Illustrazione di Gabriele Ghisalberti
Le piccole scagliette di crusca (che si vendono nei reparti salutisti dei supermercati) non sono altro che il risultato di un processo di raffinazione, che va a dividere l’involucro dei cereali da quella che sarà la farina pura. Un processo di ripulitura, di separazione tra ciò che è più buono e nobile dalla parte più grezza; lo stesso lavoro fatto con la lingua italiana dall’Accademia della Crusca, una purificazione che separa le forme corrette dell’italiano da tutte le “impurità”.
I primi soci, i cosiddetti crusconi, scelsero proprio la modesta crusca per contrapporsi alla più nobile e altolocata Accademia Fiorentina; e dal 1585 lavorano sulla lingua italiana, per correggerla, revisionarla, e registrarne i cambiamenti.
Le parole nuove della lingua italiana
Non sarà un passatempo abituale, ma potrà certo capitarvi di dover entrare nel sito dell’Accademia della Crusca.
Una volta superata l’accoglienza con motto petrarchesco “il più bel fior ne coglie”, accanto a sezioni su eventi, consulenze linguistiche e all’interno dell’area “Il tema” potete trovare la pagina “Parole nuove”: ovvero “parole apparse per la prima volta in anni recenti o parole preesistenti che hanno subito negli stessi anni un mutamento semantico o forte rilancio nell’uso pubblico”.
Per ogni neologismo ritenuto tale dagli studiosi della Crusca viene creata un’apposita scheda con significato e documenti che ne attestano la fonte e l’ambito d’uso. Tra quelli che in tempi recenti – ahimè? – sono riusciti ad ottenere una scheda personalizzata troviamo “spoilerare” (Prima attestazione: 2004; ambito d’uso: rete, mass media, rivelare, in rete o anche in altri contesti, come nel corso di una conversazione o di un programma televisivo, dettagli rilevanti della trama di un libro, un film, una serie televisiva, ecc., rovinando l’effetto sorpresa. Il verbo è formato per derivazione dal termine spoiler, preesistente in italiano, con l’aggiunta del suffisso -are, e non dal corrispondente verbo inglese to spoil, che avrebbe dato origine a “spoilare”) e “docciarsi” (Ambito d’uso: lingua comune, rete, lingua giovanile 1996 n. s. Prima attestazione: XVI sec. Definizione: fare/farsi una doccia. La parola docciarsi è una recente formazione usata principalmente sul web e nelle conversazioni, vis-à-vis o telematiche, tra giovani. Si tratta di un verbo denominale, ovvero derivato da un nome, in questo caso “doccia”).
Segnala la tua parola alla Crusca
Una premessa è doverosa: la Crusca non stabilisce quali neologismi faranno parte o meno del vocabolario della lingua italiana, poiché tutto dipende solo ed esclusivamente dall’uso e dalla diffusione degli stessi nel parlato quotidiano. Si limita a descrivere i lemmi, senza dare prescrizioni.
E quindi, come fanno gli accademici a decidere, tra tutte quelle usate dalla gente, quali parole certificare e schedare come neologismi?
Semplice, attraverso la pagina “Segnala le nuove parole”. Cliccando, comparirà un modulo da compilare con la parola che più vi aggrada e che automaticamente andrà a finire nelle “Parole più segnalate”, una word cloud (nuvola di parole) formata da centinaia di termini atipici, alcuni più grandi di altri in base al numero di segnalazioni ricevute. I più quotati, e quindi più in uso, verranno schedati dalla Crusca. Al momento, in testa alla classifica troviamo “obsistenza”, “apericena”, “bambinità”, “webete”, ma anche “babbano”, “puccioso”, “colazionare” ed “inzupposo” – non saranno parole di gran merito, o di spiccata sensibilità, ma rientrano di certo tra i termini più utilizzati nel web, nei social e in generale nella comunicazione online.
Tra le parole in caratteri più piccoli, invece, troviamo un simpatico “molise”. Per fortuna “escile”, “awware” e “squizioso”(??) sono lontane dall’ottenere un carattere Arial 12 – e speriamo lontane anche dall’essere inserite in un vocabolario.