🌱 I segreti del linguaggio delle piante 🌱

Le piante sono esseri intelligenti: possono apprendere e comunicare, con altre piante e con gli animali. Lo fanno continuamente. Stupiti? Eppure è questione di vita o di morte.
Linguaggio delle piante

La neurobiologia vegetale è una disciplina che studia come le piante siano in grado di ricevere, elaborare, produrre e inviare segnali malgrado siano prive di un cervello e di un sistema nervoso.

Avrete sentito parlare di Stefano Mancuso, direttore del LINV, il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, uno dei massimi esperti sull’argomento. I suoi libri (Verde Brillante o Plant Revolution ad esempio) parlano di “intelligenza delle piante” e di quante le loro incredibili capacità evolutive e di adattamento siano sempre state sottovalutate.

L’assunto di partenza è questo: ogni essere vivente affronta continuamente dei problemi a cui deve trovare soluzioni. Mangiare, bere, scaldarsi, rinfrescarsi, ripararsi, difendersi. Gli animali e gli uomini li risolvono spostandosi. Le piante però sono stanziali, quindi devono risolvere i problemi esattamente dove si trovano.

Questo grosso limite ha permesso di sviluppare capacità : le piante “sentono”, “vedono” ed entrano in competizione, interagiscono, valutano condizioni, prendono decisioni. Apprendono, addirittura. In sostanza, le piante sanno comunicare. Adottano sistemi che possono dirsi veri e proprio linguaggi. Comunicano tra di loro e con altri esseri viventi, batteri e animali (e quindi uomini). Farlo è imprescindibile per la sopravvivenza.

🌱 Piante che parlano da sole

Nelle piante avviene innanzitutto una comunicazione interna (quasi un pensiero) che si organizza esattamente come internet: una rete, un network senza organi centrali o periferici ma con molteplici centri di elaborazione. Ci può essere comunicazione tra una foglia e l’altra, tra una radice e l’altra, grazie a un sistema vascolare che diffonde messaggi attraverso segnali elettrici e chimico-ormonali. Un po’ come se un alluce e un gomito potessero comunicare in autonomia.

Un esempio: se c’è molto sole e poca acqua nel terreno, le radici comunicano agli stomi delle foglie che dovranno chiudersi per non traspirare acqua preziosa. Avviene quindi uno scambio di informazioni che avverrà di nuovo quando le radici torneranno a percepire acqua nel terreno. A quel punto sarà necessario comunicare agli stomi di aprirsi al sole per favorire al massimo il successivo processo di fotosintesi.

E ancora: quando un insetto mangia una foglia, il primo meccanismo di difesa della pianta è rendere la foglia poco appetitosa, a volte velenosa. Arriva il segnale di pericolo e viene elaborato. La pianta comunica alla foglia in questione (e solo a lei) di produrre sostanze per la difesa. Tutto ciò senza un cervello.

🌱 Piante che parlano ad altre piante (e agli insetti)

Tutte le comunicazioni esterne tra le piante e gli esseri viventi avvengono attraverso molecole chimiche liberate nell’aria, nell’acqua, nella terra. Sono i fonemi con cui le piante articolano un messaggio.

Possono essere gestuali, come la cosiddetta “timidezza delle chiome”. I pini, ad esempio, evitano di toccarsi a vicenda. Crescono in modo che le loro chiome non si disturbino, il che suggerisce un tipo di segnalazione, di accordo reciproco nella suddivisione dello spazio aereo.

Altre piante si comportano in modo diverso a seconda del vicino. Alcune riconoscono i “parenti” e si alleano producendo un numero inferiore di radici per favorire la crescita aerea. Valutano quindi se competere per lo spazio sotterraneo (sempre molto ambito) o se cooperare per concentrarsi altrove.

La finalità della comunicazione è spesso la difesa. Per questo esistono simbiosi tra piante e animali. Le piante mirmecofile producono un nettare fuori dal fiore: le formiche ne sono attratte e molto ghiotte, rispondono al richiamo e ne fanno incetta. In cambio forniscono una strenua e costante protezione dagli erbivori, come se difendessero la propria dispensa.

C’è poi il fagiolo del Perù: se attaccato da acari (vegetariani) secerne delle sostanze volatili che richiamano altri acari (carnivori) che sterminano i vegetariani. La pianta prima riconosce l’aggressore, poi chiama aiuto nella lingua degli acari carnivori.

È lo stesso principio utilizzato dal mais: un insetto ama deporre le larve tra le radici mettendone a rischio la vita. Dal canto suo, la pianta produce una sostanza che richiama dei vermi ghiotti di queste larve. È innegabile che per ottenere risultati simili si debba essere comunicatori eccezionali.

Le piante sembrano conoscere una gran quantità di lingue, soprattutto quando sono in pericolo. Insieme alla difesa, è il sesso l’altro grande affare. Nel prossimo articolo scoprirete quanto serve alle piante conoscere lingue diverse per riprodursi.

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