Il significato di -ish in inglese

Tre lettere dai tantissimi significati.
Una giovane ragazza dai capelli rossi indica una lavagna bianca a cui sono attaccati dei post it

La lingua inglese è ricca di suffissi che, aggiunti alla fine di nomi o verbi, servono a modificarli per formare nuove parole. Molti di loro hanno una funzione prettamente grammaticale, come il suffisso -s che, posto alla fine di un nome, lo rende plurale, oppure -ed che, aggiunto a un verbo regolare, serve a renderlo al passato. Tuttavia, ve ne sono alcuni che possono assumere significati diversi, a seconda di come vengono utilizzati. In inglese, le persone usano continuamente i suffissi per creare nuove parole. Ad esempio, è possibile aggiungere -like (che in genere esprime una caratteristica e letteralmente significa “dall’aspetto di”, “con le caratteristiche di”) alle parole più diverse per formarne di completamente nuove, il cui significato però è semplice da capire. Se ad esempio diciamo che qualcuno è “child-like” o “cat-like”, oppure che qualcosa è “car-like”, il significato è piuttosto ovvio: stiamo descrivendo una somiglianza nell’aspetto o nel comportamento (letteralmente: simile a un bambino, simile a un gatto e simile a un’auto). Uno dei suffissi forse più flessibili in assoluto è proprio -ish, un suffisso che appare nelle parole più disparate, da “Spanish” (spagnolo) “nightmarish” (da incubo). Determinare il significato preciso di -ish può essere abbastanza complicato e quindi abbiamo preparato un elenco dei suoi usi principali, corredati dagli esempi più comuni. 

Come si usa e qual è il significato di -ish in inglese?

È possibile suddividere le parole che terminano in -ish in categorie.

  • Nazionalità, origine. Il suffisso -ish serve a indicare la provenienza o la nazionalità di qualcuno e deriva dall’inglese antico, in cui significava “proveniente dalla nazione di”, ma può riferirsi anche ad altri tipi di origine. Ad esempio, il termine “Jewish” che possiamo tradurre come “ebreo/a” o “ebraico/a”, letteralmente significa “i discendenti di Judah, il quarto figlio di Jacob”, secondo l’utilizzo che ne fa la Bibbia ebraica.
    • Spanish (spagnolo)
    • Danish (danese)
    • Swedish (svedese)
    • Finnish (finlandese)
  • Simile a, con le stesse caratteristiche di. Anche in questa seconda accezione, il suffisso -ish serve per formare degli aggettivi, cioè quelle parole che descrivono le caratteristiche di persone, luoghi, animali e oggetti. Ad esempio, la parola “childish”, che deriva da “child”, bambino, ha il significato di “essere/comportarsi da bambino”, e può essere tradotta come “infantile”. È interessante notare, per quello che riguarda l’evoluzione della lingua, che il suffisso del tedesco -isch è un antenato sia dell’inglese -ish che del francese -esque. Tuttavia, è bene notare che l’inglese, per ironia, ha anche adottato il suffisso francese -esque, che ha praticamente lo stesso significato di -ish in parole come “Kafkaesque” e “picturesque”, sebbene abbia un effetto all’apparenza più ricercato.
    • clownish (pagliaccesco, buffonesco)
    • yellowish (giallognolo, giallastro)
    • wolfish (lupesco, lupino, e per derivazione feroce)
    • mannish (mascolino)
    • roguish (malizioso, malandrino)
  • Attorno a, all’incirca. All’inizio del ventesimo secolo, il suffisso -ish ha iniziato a essere utilizzato anche con le ore. Ad esempio, se proponete a una persona di vedervi alle “8ish”, significa che non vi aspettate di incontrarvi alle 8 in punto, ma pressapoco a quell’ora. Questa accezione non è molto differente da quella precedente, ma ha esteso il numero di parole a cui è possibile aggiungere -ish
    • smallish (piccolino, tendente al piccolo)
    • longish (piuttosto lungo)
    • slowish (abbastanza lento)
  • Diversi verbi. In inglese è presente una categoria di verbi che terminano tutti in “ish”, anche se è bene notare che in questo caso non è usato come suffisso, ma deriva invece dal francese antico.
    • finish (finire)
    • punish (punire)
    • blemish (macchiare)
    • establish (stabilire)
    • abolish (abolire)
  • Casi in cui -ish non è un suffisso. Vale anche la pena notare che ci sono numerose parole che terminano in “ish” ma che non hanno assolutamente nulla a che fare con i casi descritti sopra.
    • fish (pesce)
    • swish (sibilo, fruscio)
    • parish (parrocchia)
  • Problema. Inoltre, è opportuno sottolineare che -ish può essere usato nel linguaggio gergale come abbreviazione di “problema”, ad esempio nella frase “What’s the ish?”, che serve appunto a chiedere se c’è qualche problema. In questo caso “ish” è una forma accorciata di “issue”.

Nuovi usi di -ish

I diversi usi e accezioni con cui è possibile usare -ish hanno fatto sì che venga molto usato nei giochi di parole. Una battuta comune tra gli ebrei non praticanti, ad esempio, è usare l’aggettivo “Jewish” per descriversi. Lo sceneggiatore televisivo Kenya Barris ha anche usato questo suffisso in modo scherzoso nei suoi programmi per creare le parole black-ish, mixed-ish e grown-ish.

Inoltre, -ish viene aggiunto così spesso a qualsiasi termine da divenire praticamente una parola a sé stante. Per esempio, alla domanda “Do you want to meet at 7?” (Vuoi che ci vediamo alle 7?), potete semplicemente rispondere “ish”, e qualsiasi madrelingua inglese capirà che per voi va bene incontrarvi più o meno a quell’ora.

Nell’uso quotidiano -ish è diventato così indispensabile, che potete aggiungerlo praticamente a qualunque parola senza paura che le persone non vi capiscano. Secondo le regole grammaticali, le frasi “It’s finished-ish” o “I’ll see you next week-ish” non hanno alcun senso, ma in realtà ce l’hanno e come, dimostrando appunto che in inglese è “OK…ish” aggiungere questo suffisso a qualsiasi parola.

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Thomas Moore Devlin

Thomas è il responsabile editoriale e lavora per Babbel da oltre cinque anni. Ha studiato linguistica all'università e ha anche una formazione in letteratura inglese. Da 10 anni vive a New York, dove trascorre la maggior parte del suo tempo libero passeggiando per Brooklyn e leggendo un numero spropositato di libri.

Thomas è il responsabile editoriale e lavora per Babbel da oltre cinque anni. Ha studiato linguistica all'università e ha anche una formazione in letteratura inglese. Da 10 anni vive a New York, dove trascorre la maggior parte del suo tempo libero passeggiando per Brooklyn e leggendo un numero spropositato di libri.

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