Che cos’è il Giorno del Ringraziamento e dove si festeggia?

Una festa apparentemente innocua ma che racconta un pezzo di storia spesso dimenticata.
Un tacchino cammina su un tappeto rosso nel giorno del Ringraziamento

Se vivete all’estero, o conoscete persone che vengono dagli Stati Uniti, forse conoscete bene il Giorno del Ringraziamento, o, in inglese, Thanksgiving Day. Ma al di fuori degli Stati Uniti, del Canada e di pochi altri stati (ci torniamo), questa festività non è celebrata e magari, anche se ne avete sentito parlare spesso, non avete idea di che cosa si festeggia, come si festeggia, quando si festeggia e chi festeggia. E quindi, cos’è questa Festa del Ringraziamento?

Il concetto è familiare a molte persone, perché la nostra cultura è fortemente influenzata da quella statunitense, ma il Giorno del Ringraziamento è una festività che non ci appartiene – anche se gli sceneggiatori di Boris potrebbero non essere d’accordo. Conosciamo il tacchino, sappiamo più o meno che si svolge in autunno, ma poco altro.

E anche chi la conosce molto bene ne potrebbe ignorare degli aspetti cruciali: ad esempio, che dietro di essa si nasconde una storia di prevaricazione e soprusi ai danni dei nativi americani, i quali, da 50 anni a questa parte, celebrano una contro-festa per ricordare un massacro che gli statunitensi ricordano poco volentieri.

Tutto quello che c’è da sapere sul Giorno del Ringraziamento

Il Giorno del Ringraziamento è una festività religiosa con la quale si ringrazia Dio per il raccolto dell’anno trascorso. Pare che i primi a festeggiare questo giorno furono i Padri Pellegrini, ossia i primi coloni americani che arrivarono dall’Inghilterra perché perseguitati per via della loro rigorosa adesione al calvinismo.

Il primo Giorno del Ringraziamento, secondo i libri di storia, avvenne nel 1621, quando i Padri Pellegrini, da poco giunti nel Nuovo Continente, festeggiarono l’abbondante raccolto di quell’anno, venendo accolti da una tribù indiana, quella dei Wampanoag, con i quali stabilirono fin da sùbito un forte legame (ne parliamo approfonditamente più sotto). A dire il vero è dal 1623 che cominciano a esserci più documenti che attestano la festività, ma in genere si considera il 1621 il primo anno in cui si celebrò il Ringraziamento.

Pian piano, la tradizione prese piede in quelli che stavano per diventare gli Stati Uniti d’America finché, un secolo più tardi, il primo presidente americano, George Washington, dichiarò il primo Giorno del Ringraziamento nazionale: era il 26 novembre 1789. Nel 1941, infine, Franklin Delano Roosevelt propose l’istituzione legale della festa, che venne poi approvata dal Congresso degli Stati Uniti.

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Dove si festeggia?

Principalmente nel continente americano: negli Stati Uniti, naturalmente, ma anche in Canada, a Panama, e in due isole caraibiche, Grenada e Santa Lucia. Ma c’è anche un paese africano, la Liberia. Come mai? Questo Paese dell’Africa occidentale è stato fondato circa 200 anni fa da coloni afroamericani, che quando si stabilirono in Liberia negli anni venti dell’Ottocento portarono con sé molte delle loro tradizioni. Tra queste c’era anche il Giorno del Ringraziamento, che come abbiamo detto, si era già ampiamente affermato negli Stati Uniti.

Quando si festeggia il Giorno del Ringraziamento?

Nel 1863 Abraham Lincoln stabilì che si sarebbe celebrato ogni quarto giovedì di novembre. Perciò, nel 2022 il Giorno del Ringraziamento si festeggerà il 24 novembre, nel 2023 cadrà il 23 novembre, nel 2024 cadrà il 21 novembre. Ma non è così in Canada, nel quale si festeggia il secondo lunedì di ottobre.

Che cosa si mangia?

In Italia le festività religiose sono legate a stretto filo con il cibo. A Pasqua, per esempio ci sono l’agnello, la colomba, le uova di cioccolato; a Natale, i tortellini in brodo, il capitone, il cappone e molto altro, a seconda della regione. Negli Stati Uniti c’è qualcosa di molto simile, perché nel Giorno del Ringraziamento non si può non mangiare il tacchino ripieno.

È stato calcolato che vengono uccisi più di 40 milioni di tacchini per il pranzo del Ringraziamento; da qualche anno si sono affermate delle alternative vegane e vegetariane che salvano la vita a qualcuno di loro. Oltre al tacchino (che al nord degli Stati Uniti è accompagnato dal riso mentre a sud con una focaccia di granoturco), si mangiano patate dolci, purè di patata, torte di zucca.

Una curiosità sui tacchini: benché originari del continente americano, furono i Padri Pellegrini a riportarli in auge nel territorio, dopo che gli Aztechi li avevano fatti conoscere agli spagnoli, i quali li avevano poi portati in Europa.

Tradizioni e curiosità sul Giorno del Ringraziamento

Una delle tradizioni più curiose che riguarda questa festività è la cosiddetta “grazia presidenziale”. In sostanza, due tacchini vengono selezionati e il Presidente degli Stati Uniti li grazia: significa che non verranno uccisi e verranno mandati in una fattoria fino alla fine dei loro giorni.

Non è molto chiaro a quando risalga esattamente, ma è dai tempi di George W. Bush (che fu presidente dal 2000 al 2008) che è diventato una specie di rito ufficiale che si svolge tutti gli anni. I tacchini vengono portati a Washington, sfilano su un tappeto rosso, dormono in un hotel e poi vengono ricevuti dal presidente in carica, il quale concede loro la grazie davanti a fotografi e cameramen.

I tacchini meno fortunati, invece, finiranno nel forno. Chi non sa come cucinare il tacchino o si trova di fronte a un’emergenza, può chiamare la Turkey Talk Line e consultare degli esperti che da oltre 40 anni danno consigli culinari in occasione del Ringraziamento.

Joe Biden concede la grazia presidenziale al tacchino Peanut Butter nel Giorno del Ringraziamento 2021
Joe Biden concede la grazia presidenziale al tacchino Peanut Butter nel Giorno del Ringraziamento (2021).

A New York è molto famosa la parata organizzata da un centro commerciale, durante la quale sfilano dei giganteschi palloni gonfiabili che rappresentano figure della cultura popolare: nel 2021 la star è stata il bambino di “The Mandalorian”, detto anche Baby Yoda.

Le proteste contro il Giorno del Ringraziamento

Ad ogni modo, questa festività non è certo esente da aspetti controversi. Il più lampante è che il Giorno del Ringraziamento sia nient’altro che tentativo, da parte dei colonizzatori, di cancellare il passato del continente americano.

Lo hanno sostenuto due studiose, Judy Dow e Beverly Slapin, le quali in un saggio (Deconstructing the Myths of “The First Thanksgiving”) hanno scritto che la festa sia un modo per nascondere i sensi di colpa derivati dal fatto che i bianchi hanno sottratto la terra agli indigeni, procedendo poi a un genocidio.

Tra i vari miti sfatati da Dow e Slapin, c’è quello che i coloni e i nativi americani stabilirono un forte legame di amicizia in occasione del primo Ringraziamento, quello del 1621. Se è vero che ci fu un certo rapporto cordiale, nel giro di una generazione le angherie degli occupanti crearono un clima di tensione che portano alla sanguinosissima Guerra di Re Filippo che portò alla morte di oltre 3000 indigeni.

È quindi facile capire perché i nativi americani non vedano di buon occhio la festività. Perciò, proprio in concomitanza con il Ringraziamento, i nativi celebrano una protesta che ha preso il nome di “Giorno del lutto“, per ricordare i massacri commessi ai danni della loro popolazione. Fu Wamsutta Frank James, un discendente dei Wampanoag (ossia la tribù che accolse i Padri Pellegrini nel 1621, secondo la tradizione) a usare per primo questa definizione.

Il Giorno del lutto è oggi insomma uno dei pochi modi rimasti ai nativi americani per ricordare agli Stati Uniti il loro passato e per contestualizzare una festività apparentemente innocua ma che, come spesso accade, racconta un pezzo di storia che in molti ignorano, o decidono di ignorare.

📸: Account Twitter della Casa Bianca e Trump White House Archive

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