Una delle prime cose che si imparano nella propria lingua madre è l’alfabeto. Non sarete quindi sorpresi di sapere che, quando si impara il polacco, si inizia proprio con l’apprendimento del suo alfabeto, che pur essendo molto simile all’alfabeto italiano, non è identico. Imparare le lettere e la pronuncia dell’alfabeto polacco vi aiuterà a migliorare considerevolmente la comprensione della lingua.
L’alfabeto polacco
L’alfabeto polacco utilizza le lettere latine. È composto da 32 lettere, di cui 9 provviste di segni diacritici (segni aggiunti a una lettera per modificarne la pronuncia o per distinguere il significato di parole simili). Si tratta delle lettere Ą, Ć, Ę, Ł, Ń, Ó, Ś, Ź e Ż, la cui pronuncia è una delle peculiarità della lingua polacca. Di seguito troverete esempi di queste lettere all’interno di una parola:
ą — pąk (germoglio)
ć — ćma (falena)
ę — gęś (oca)
ł — łoś (alce)
ń — koń (cavallo)
ó* — bóg (dio)
ś — ktoś (qualcuno)
ź — paź (ottobre)
ż — nóż (coltello)
*A cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, la pronuncia di U e Ó non ha subito grandi variazioni. In precedenza, la pronuncia di Ó era più vicina alla O.
Curiosità: per definire una persona altezzosa si possono combinare due di queste lettere, nel suono “ę ą”. Questa combinazione deriva probabilmente dalla convinzione che i membri dell’alta borghesia pronunciassero le vocali nasali in modo estremamente marcato (un po’ come chi parla in corsivo in italiano).
Pronunciare l’alfabeto polacco
Oltre a conoscere l’aspetto delle lettere, sarà utile sapere come pronunciarle. La pronuncia del polacco non è proprio una passeggiata: le lettere dell’alfabeto polacco, infatti, si possono dettare in diversi modi.
A — a
Ą — ą, a con la coda (A z ogonkiem)
B — be
C — ce
Ć — ci (e), ce con il trattino (o accento acuto)
D — de
E — e
Ę — ę, e con la coda
F — ef
G — gie
H — ha (h aspirata)
I — i
J — jot
K — ka
L — el
Ł — eł, molto simile a una u (L z kreska)
M — em
N — en
Ń — eń, cioè gn (N z kreska)
O — o
Ó — ó, u chiusa (U zamkniete)
P — pe
Q — ku, lettera non propria dell’alfabeto polacco, ma utilizzata in termini stranieri (come J o K in italiano, ad esempio)
R — er
S — es
Ś — eś, (S z kreska), come la “sc” di “sci”
T — te
U — u, u open (U otwarte)
V — fał
W — wu
X — iks, si veda la lettera V e Q
Y — y
Z — zet, come la ‘s’ di ‘rosa’
Ź — ziet, cioè la zet con accento acuto (Z z kreska), talvolta zi
Ż — żet, cioè zet con il punto (Z z kropka), a volte ży
Curiosità sulla pronuncia del polacco
Secondo l’Accademia delle Scienze polacca, la lettera più comune dell’alfabeto polacco è la A, seguita dalle lettere E e O. La consonante più frequente nelle parole è la Z, che, nonostante non sia frequente tanto quanto le vocali, è molto più utilizzata rispetto all’italiano.
La popolarità della “z” è legata alla sua presenza nei digrammi della lingua polacca. SI tratta di CH, CZ, DZ, DŹ, DŻ, RZ e SZ. Sebbene un diagramma sia composto da due segni, la loro pronuncia avviene come un unico suono.
ch — chwast (erba)
cz — czapka (cappello)
dz — dzban (carraffa)
dź — dźwig (gru)
dż — dżem (marmellata)
rz — rzeka (fiume)
sz — szept (scrittura)
A volte le lettere appena elencate non formano un digramma. Ecco alcune eccezioni in cui queste lettere devono essere pronunciate separatamente.
- nadzwyczajny (straordinario)
- budżet (budget)
- odżywianie (alimentazione)
- marznąć (congelamento)
I diacritici e i digrammi non sono gli unici tratti distintivi della lingua polacca. Un’altra caratteristica è la palatalizzazione, ovvero l’ammorbidimento delle consonanti per mezzo della vocale I.
ci — ciasto (torta), suona come ć
ni — niski (basso), suona come ń
si — sikorka (cinciallegra), suona come ś
zi — zima (inverno), suona come ź
Ebbene sì, a volte la pronuncia del polacco può essere un po’ problematica… provare per credere! Leggete ad alta voce i seguenti scioglilingua:
- W Szczebrzeszynie chrząszcz brzmi w trzcinie. (A Szczebrzeszyn, lo scarabeo suona nelle canne.)
- W czasie suszy szosa sucha. (Durante la siccità, l’autostrada è arida)
- Król Karol kupił królowej Karolinie korale koloru koralowego. (Re Carlo comprò alla regina Carolina delle perline color corallo.)
Anche per i polacchi è difficile pronunciarli correttamente, quindi non preoccupatevi se perdete la lingua a metà strada. Non importa se non siete impeccabili, gli scioglilingua sono comunque un modo divertente per esercitare attivamente alcuni aspetti ostici della lingua.
Questo articolo è apparso originariamente nell’edizione polacca di Babbel Magazine.