Meglio la versione doppiata o quella originale? Accenti e dialetti nei film

Come sono stati usati gli accenti nei vari film e come sono stati resi nelle versioni doppiate? Diamo un’occhiata assieme.

Illustrazione di Anna-Maria Jung

Originale o doppiato?

Quando si tratta di stabilire come trascorrere il sabato sera, la scelta del film non è l’unica ardua.
Eh sì, bisogna decidere se guardare una pellicola d’epoca oppure una appena uscita in DVD, se mangiare pop-corn oppure una pizza direttamente dal cartone, se sia meglio un film drammatico oppure una divertente commedia… ma non solo.
La vera guerra inizierà nel momento in cui ci si troverà in disaccordo su un punto davvero fondamentale: è meglio un film in lingua originale o doppiato?
Voi che cosa ne pensate? Siete del partito di quelli che detestano i sottotitoli oppure appartenete alla numerosa schiera di puristi della versione originale, con tutte le sue inflessioni e sfumature?
Aspettate a rispondere.
Continuate a leggere e siamo sicuri che, giunti al termine dell’articolo, non avrete più alcun dubbio.

Accenti e dialetti… dimenticati

Partiamo da questa semplice domanda: lo sapevate che, nella maggior parte dei film Disney in lingua originale (l’inglese), i cattivi hanno quasi sempre l’accento britannico?
No?
Chiaro: nella versione doppiata in italiano questa differenza non si coglie perché, molto semplicemente… non esiste. Viene “cancellata” in fase di doppiaggio perché, se da un lato è molto facile far parlare un personaggio con l’accento inglese (tipo “Stanlio e Ollio”, tanto per fare un esempio), dall’altro è estremamente difficile — per non dire impossibile — far comprendere al pubblico se si tratti di inglese americano oppure del Regno Unito.

Lo stesso fastidioso inconveniente si verifica con la celebre serie tv “Il Trono di Spade” (“Game of Thrones”): malgrado sia ambientata in un paese immaginario (“Westeros”), gli autori inglesi hanno scelto di far parlare i protagonisti con accenti britannici facilmente distinguibili nella serie in lingua originale.
Ed ecco che il valoroso Ned Stark parla con un accento tipico del Nord e identificabile con quello della città di Sheffield, mentre la cadenza di sua moglie Catelyn è inconfondibilmente dal sud dell’isola.
La scelta di questi accenti è dovuta al fatto che, anche nella saga, i personaggi provengono da determinate parti del regno e quindi diventa molto più facile per gli spettatori stabilire da quali, grazie all’identificazione con regioni diverse della Gran Bretagna.
La serie doppiata in italiano, purtroppo, sorvola su queste differenze: i personaggi parlano tutti nello stesso identico modo.
Peccato, vero?

Andiamo avanti: nella versione originale del celebre film “Bastardi senza gloria” (“Inglourious basterds”) di Quentin Tarantino vengono parlate almeno quattro lingue diverse: francese, tedesco, italiano e inglese.
Grazie al sapiente uso dei sottotitoli, nel film non doppiato i “salti” di lingua da un personaggio all’altro hanno perfettamente senso e rendono la storia ancora più avvincente.
Che cosa succede, invece, nella versione italiana?
Il tenente Archie Hicox (interpretato da Michael Fassbender) è un inglese che parla perfettamente tedesco e che finge di essere un soldato delle SS.
Nella versione originale ha un’inflessione marcatamente britannica quando parla in inglese e, quando conversa in tedesco (come nella celebre scena del pub), ha un leggero accento inglese.
Ha senso, non è vero? Dopotutto si tratta di un inglese che parla in tedesco.
In italiano questa sfumatura si perde, dal momento che il tenente viene doppiato senza alcuna inflessione inglese.
Difficile spiegarsi il perché di una tale scelta, anche considerando il fatto che altri personaggi, vengono doppiati in italiano con un accento straniero (ad esempio il soldato tedesco Friedrich Zoller, il Colonnello Hans Landa e Bridget Von Hammersmark) e, tanto per aumentare la confusione, a volte parlano tra di loro in tedesco — sottotitolati — e a volte in italiano con un’inflessione straniera.

Ancora: ricordate la celeberrima — ed esilarante — scena in cui tre “bastardi” vengono presentati come amici italiani della bella Bridget Von Hammersmark e intavolano un paradossale dialogo con il terribile Hans Landa?
Bene, nella versione tradotta, per motivi che proprio non riusciamo a spiegarci, si fingono siciliani (nel film originale non si fa menzione della precisa parte d’Italia da cui provengono) e dicono cose completamente diverse!
… Quanta confusione, vero? Non sarebbe molto più semplice guardare la versione originale del film?

Possibili soluzioni ad un doppiaggio… infelice

Come si potrebbero risolvere questi antipatici inconvenienti di doppiaggio?
Ci sono diverse soluzioni e l’esempio di “My Fair Lady” rappresenta un’alternativa abbastanza accettabile.
Ricordate la trama del film? Il professor Higgins (interpretato da Rex Harrison) scommette con un amico che riuscirà a trasformare la fioraia Eliza Dolittle (interpretata da Audrey Hepburn) in una dama di classe.
Nel film originale, Eliza parla il dialetto cockney.

In Italia, la parlata dialettale tipica dei sobborghi londinesi è stata resa con un accento popolare non ben definito, costituito da un misto di diversi dialetti del Sud Italia in cui si trovano tracce di napoletano, pugliese e ciociaro.
Un espediente simile viene utilizzato anche in “Snatch – Lo strappo”: il “cockney” di Mickey O’Neil (interpretato da Brad Pitt) viene reso con la creazione di un linguaggio inventato quasi incomprensibile.
Allo stesso modo, nella famosa serie animata “I Simpson”, anziché eliminare totalmente le differenze nelle parlate — nella versione originale i personaggi hanno accenti provenienti da diverse parti degli Stati Uniti e di altri paesi anglosassoni come la Scozia e l’Irlanda — i doppiatori hanno scelto di utilizzare i diversi dialetti italiani.
L’accento spagnolo de “Il gatto con gli stivali”, infine, viene trasposto in tutte le lingue (il doppiatore è Antonio Banderas nella versione italiana, inglese e spagnola) e, nel caso del paese iberico, viene addirittura enfatizzato dalla scelta del dialetto andaluso.

Ne vale davvero la pena?

Il doppiaggio è complicato. Su questo punto siamo tutti d’accordo.
L’atmosfera di un film è data anche dai suoni, dalle cadenze e dalla musicalità delle varie lingue, e cercare di tradurla nel modo migliore è essenziale perché il film mantenga la sua “magia” e possa essere vissuto allo stesso modo dagli spettatori di tutto il mondo.

Gli esempi che vi abbiamo descritto, malgrado le eccezioni, hanno dimostrato come — molto spesso — il doppiaggio abbia “spogliato” il film originale di alcune importanti sfumature e lo abbia reso più piatto e, in qualche caso, addirittura paradossale.

Che cosa significa, quindi, guardare un film in lingua originale?
Coglierne tutte le sfumature, comprendere il carattere dei personaggi fino in fondo e apprezzare appieno la recitazione, conoscere le voci reali degli attori famosi (alzi la mano chi non riesce a immaginare la voce di Al Pacino e Robert De Niro diversa da quella di Ferruccio Amendola) e, non ultimo, calarsi nell’atmosfera raccontata.
Inoltre, scegliere le pellicole nella loro versione originale rappresenta uno dei modi più efficaci per imparare una lingua!

Ti abbiamo convinto?
Inizia il corso ora
Condividi:
Katrin Sperling

Katrin (Kat) Sperling è nata e cresciuta a Potsdam, Germania, e dopo il liceo si è trasferita a Toronto, Canada. Non avendo ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts per il suo ventesimo compleanno nel 2011, ha deciso di affrontare finalmente la realtà e andare a studiare linguistica inglese e tedesca a Berlino. Fortunatamente, la linguistica si è rivelata altrettanto magica e ora Kat è felicissima di scrivere articoli sullo studio delle lingue per il magazine di Babbel.

Katrin (Kat) Sperling è nata e cresciuta a Potsdam, Germania, e dopo il liceo si è trasferita a Toronto, Canada. Non avendo ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts per il suo ventesimo compleanno nel 2011, ha deciso di affrontare finalmente la realtà e andare a studiare linguistica inglese e tedesca a Berlino. Fortunatamente, la linguistica si è rivelata altrettanto magica e ora Kat è felicissima di scrivere articoli sullo studio delle lingue per il magazine di Babbel.