Linguaggi e parole inventati dagli scrittori

In alcuni libri che hanno fatto la storia, i personaggi parlano delle lingue inventate. Siete curiosi di scoprirle assieme a noi?

Illustrazioni di Elena Lombardi

Pensate che scrivere un libro sia difficile? Sì, beh, non è proprio una passeggiata.

Per prima cosa, bisogna inventarsi una storia. Poi si deve prestare attenzione alla coerenza, stare attenti che i personaggi non cambino nome o lavoro nel corso dei capitoli o che non muoiano e poi magicamente ritornino in vita (vi assicuro che capita quando vi trovate alle prese con decine e decine di pagine). Poi, quando la trama è completa, arriva il momento della correzione delle bozze: errori di battitura, ripetizioni e tanti altri dettagli noiosi che rendono il lavoro ancora più complicato.

Tutto questo, se non si contano imprevisti.

Aggiungeteci una dose abbondante di forza di volontà da parte dell’autore, una totale immunità nei confronti della temibile sindrome della pagina bianca e anche un bel po’ di faccia tosta (non è da tutti decidere di “farsi leggere e giudicare” da persone sconosciute). Mescolate tutti gli ingredienti e otterrete il perfetto best-seller. Siamo sicuri che gli scrittori tra di voi staranno annuendo energicamente alla lettura di queste parole.

Vi sembra un’impresa quasi impossibile, vero? Aspettate a dirlo perché c’è dell’altro.

Alcuni scrittori, infatti, hanno deciso di complicare le cose durante la stesura dei loro capolavori.

Personaggi e trama coerente? Troppo facile!
Storia originale? Che baggianata!
Paura delle case editrici?! Ma non fatemi ridere!

Per rendere tutto ancora più arduo, c’è chi si è addirittura inventato una nuova lingua. Vi viene la stanchezza solo a pensarci, vero?
Ecco la lista dei linguaggi e delle parole più famosi inventati dagli autori che hanno fatto la storia.

Neolingua, inventata da George Orwell per il libro “1984” (1949)

Il romanzo di Orwell, pubblicato nel 1949 ma scritto già nell’anno precedente (da cui il titolo, che deriva dall’inversione delle ultime due cifre), immagina come sarà il mondo del futuro – del 1984, appunto – suddiviso fra tre potenze in seguito a una terribile guerra nucleare: l’attenzione è focalizzata in particolare su una di queste tre terre, chiamata Oceania, dove tutto è deciso e stabilito da un dittatore detto il Grande Fratello, che controlla e osserva le vite dei propri sudditi.

Che cosa c’entra la lingua? È presto detto.

Anche il linguaggio di tutti i giorni viene modificato ad uso e consumo del regime: l’intento è quello di rimuovere le vecchie abitudini (esistenti prima della guerra e associate alla lingua parlata prima, la cosiddetta archelingua) e di plagiare le menti attraverso il controllo del pensiero.

La lingua parlata dagli abitanti di Oceania è chiamata neolingua (“Newspeak” in inglese) ed è una versione impoverita e ridotta all’osso del linguaggio precedente. Tutte le forme irregolari scompaiono – “cotto” diventa “cuociuto”, “uomini” diventa “uomi” – così come i comparativi e i superlativi, che vengono sostituiti da prefissi che ne indicano il grado: non più forme diverse dello stesso aggettivo (buono, migliore, ottimo) ma variazioni della radice principale: buono, sbuono (cattivo), piùbuono (migliore), arcipiùbuono (ottimo).

Allo stesso modo, vengono introdotti alcuni neologismi come psicopolizia, sessoreato, bispensiero e parlascrivi.

La neolingua è uno degli espedienti utilizzati dal Grande Fratello per poter controllare ulteriormente le menti dei sudditi: senza troppe parole a disposizione, infatti, è più difficile esprimere un’opinione dissidente.

futurismoarancia

Nadsat, inventata da Anthony Burgess in “Arancia Meccanica” (1962)

Alex e i suoi terribili amici (i celeberrimi drughi) parlano uno slang esotico e quasi divertente che rende ancora più inquietanti i loro efferati crimini.

Si tratta della lingua parlata quotidianamente arricchita dall’introduzione di alcune parole russe traslitterate in inglese (e a loro volta adattate all’italiano nella versione del libro pubblicata nel nostro paese). Tra i vocaboli più particolari e così famosi da essere quasi entrati nel nostro linguaggio quotidiano troviamo il già citato drugo (“droog” in inglese) che deriva dal russo друг (“drug”) e significa “amico”, moloko che deriva da молоко e significa “latte” e prestupnik che deriva da преступник e significa “criminale”.

Le parole in libertà inventate da Filippo Tommaso Marinetti (1912-14)

Il movimento futurista, tutti ce lo ricordiamo per averlo studiato a scuola, aveva come scopo principale quello di rompere con il passato in modo rivoluzionario. Le idee provocatrici di Filippo Tommaso Marinetti (il fondatore del movimento) sono state poi applicate anche a letteratura e poesia e hanno dato vita al concetto di “parole in libertà” in una semplificazione estrema che abolisce punteggiatura e regole di sintassi, prodigandosi in un uso estremo delle onomatopee. Celeberrimo l’esempio di “Zang Tumb Tumb”, il reportage di Marinetti sulla guerra bulgaro-turca del 1912.

danteelfi

Le lingue elfiche inventate da J. R. R. Tolkien ne “Il Signore degli Anelli” (1954)

Tra i numerosi dialetti elfici inventati da J. R. R. Tolkien per le popolazioni della Terra di Mezzo, spiccano il quenya e il sindarin. Non vogliamo neanche cercare di spiegare le regole ideate da Tolkien, dopotutto era un fine linguista, perché certo noi non siamo nella posizione di analizzare il suo lavoro. Per darvi un’idea della sua complessità, comunque, vi diciamo che il quenya è derivato da ben cinque lingue (finlandese, latino, greco antico, italiano e spagnolo), mentre il sindarin è ispirato a lingue germaniche, con grosse influenze di gaelico e celtico.

Le lingue inventate da George R. R. Martin ne “Il Trono di Spade” (1996)

Se siete appassionati de “Il Trono di Spade” come lo siamo noi, allora il valyriano e il dothraki non hanno certo bisogno di presentazioni. Queste lingue, create a partire da numerosi ceppi linguistici e dialetti, vengono parlate dalle varie popolazioni che vivono a Westeros e identificano i personaggi in base al loro ceto sociale (ad esempio, l’alto valyriano viene parlato principalmente dai nobili). Vi consigliamo la lettura di questo articolo per maggiori dettagli!

Il serpentese e alcune parole inventate da J. K. Rowling in “Harry Potter” (1997 – 2007)

Il serpentese è una delle “lingue ufficiali” presenti nella saga di Harry Potter ma è impossibile parlarlo a meno che non si abbia un dono speciale… Inoltre, quasi nessuno lo capisce: i “non madrelingua” sentono solamente una serie di sibili e sussurri! No, decisamente non è questo il punto di maggiore interesse che abbiamo nei confronti del maghetto e dei suoi amici.

Quello che è davvero degno di nota è il vocabolario che l’autrice ha inventato per arricchire il mondo di Hogwarts e dintorni, non solo perché – ammettiamolo – creare nuove parole non è proprio un gioco da ragazzi, ma anche perché alcuni di questi vocaboli sono entrati a far parte del nostro linguaggio quotidiano. Pensiamo ai babbani o ai terribili dissennatori o alla fantastica pozione polisucco… come? Voi non li usate per davvero? Non è mai troppo tardi per iniziare!

La lingua infernale, inventata da Dante Alighieri nella “Divina Commedia” (1304-1321)

Anche se non si tratta di una vera e propria lingua – anzi, per dire la verità, stiamo parlando di un unico verso in un’opera che ne contiene ben 4720 – le parole “Pape Satàn, pape Satàn aleppe” pronunciate da Pluto all’inizio del VII canto dell’Inferno sono così famose che non solo sono state citate innumerevoli volte in libri e film, ma sono state oggetto di svariate interpretazioni. C’è chi dice che si tratti di un’invocazione demoniaca (Satan, in effetti, è l’unica parte riconoscibile), chi, al contrario, la ritiene un’espressione di spavento e chi, infine, pensa che traduca una richiesta di pace.

L’unica certezza che abbiamo è che in realtà… non sappiamo bene che cosa volesse comunicare il sommo poeta, poiché l’interpretazione varia a seconda della derivazione linguistica che viene attribuita a questa manciata di parole (ebraico, latino, francese, lingue medievali antiche).
Naturalmente, il problema si pone in sede di parafrasi e traduzione… Insomma, per dirla con altre parole, con il “Pape Satan” non si sa mai bene che cosa fare!

Vuoi imparare una lingua straniera (e non inventata in un libro)?
Inizia subito un corso con Babbel!
Condividi: