Sia che stiate seguendo le partite del torneo 6 Nazioni, sia che non abbiate la più pallida idea di che cosa sia un mediano di mischia, sicuramente in questi giorni vi sarà capitato di aver acceso la televisione o di aver aperto la pagina sportiva di un giornale e di aver sentito parlare di rugby, la disciplina definita da Henry Blaha come “lo sport bestiale giocato da gentiluomini” (a ruffian’s game played by gentlemen).
Il famoso torneo 6 Nazioni, infatti, sta avendo luogo proprio in questo periodo in diversi stadi europei e gli appassionati non parlano d’altro. Se siete semplicemente curiosi e avete voglia di scendere in campo in mezzo al fango (metaforicamente) ma avete paura di non capirci nulla, ecco un glossario minimo di terminologia da amanti della palla ovale.
🏉 Torneo 6 Nazioni
Partiamo dalle basi: che cos’è di preciso il torneo 6 nazioni e dove si gioca?
Per quanto riguarda l’emisfero Nord, si tratta del più importante torneo annuale di rugby a 15 (cioè, come potete intuire, con le squadre composte da 15 giocatori) e si disputa dal 1883. All’inizio erano coinvolte esclusivamente squadre inglesi e solo successivamente si aggiunsero Francia e Italia.
Le squadre partecipanti oggi sono, appunto, le Nazionali di 6 stati – Italia, Francia, Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda – che giocano una contro l’altra solo una volta in tutto il torneo (ogni squadra, quindi, disputerà 5 partite in tutto), alternandosi la possibilità di giocare in casa ogni anno e ricevendo 4 punti per ogni vittoria, 2 per il pareggio e 0 per la sconfitta, con punti bonus per specifiche situazioni delineate dal nuovo regolamento adottato nel 2017 (ad esempio, un numero particolare di mete segnate in una partita).
La nazione che detiene il record assoluto di vittorie è l’Inghilterra (con 38 medaglie), mentre l’Italia non ha mai vinto dall’anno della sua ammissione ufficiale (il 2000).
🏉 Cucchiaio di legno
Il “cucchiaio di legno” (wooden spoon) è probabilmente il premio meno ambito della storia dello sport: viene consegnato, infatti, alla squadra che arriva ultima in classifica. L’origine di questo premio simbolico risale a una tradizione universitaria di Cambridge che prevedeva appunto il cucchiaio di legno in regalo per lo studente del corso con i voti più bassi. L’Italia ne ha vinti 13 (su 18 tornei disputati).
🏉 Imbiancata
Da non confondere con il cucchiaio di legno, la cosiddetta “imbiancata” (whitewash) è conosciuta in italiano anche con l’espressione “andare in bianco” e non si usa solo in ambito rugbistico. È abbastanza intuitiva e certamente non suggerisce nulla di positivo. Nel caso dei tornei a 15 come il 6 Nazioni, il “drammatico” riconoscimento viene conferito alla squadra che perde tutte e cinque le partite in programma.
🏉 Terzo tempo
Il terzo tempo non è un’ulteriore fase di gioco, bensì un momento di fair play che dice molto sullo spirito di questa disciplina sportiva. Consiste infatti in un incontro conviviale in cui le squadre avversarie, dopo aver disputato la partita – spesso in compagnia di amici, familiari e tifosi – si trovano a bere e mangiare assieme e, più in generale, a socializzare e mettere da parte le tensioni che potrebbero essersi create durante le rocambolesche (e a volte anche violente) partite. Non è bellissimo trovarsi a brindare tutti insieme in una specie di festa senza distinzioni di maglie e nazionalità?
🏉 Palla ovale
La forma ovale del pallone di rugby è inconfondibile e siamo sicuri che tutti, anche i meno esperti, riuscirebbero a distinguerla. Quello che molti non sanno è che la forma dei palloni è dovuta al materiale originale che veniva utilizzato per fabbricarli alla fine del Diciottesimo secolo: in assenza di alternative, i palloni da rugby erano infatti delle semplici vesciche di maiale gonfiate la cui forma, appunto, era allungata. La silhouette è rimasta pressoché inalterata (anche se oggi vengono usati altri materiali, come il cuoio e la plastica) poiché l’ovale si presta particolarmente bene ai passaggi di mano (rigorosamente all’indietro).
🏉 Mischia
La “mischia” (scrum) rappresenta l’apoteosi del contatto fisico tra giocatori, nonché la quintessenza dello sport. Non a caso ci sono varie espressioni nella lingua parlata di tutti i giorni che hanno a che fare proprio con questo particolare momento di gioco. “Gettarsi nella mischia” vi dice qualcosa? Scommettiamo che, dopo aver letto questo articolo, userete l’espressione con un altro spirito?
La “mischia chiusa” viene effettuata quando un giocatore lancia la palla in avanti – cioè verso la meta avversaria – con le mani (e non con un calcio, passaggio invece permesso) e quindi commette un’infrazione. Quando questo succede, per riprendere il gioco, l’arbitro ordina a 16 giocatori (8 per squadra) di disporsi in due schieramenti contrapposti; lo scopo è quello di riconquistare la palla inserita al centro della mischia da parte del mediano.
Se questa spiegazione vi sembra troppo astratta, ecco un video di mischie tra i giocatori italiani e i mitici All Blacks neozelandesi. L’espressione inglese no scrum no win (“se non ti getti nella mischia, non vinci”) è davvero adatta a descrivere questa situazione.
🏉 Mettere la palla in cassaforte
La mischia può avvenire anche in altre fasi di gioco, ad esempio quando i giocatori si raggruppano e avanzano tutti assieme verso la linea di meta. In questi casi, in italiano si dice “mettere la palla in cassaforte”, riferendosi chiaramente agli implacabili giocatori che non hanno nessuna intenzione di farsi rubare la palla dagli avversari. Esistono espressioni simili anche in francese, come aller au charbon (“andare a raccogliere carbone”, quindi “sporcarsi le mani”) e mettre le bleu de chauffe, che si riferisce al colore blu della tuta degli operai.
🏉 Ruck
Il ruck (o “mischia spontanea”) è quella situazione di gioco in movimento che si verifica quando i giocatori si contendono il pallone a terra e si trovano allo stesso tempo a contatto con gli avversari e legati ai compagni con le braccia. La palla può essere toccata solo con i piedi e passata ai giocatori che si trovano più indietro.
🏉 Meta
La “meta” (try) è sicuramente la parola più famosa di questa lista e non ha probabilmente bisogno di spiegazioni: “meta”, del resto, si usa normalmente nella lingua italiana con numerose altre sfumature. Nel rugby, la meta consiste nell’appoggiare la palla ovale nell’area di meta avversaria con l’obiettivo di guadagnare punti.
🏉 Placcaggio
Il placcaggio, altro momento iconico del rugby, si verifica nel momento in cui un giocatore, con l’intento di fermare l’avversario in possesso di palla e diretto verso la meta, lo butta a terra e lo obbliga a lasciare il pallone. A seconda dello stile di placcaggio, si parla di chop tackle (placcaggio ad altezza delle cosce) o di choke tackle (placcaggio nella metà superiore del corpo). In quest’ultimo caso, l’obiettivo non è quello di buttare a terra l’avversario, ma di fare in modo che un compagno possa recuperare la palla.
🏉 Falli, varie ed eventuali
Essendo il placcaggio generalmente piuttosto violento, il Regolamento Federale indica come falli alcune variazioni pericolose di questo momento di gioco.
Sono vietati i placcaggi al collo (le cosiddette “cravatte”) e i placcaggi “a ribaltare” (in francese cathédrale), che avvengono quando il placcato viene sollevato completamente da terra e lasciato ricadere a testa in giù.
Tra gli altri falli indicati dal regolamento, troviamo la “forchetta” – cioè mettere le dita negli occhi degli avversari – e gli sgambetti con i piedi. Con le mani, invece, è possibile colpire gli avversari a caviglie e polpacci con l’obiettivo di farli cadere. Questa azione, in gergo, è conosciuta come “francesina”. Il “frontino” si ottiene invece respingendo l’avversario con una mano protesa in avanti, e – a meno che non spunti una “forchetta” – non è fallo.
🏉 Cosa succede dopo un fallo?
La squadra che l’ha subito, naturalmente, riprende il gioco da una situazione di vantaggio.
L’arbitro può concedere un calcio di punizione dal punto del campo in cui il fallo è avvenuto (con conseguenti punti in caso di goal), oppure può far iniziare la “mischia ordinata” (che vi abbiamo spiegato prima) o stabilire la rimessa laterale, anche conosciuta come touche.
🏉 Touche
La touche (in inglese line-out) è la rimessa laterale del pallone che avviene nel punto della linea laterale dalla quale la palla era precedentemente uscita. Questa azione di gioco è particolarmente spettacolare perché in alcune fasi termina con il sollevamento di un giocatore da parte dei compagni per il recupero del pallone.
🏉 I calci: grubber, campanile e drop
Il rugby è uno sport che si gioca con le mani e con i piedi: con le mani è possibile passare la palla ai compagni, ma solo all’indietro (cioè non verso la linea di meta avversaria) e si possono anche fare gli sgambetti (le “francesine” di cui vi parlavamo prima). Ma è possibile anche calciare il pallone? Certo, e i calci si differenziano a seconda dello stile.
Il grubber è un calcio rasoterra che, a causa dell’irregolarità del pallone, ha una traiettoria imprevedibile e rende difficoltoso il recupero della palla da parte degli avversari.
Il “campanile” o “palla a candela” (up and under) è un calcio con una parabola molto alta (una specie di pallonetto), che permette a chi ha calciato di avere il tempo di correre nel punto di caduta e di recuperare la palla per passarla a un compagno.
Il drop consiste in un calcio che avviene subito dopo un rimbalzo e che ha come obiettivo la porta avversaria. Si può segnare in qualsiasi momento del gioco e, come la meta, fa guadagnare punti alla squadra che lo segna.
Oltre al già citato calcio di punizione, nel rugby si parla anche di “calcio di trasformazione”, ossia quel tiro coi piedi a cui ha diritto una squadra dopo aver segnato una meta.
🏉 Sin Bin
La “panca delle penalità” (la traduzione letterale, tuttavia, è “panca del peccato”) è un’area al di fuori del campo dove sono costretti a sostare i giocatori che hanno commesso un fallo o si sono macchiati di comportamento antisportivo ai quali viene mostrato il cartellino giallo e imposta un’espulsione temporanea di 10 minuti, durante i quali la squadra deve giocare con un uomo in meno.