es. fioeu, pron. eu francese)
  • La «c» in fin di parola si pronuncia dolce /ʧ/ (es. tucc, frecc), come la C di “cerchio”.
  • Non si pronuncia la «z» sostituita dal suono «s» (es. piaza pron. piasa)
  • In genere, si tende all’apertura delle vocali, in particolare della «e» (es. perché viene pronunciato perchè)
  • Le vocali raddoppiate in fin di parola si pronunciano con un suono lungo e stretto (es. miee pron. miée)

Vocabolario del dialetto milanese: le parole da conoscere assolutamente

MilaneseItaliano
ArentVicino, prossimo
BagaiRagazzo
BarabittBambino dispettoso
BarlafùsChiacchierone
BusèccaTrippa
CadregaSedia
CavàgnaCesta
CiulaStolto
ClèrSaracinesca
DanéDenaro, soldi
DomàSolamente
ErborínPrezzemolo
FencisciòmmSporcaccione
ForèstStraniero, non del paese
LifròcchPelandrone
LoeùvaPannocchia di granoturco
MorigioeùTopo
PàltaFango
PèrseghPesca
QuadrellMattone
RùscaBuccia, scorza
ScigheraNebbia
ScossàGrembiule
SidèllSecchio
StralùscLampo
TósaRagazza
TripillàNon riuscire a star fermi
TrumbéIdraulico

L’immagina di copertina è stata creata con l’IA.

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