Vi siete mai chiestə se la lingua tedesca (d’ora in poi “alto tedesco”, traduzione di “Hochdeutsch”), come la conosciamo, sia uno dei tanti dialetti tedeschi che esistono in Germania? Prima di addentrarci nei dettagli, iniziamo chiarendo alcuni termini.
Akzent (accento), Dialekt (dialetto) o Mundart (lingua vernacolare)?
Il termine Akzent (accento) indica le abitudini e la pronuncia di parole o frasi nella propria e in altre lingue. Per esempio, se una persona madrelingua italiana, mentre parla in inglese, pronuncia la [th] inglese come una semplice [d], è a causa del suo accento italiano.
Allo stesso modo, una persona madrelingua tedesca può provenire dalla Baviera (regione tedesca situata a sud della Germania) e parlare il suo Dialekt (dialetto) regionale, cioè una varietà linguistica del tedesco standard diffusa nella sua regione.
In questo caso, la persona madrelingua tedesca avrà un accento bavarese in tedesco, così come una persona madrelingua italiana, proveniente dalla Toscana, avrà un accento toscano quando parla in italiano.
Mentre l’accento si riferisce principalmente alla pronuncia, i dialetti si manifestano anche nella grammatica e nel lessico. Per capire più da vicino la differenza di lessico tra i dialetti della lingua tedesca, diamo un’occhiata alla denominazione della parola “pane” (Brot).
In base alla regione, vengono utilizzati nomi diversi, come ad esempio: “Brötchen” (nelle regioni a centro-nord della Germania), “Bemme” (in Sassonia, regione situata a centro-est della Germania), “Schrippe” (Berlino), “Semmel” (nelle regioni a centro-sud della Germania).
Insomma, un po’ come si fa anche nei vari dialetti italiani per definire quel prodotto da forno che si mangia a colazione… a proposito, voi come lo chiamate? Croissant, brioche, cornetto, o in altri modi ancora?
Nel diciannovesimo secolo il linguista tedesco Jacob Grimm (esatto, uno dei fratelli Grimm!) cercò di suddividere i dialetti tedeschi in due principali categorie: “Dialekten“, ossia dialetti su larga scala e “Mundarten“, cioè dialetti su piccola scala. Tuttavia, questa distinzione non è stata accettata e, oggi, i termini “Dialekt” e “Mundart” (lingua vernacolare) sono interscambiabili e usati come sinonimi.
Illustrazione di Theresa Grieben.
E ora la parte controversa: che cos’è l’alto tedesco (Hochdeutsch)?
”Non hai affatto un dialetto, parli un alto tedesco davvero bello e pulito!”. Ho ricevuto questo complimento molte volte nella mia vita, ma, da linguista, non riesco ad accettarlo. I motivi sono due.
Tedesco standard, non alto tedesco!
Il primo motivo mi rende una “Krümelkackerin” (significato letterale: una persona che caca briciole; significato figurato: una persona pedante) – o, come direbbero gli svizzeri, “Tüpflischisserin” (stesso significato di “Krümelkackerin”). In tedesco si utilizza spesso ed erroneamente il termine “alto tedesco” (Hochdeutsch) per intendere il tedesco ufficiale, in realtà il termine corretto è “tedesco standard”.
Con tedesco standard si intende, infatti, il risultato della standardizzazione della lingua tedesca. È il tedesco che viene generalmente considerato “corretto” e “privo di dialetti”, anche se entrambi i termini sono linguisticamente molto discutibili.
In prima battuta, i problemi legati alla standardizzazione della lingua tedesca derivano dal fatto che in Germania non esiste alcun organismo che stabilisca le regole di un’unica grammatica e pronuncia tedesca – come l’Académie française ad esempio, regolamenta il francese standard.
Il Duden (uno dei principali dizionari della lingua tedesca) è spesso considerato la fonte regolatrice della lingua tedesca. Tuttavia, gli stessi redattori del Duden sostengono di non aver mai standardizzato la lingua tedesca, ma di averla solo mappata in modo oggettivo, registrando l’uso che i madrelingua tedeschi fanno della lingua.
La mancanza di un organo unico di regolamentazione della lingua tedesca fa sì che non esista un tedesco “corretto” per tutta la popolazione. Inoltre, sebbene l’alto tedesco ufficiale esista attraverso i regolamenti di servizio per i dipendenti pubblici (quindi anche per gli insegnanti della pubblica amministrazione) e per gli impiegati del servizio pubblico, un privato può comunque scrivere e parlare il tedesco che preferisce.
In altri contesti, come quelli editoriali, le redazioni interne regolano l’ortografia da utilizzare, che può discostarsi dalle attuali “disposizioni” del Duden o dall’alto tedesco comunemente parlato. Differenze frequenti sono, ad esempio, la maiuscola o la minuscola nell’utilizzo del pronome personale “du” (tu) e i gruppi consonantici (o la loro “elisione”), come avviene nella parola “Schifffahrt” (navigazione).
Essendo poi il tedesco parlato in Austria, Svizzera e Germania, ognuno di questi Paesi ha la sua versione del tedesco standard.
Ma il tedesco standard è il tedesco “corretto”, no?
No, le lingue standard non sono necessariamente più logiche o precise dei dialetti. Anzi, spesso è vero il contrario, perché i parlanti dei dialetti sono meno interessati alla lingua “giusta” o “sbagliata” e tendono ad essere più spontanei nell’esprimersi.
Peraltro, anche la pronuncia standardizzata si basa su selezioni arbitrarie di una pronuncia “corretta” e non considera la variante che più si avvicina alla versione scritta. Ad esempio, la pronuncia “senza dialetto” della parola numerica “vierzig” (quaranta) è [virzich] con le due [i] corte e [ch] a fine parola. Non ci credete? Ascoltate la pronuncia nel sito web del Duden. Alcune pronunce dialettali di “vierzig” sono più aderenti all’ortografia: con una [i] lunga e una [g] a fine parola. A questo punto, avrete forse notato che nemmeno nel secondo esempio la parola viene pronunciata esattamente com’è scritta: la “e”, infatti, è muta, perché secondo la convenzione ortografica tedesca indica semplicemente che la “i” precedente è da pronunciare più lunga.
Senza fare moralismi, è comunque problematico considerare il tedesco standard come migliore, più corretto o come unica variante linguistica valida – allo stesso modo dell’italiano standard.
Sarebbe allora il caso di non avere un tedesco standard e parlare solo dialetti?
Sebbene le varianti regionali possano essere molto interessanti, l’argomento a favore della standardizzazione è che consente la comunicazione tra i parlanti di dialetti diversi in tutta la Germania. Fino alla fine del Medioevo, la lingua franca parlata in Germania era il latino e il dialetto era ampiamente parlato da tutta la popolazione.
Le differenze, a volte abissali, tra i parlanti dei vari dialetti, vennero alla luce con la traduzione della Bibbia da parte di Lutero e con la stampa dei libri. Occorreva dare vita a un tedesco uniforme e universalmente comprensibile per vendere più copie possibili – strategie di marketing già nel Medioevo?
Scherzi a parte, a questo punto la domanda sorge spontanea: non sarebbe forse più semplice considerare il tedesco standard come una lingua franca, piuttosto che come l’unica versione della lingua tedesca superiore ai dialetti? E, a proposito di dialetti, che cos’è allora l’”l’alto tedesco”?
Ecco svelato l’arcano: la distinzione tra il “tedesco standard” e l’”alto tedesco” è importante perché il termine “alto tedesco” indica, in realtà, un gruppo di dialetti della lingua tedesca!
Quali sono i dialetti tedeschi?
Generalmente, i dialetti tedeschi si dividono in alto e basso tedesco (“Hochdeutsch” e “Niederdeutsch”). Alto (hoch) e basso (nieder) non sono considerati attributi valutativi in questo caso, ma si limitano a denotare i dialetti delle “terre alte” e delle “terre basse”, cioè il sud montagnoso e il nord pianeggiante della Germania.
Contrariamente a quanto suggerisce la denominazione, i dialetti non sono stati classificati solo sulla base della loro posizione geografica – perché, come ben sappiamo, la lingua non sempre aderisce ai confini naturali o politici di un Paese.
Come vengono suddivisi i dialetti tedeschi?
Come parametro di riferimento si può considerare la misura in cui l’area è stata interessata dalla cosiddetta “seconda rotazione consonantica”. Con rotazione consonantica si fa riferimento a un fenomeno di mutamento linguistico (nello specifico fonetico) che può verificarsi nel corso dello sviluppo di una lingua. Le consonanti si trasformano così, secondo regole precise, in consonanti diverse.
La seconda rotazione consonantica avvenne intorno al sesto o settimo secolo e interessò principalmente le consonanti [p], [t] e [k] (definite anche occlusive sorde). Non prendete paura, sembra tutto molto teorico e complicato all’inizio, ma con qualche esempio diventerà subito più chiaro.
- Attraverso la rotazione consonantica, [p] è diventata [pf] o [f]. Ad esempio, la parola [appel] è diventata [Apfel] (mela), la parola [schip] è diventata [Schiff] (barca).
- La consonante [t] è cambiata in [s] e [ts] (che suona come una [z]). Per questo motivo, i parlanti del nord della Germania continuano a dire [dat], [wat] e [Water] come facevano prima della rotazione consonantica, mentre i parlanti della Germania del sud dicono [was], [das] e [Wasser].
- Il suono [k] si è trasformato nella fricativa [ch], [ik] è diventato [ich] e [maken] è diventato [machen] (fare). Questo tipo di rotazione consonantica si può notare soprattutto in Svizzera, dove anche il suono [k], posto a inizio parola, viene pronunciato come [ch], la parola [Kind] (bimbo/a) suona come [Chind].
Come si può già notare da questi esempi, le “terre basse” della Germania (dove si parla “Niederdeutsch” – basso tedesco) rimasero in gran parte inalterate dalla seconda rotazione consonantica, mentre i dialetti delle “terre alte” della Germania (dove si parla “Hochdeutsch” – alto tedesco) vennero colpiti in misura diversa.
I dialetti dell’alto tedesco possono essere ulteriormente suddivisi in “medio tedesco” (Mitteldeutsch) e “tedesco superiore” (Oberdeutsch). Da questo si può dedurre che la suddivisione dei dialetti si basa su alcune ricorrenze linguistiche, come nel caso delle rotazioni consonantiche.
Quali sono alcuni esempi di dialetti del basso, medio e alto tedesco?
Nell’area di lingua basso-tedesca sono relativamente evidenti dialetti settentrionali come lo “Schleswigisch” (dialetto parlato nell’ex Ducato di Schleswig), l'”Holsteinisch” (dialetto dello Holstein) e l'”Ostfriesisch” (frisone orientale), ma anche dialetti più centrali come il “Märkisch Platt” (dialetto brandeburghese, parlato nella marca del Brandeburgo – situata a nord-est della Germania) o il “Südniederfränkisch” (chiamato anche “Limburgisch” – limburghese), parlato nella Renania Settentrionale-Vestfalia (regione situata nella Germania nord occidentale) intorno alle città di Mönchengladbach, Düsseldorf, fino a Krefeld e nel sud di Duisburg. Come suggerisce il nome, il “Limburgisch” (limburghese) è parlato anche nel Limburgo olandese (provincia situata a sud dei Paesi Bassi) e nel Limburgo belga (provincia situata a nord est del Belgio).
L’area dialettale del medio tedesco comprende zone come Colonia (“Ripuarisch” – dialetto ripuario), Assia (“Hessisch” – dialetto assiano), ma anche Erfurt (“Thüringisch” – dialetto turingio), Dresda (“Obersächsisch” – alto sassone) e Bautzen (“Schlesisch-Lausitzisch” – slesiano-lusaziano). Per inciso, anche Berlino si trova nell’area dialettale del medio tedesco, ma si tratta di un “Metrolekt” (un dialetto metropolitano), cioè di una lingua cittadina che è un misto di diversi dialetti (principalmente del medio e basso tedesco).
L’area di lingua alto-tedesca si estende all’incirca dalla Franconia (regione situata al centro della Germania) all’Austria e alla Svizzera. I dialetti più importanti sono probabilmente il “Bairisch” (bavarese o “Ostoberdeutsch”, alto tedesco orientale), l’“Alemannisch” (alemanno o “Westoberdeutsch”, alto tedesco occidentale) e il “Fränkisch” (dialetto francone o “Nordoberdeutsch” – alto tedesco settentrionale).
Quanti dialetti tedeschi esistono?
È difficile stabilire con esattezza quanti dialetti appartengano ai grandi gruppi linguistici del basso, medio e alto tedesco. Questo perché, oltre ai criteri linguistici, ci sono anche quelli politici: oltre alla Germania e alle zone limitrofe, ci sono delle isole linguistiche tedesche in Italia, Polonia, Slovenia o Ucraina, solo per citarne alcune.
Come ci comportiamo con la lingua lussemburghese: è considerata un dialetto del tedesco o una lingua a tutti gli effetti? Che dire del “Plautdietsch” parlato nell’America centrale e meridionale, dell’olandese della Pennsylvania o del tedesco del Texas nell’America settentrionale?
Queste varianti sono già di per sé lingue o varietà dialettali della lingua tedesca? Se da un lato domande di questo tipo complicano le cose, dall’altro mettono in evidenza una delle principali caratteristiche delle lingue: ogni lingua vive, cambia e respira. Si presenta in molti colori e sfaccettature ed è proprio questo che rende l’apprendimento delle lingue così interessante.
Dialetti tedeschi: una panoramica attraverso alcuni esempi
Come abbiamo visto, i dialetti tedeschi si dividono essenzialmente in “Hochdeutsch” e “Niederdeutsch” (alto e basso tedesco).
Per riassumere, ecco una sintesi dei principali dialetti tedeschi parlati in Germania:
- Area linguistica del basso tedesco (Niederdeutsch): Schleswigian (dialetto parlato nell’ex Ducato di Schleswig), Holstein (dialetto dello Holstein) e frisone orientale (Ostfriesisch), Märkisch Platt (dialetto brandeburghese), basso francone meridionale (Südniederfränkisch)
- Area linguistica del medio tedesco (Mitteldeutsch): Ripuarisch (dialetto ripuario), Hessisch (dialetto assiano), Thüringisch (dialetto turingio), Obersächsisch (alto sassone), Schlesisch-Lausitzisch (slesiano-lusaziano)
- Area di lingua alto-tedesca (Hochdeutsch): Bairisch (bavarese), Alemannisch (alemanno), Fränkisch (dialetto francone)
Questo articolo è apparso originariamente nell’edizione tedesca di Babbel Magazine.