Dizionario della street art: dai graffiti ai paste up

Come si distingue un murale da un graffito? E cosa sono le tag? Ecco tutte le cose da sapere per un tour artistico urbano alla scoperta delle meraviglie della street art.
Linguaggio Street Art

“È l’umore di chi guarda che dà alla città la sua forma”, diceva Italo Calvino ne “Le città invisibili”.
“Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su. Se ci cammini col mento sul petto, i tuoi sguardi s’impiglieranno raso terra”.

E voi, di quale gruppo fate parte?

Siete tra quelli che camminano velocemente e non alzano mai lo sguardo dai propri piedi, distratti da mille pensieri o al contrario amate conoscere la città “di sotto in su”, osservandone dettagli, muri e colori?

Se vi riconoscete in questa seconda categoria, vi sarà probabilmente già capitato di aver voluto comunicare ai vostri amici la bellezza di un murale, ma di trovarvi in difficoltà: murale o graffito? O forse stencil? Chissà!

Il vocabolario specifico della street art, ossia di tutte le manifestazioni artistiche (legali o illegali) che avvengono in uno spazio pubblico, può apparire a volte un po’ confuso, specialmente quando ci si addentra nelle definizioni delle tecniche più utilizzate che danno nome alle varie sottocategorie. Del resto, lo scenario di cui stiamo parlando è contemporaneo, quindi ancora in continua evoluzione. Ed è proprio da qui che nascono i dubbi.

Per dipanare il caos, abbiamo preparato per voi un elenco essenziale dei termini più conosciuti e citati. Pronti a presentarvi da veri intenditori al prossimo street art tour della vostra città? O, perché no, a fare addirittura da Ciceroni?

Graffiti

In origine facevano parte di questo tipo di arte di strada solo:

  • parole;
  • tag, ovvero i nomi d’arte dei writer;
  • scritte stilizzate, più o meno comprensibili (che quando diventano davvero indecifrabili si dicono wildstyle), realizzate da writer o tagger.

Siamo agli inizi degli anni ’60 e ci troviamo negli Stati Uniti, quando lo studente di Philadelphia Darryl McCray, in arte Cornbread, diventa il primo writer in circolazione, cominciando a taggare i muri della sua città per attirare l’attenzione della ragazza del suo cuore. Negli stessi anni, ma a New York, un ragazzo di origine greca di nome Demetrius decide di lasciare i segni del suo passaggio nella grande mela sotto lo pseudonimo di Taki183 (dove Taki è diminutivo di molti nomi greci e 183 la via in cui Demetrius abita).

Col tempo però cominciano a essere considerati graffiti anche i disegni, tracciati con pennarelli, bombolette spray o con l’aerografo, sui muri, convogli ferroviari e metropolitani (da qui l’espressione “top to bottom“, che si usa per indicare i mezzi di trasporto dipinti in tutta la loro superficie).

Conoscete per caso Gustavo e Otávio Pandolfo, in arte Os Gemeôs, i gemelli brasiliani ormai famosi in tutto il mondo per i loro eccentrici personaggi dalla pelle gialla? In Italia sono noti per il loro murale di Milano, all’Hangar Bicocca, ma i fratelli hanno già dato colore ai muri di Times Square, della Tate Modern ed esposto insieme a Bansky. Fateci caso, potreste riconoscere la scritta gialla del loro nome, o la loro tag, sui muri della vostra città.

Perché parlare proprio di loro per raccontare il mondo dei graffiti, quando i personaggi che ne sono protagonisti sono ormai così tanti da rendere difficile creare una giusta selezione? Perché, per i veri intenditori, non si può parlare di graffiti senza parlare di cultura hip hop. E i Gemeôs, ancora molto prima di graffittare muri, si incontravano per le strade di San Paolo per ballare, pronti a mixare basi rap con dei break.

Cidade Cinza (città grigia) è un bellissimo documentario che racconta la loro storia e descrive lo scenario contemporaneo dei graffiti nella più grande megalopoli brasiliana. Purtroppo è disponibile solo in portoghese, ma la fotografia è unica e parla da sé.

Murales

Sono dipinti di enormi proporzioni eseguiti sui muri esterni degli edifici o affissi su pannelli ben visibili, per lo più a tema socio-politico. Tra i più famosi muralisti del passato spiccano nomi quali quello di Diego Rivera, amore tormentato della pittrice Frida Kahlo. Diego ritrae spesso persone molto umili in situazioni di estrema povertà e ingiustizia, contrapposte agli estremi e ai paradossi della ricchezza.

Parlando invece di artisti contemporanei e, perché no, nostrani, Francesco Camillo Giorgino, più conosciuto come Millo, è ormai noto internazionalmente per i suoi murales in bianco e nero, con tratti di colore, che rappresentano le grandi realtà metropolitane accostate all’umanità e unicità elle persone che le abitano.

I murales (ma anche i graffiti) possono essere realizzati da un solo artista o da un gruppo, detto crew, squadra. Quando un lavoro è molto bello si dice burner (da “it burns”, brucia da quanto è bello) e piece quando è il capolavoro di quell’artista (da masterpiece).

Quali sono quindi le grandi differenze tra graffiti e murales?

  • DIMENSIONI: i murales sono sempre di grandi dimensioni (ma anche un graffito di grandi dimensioni può essere definito murale);
  • LEGALITÀ: i murales sono eseguiti da artisti che per lo più hanno ricevuto il permesso di lavorare su pareti pubbliche, mentre i graffiti sono spesso – anche se non sempre – realizzati senza permesso (per questo a volte si usa la parola throw up o bombing per indicare graffiti eseguiti molto velocemente, per non venire colti in flagrante dalla polizia);
  • PSEUDONIMO: l’autore di un graffito può lavorare spesso sotto pseudonimo, anche come segno di protezione della propria identità. Un muralista difficilmente nasconde il suo vero nome e può avere, oltre a quello, anche uno pseudonimo;
  • MESSAGGIO: i murales generalmente comunicano un messaggio profondo, socio-politico. I graffiti possono voler trasmettere anche solo l’individualità e l’ego di chi li ha realizzati, anche se non sempre.

Come potrete notare, i confini tra queste due categorie sono decisamente labili. Ma fare attenzione a questi quattro punti vi aiuterà a porvi le domande giuste e a capire meglio cosa state osservando.

Stencil

Quando si parla di stencil non ci sono dubbi. L’artista che viene subito in mente è Bansky. La sua identità non è ancora nota e le sue opere riguardano argomenti come la politica, la cultura e l’etica. Non vende fotografie o riproduzioni, ma i banditori mettono all’asta la sua arte, lasciando il problema della rimozione dell’opera nelle mani dell’offerente vincitore.

Lo stencil si ottiene per mezzo di una maschera, realizzata tramite il taglio di alcune sezioni della superficie del materiale utilizzato, in cui viene spruzzata vernice spray per formare un negativo fisico dell’immagine che si vuole creare. Così facendo il colore passerà solo attraverso le sezioni asportate.

Per chi è interessato ad approfondire l’argomento, “Exit through the gift shop” è un film che è stato candidato all’Oscar come miglior documentario nel 2011, realizzato dallo stesso Bansky.

Installation

È un tipo di street art che utilizza oggetti tridimensionali, come ad esempio le tessere del francese Invader (nome tratto dal videogame “Space Invader”), incollate ai muri a formare mosaici che, se visti da lontano, sembrano fatti di pixel.

Esistono diverse tipologie di installazioni, tra le più originali gli yard bombing: fili colorati che ricoprono alberi, cabine telefoniche, pulmini, statue, idranti e qualsiasi cosa presente in una città che voi possiate immaginare. La tecnica nasce nel 2005, quando Magda Sayeg decide di abbellire le maniglie delle porte del suo negozio di abbigliamento decorandole con lavori all’uncinetto. Da quel momento in poi, e dopo l’esordio sulle strade, le opere più importanti approdano nei musei di tutto il mondo, ufficializzando così la nascita di questa nuova arte.

Sticker & paste up

Sono due tecniche diverse, ma che richiedono l’applicazione di adesivi o di fogli, poster o fotografie, che vengono incollati sui muri.

Il primo esempio riconosciuto di sticker art è l’adesivo “Andre the Giant has a posse”, di Shepart Fairey; l’artista è oggi famoso in tutto il mondo per il suo manifesto “Hope”, che riproduce il volto stilizzato di Barack Obama ed è diventato l’icona della sua campagna elettorale.

Una curiosità che riguarda invece i paste up. Lo sapevate che basta un po’ d’acqua, farina e seguire uno dei vari tutorial presenti su internet per realizzare un’efficace colla fai da te uguale a quella utilizzata degli street artist (che si chiama per l’appunto “wheat paste up”, colla di farina)?

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Viviana Venneri
Viviana è una viaggiatrice urbana. Metropolitana, bicicletta, monopattino o All Star? Non importa il mezzo, ma lo stupore che continua a provare percorrendo le vie caotiche della megalopoli in cui vive, San Paolo. Adora osservare le persone, fotografare graffiti, origliare le conversazioni degli altri e scoprire posti nuovi da esplorare. Da inguaribile curiosa, non si stanca di ripetere che per viaggiare non è sempre necessario salire su un aereo. 
Viviana è una viaggiatrice urbana. Metropolitana, bicicletta, monopattino o All Star? Non importa il mezzo, ma lo stupore che continua a provare percorrendo le vie caotiche della megalopoli in cui vive, San Paolo. Adora osservare le persone, fotografare graffiti, origliare le conversazioni degli altri e scoprire posti nuovi da esplorare. Da inguaribile curiosa, non si stanca di ripetere che per viaggiare non è sempre necessario salire su un aereo.