Piovono coltellini! E altri divertenti modi di dire sul tempo in varie lingue

I modi di dire sul tempo più poetici e bizzarri in varie lingue: giusto quello che vi serve per parlare come la gente del posto, dalla nevosa Stoccolma alla soleggiata Sydney.

“Parlare del tempo è l’ultimo rifugio di chi non ha immaginazione”, scriveva Oscar Wilde. Se è così, dobbiamo sentirci tutti sotto accusa: il tempo è un argomento universale di conversazione. A Singapore come a Stoccolma o a Sydney, commentare le condizioni climatiche è un modo classico di… rompere il ghiaccio (tanto per restare in tema).

In ogni lingua troviamo una ricca varietà di modi di dire sul tempo, che rispecchiano sia degli atteggiamenti culturali specifici sia i fenomeni tipici del clima locale. Non stupisce, quindi, che i Paesi del Nord Europa abbiano molte più espressioni idiomatiche sulla neve rispetto all’Indonesia, per esempio. Spesso queste frasi sono legate da un filo comune (l’olandese, il tedesco, l’inglese e le lingue scandinave tendono ad avere modi di dire simili sul tempo), altre invece sono un po’ più bizzarre, come il proverbio turco “non entrare nell’acqua se la buccia dell’anguria non è caduta in mare” (perché non è ancora matura), karpuz kabuğu denize düşmeden suya girilmez.

Un breve accenno va riservato alla frase sul tempo più abusata della lingua inglese, it’s raining cats and dogs, “piovono gatti e cani”. Sulle sue origini esistono molte teorie diverse. È forse un riferimento a Odino, la divinità nordica associata a cani e lupi, o alle streghe, che invece sono associate ai gatti? Oppure al fatto che le piogge forti facevano scivolare cani e gatti dai tetti di paglia dove si erano accucciati? O forse ancora è un’alterazione del termine arcaico francese catadoupe, “cascata”? O è stato Jonathan Swift a coniare questa espressione in una sua poesia del 1710? Non esiste una risposta definitiva. L’unica cosa certa è che si tratta di una frase ormai trita e ritrita, da evitare assolutamente. Se avete imparato l’inglese come seconda lingua e ve l’hanno insegnata a scuola, scordatevela. Non usatela, mai! È una di quelle frasi banali e noiose che rischiano solo di farvi fare una figuraccia.

Perché invece non prendere in prestito dal francese un’espressione decisamente più originale, il pleut comme vache qui pisse, “piove come una mucca che fa la pipì”? O magari la variante portoghese, chover canivete, letteralmente “piovono coltellini”, che spesso è usata anche per enfasi, per dire che una persona non farà qualcosa nem que chova canivete, “nemmeno se piovono coltellini”.

Quando si tratta di ghiaccio, pioggia e neve, i Paesi scandinavi sono ricchi di meravigliose espressioni idiomatiche. In norvegese, ad esempio, per esprimere l’idea che qualcosa è già una faccenda conclusa si dice che è “come la neve dell’anno scorso”, snøen som falt i fjor. In svedese, la neve fa capolino nel monito det som göms i snö, kommer upp i tö, “le cose nascoste nella neve vengono fuori con il disgelo”: prima o poi la verità viene a galla, insomma. Un altro detto svedese più noto è il classico “non esiste il cattivo tempo, ma solo i vestiti sbagliati”, det finns inget dåligt väder, bara dåliga kläder. Per i russi invece, contro il freddo c’è ben poco da fare: quando è particolarmente gelido, si dice che “non si riesce nemmeno a stringere i denti”, зуб на зуб не попадает! Una menzione d’onore a tema invernale va al proverbio turco kar çiftçinin yorganıdır: “la neve è la coperta del contadino” (perché protegge il terreno).

Ed è ancora la lingua turca a offrirci un esempio di pura poesia: Gök ağlamayınca yer gülmez: “se il cielo non piange, la terra non ride”. L’italiano non è da meno, con il classico proverbio in rima rosso di sera, bel tempo si spera (rosso di mattina, il tempo si rovina), che ha un corrispettivo in inglese (e a quanto pare ha anche un fondamento scientifico): red sky at night, shepherd’s delight, red sky in the morning, shepherd’s warning, letteralmente “il rosso di sera è una gioia per il pastore, il rosso di mattina è un avvertimento per il pastore”.

Ma per trovare le espressioni più colorite o, per meglio dire, roventi, dobbiamo spostarci in climi più caldi. Come in India, dove durante la stagione dei monsoni si dice che “piove fuoco”, अग्नि बरस रही है, o in Cina, dove “le nuvole bruciano”, 火云如烧. In Australia, invece, una giornata particolarmente afosa è hotter than a shearer’s armpit”, “più calda dell’ascella di un tosatore di pecore”: chi l’ha detto che gli australiani non sanno essere poetici?

Alcuni modi di dire sono comuni a più lingue: è il caso di ricordare ad esempio che l’espressione inglese like greased lightning (“come un lampo unto”) è probabilmente di origine olandese (als een gesmeerde bliksem) o tedesca (wie ein geölter Blitz). Sono ancora i tedeschi che dobbiamo ringraziare per l’espressione “veloce come un fulmine”, schnell wie der Blitz. Non sorprende certo che abbiano altri modi di dire particolari sulla pioggia: in tedesco, lasciare qualcuno sulle spine è letteralmente lasciarli “in piedi sotto la pioggia”, jemanden im Regen stehen lassen, e l’equivalente dell’italiano “dalla padella alla brace” è “dalla pioggia alle fogne”, vom Regen in die Traufe.

E la prossima volta che qualcuno vi sta dando fastidio, provate a seguire il consiglio degli svedesi e låtsas som om det regnar: non farci caso, letteralmente, “fare finta che stia piovendo”.

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James Lane

James Lane è nato e cresciuto a Sydney, in Australia. Finora ha lavorato come produttore di teatro indipendente, regista e insegnante, a Berlino e Hanoi. Ha scritto articoli su temi culturali e linguistici per NPR Berlin, Newer York Press, ExBerliner e Babbel. Ora vive a Delhi, dove lavora con bambini svantaggiati per affrontare problematiche legate all'ambiente usando radio, film e narrativa.

James Lane è nato e cresciuto a Sydney, in Australia. Finora ha lavorato come produttore di teatro indipendente, regista e insegnante, a Berlino e Hanoi. Ha scritto articoli su temi culturali e linguistici per NPR Berlin, Newer York Press, ExBerliner e Babbel. Ora vive a Delhi, dove lavora con bambini svantaggiati per affrontare problematiche legate all'ambiente usando radio, film e narrativa.