Che cosa sono le parole polisemiche (con esempi)

Parole identiche tra loro che possono portare a qualche incomprensione.
Tre chiavi di ferre appese a un muro in legno

Forse non avete mai sentito la parola “polisemia” ma certamente sapete che cosa vuol dire, anche se pensate di non saperlo. Le parole polisemiche sono termini che presentano più significati o interpretazioni, a seconda del contesto in cui vengono utilizzate. Questa caratteristica rende il linguaggio ricco e versatile, ma può anche generare ambiguità. Ad esempio, la parola “penna” può riferirsi sia all’oggetto che usiamo per scrivere sia a quella degli uccelli (la piuma). Si tratta di due cose ben distinte, giusto? A ben pensarci, però, il significato dell’una ha influenzato l’altro, perché una volta le penne per scrivere come le conosciamo oggi non esistevano e si usavano le penne degli uccelli, appunto.

L’italiano è una lingua ricchissima di parole polisemiche. Ecco alcuni esempi di parole polisemiche e i loro significati.

Esempi di parole polisemiche

Presa

1) Dispositivo elettrico per collegare apparecchi.
Esempio: “Collega il caricabatterie alla presa di corrente.
2) Atto di afferrare qualcosa.
Esempio: “Per usare questo martello devi avere una presa molto salda.

Albero

1) Pianta con un tronco legnoso che si ramifica.
Esempio: “L’albero in giardino fa molta ombra durante l’estate.
2) Struttura gerarchica, come un albero genealogico.
Esempio: “Abbiamo tracciato l’albero genealogico della nostra famiglia.

Credenza

1) Mobile utilizzato per riporre stoviglie o oggetti.
Esempio: “La credenza in cucina è appena stata restaurata.
2) Opinione o convinzione su un argomento.
Esempio: “Alcune false credenze sono molto difficili da estirpare.”

Gola

1) Parte del corpo umano che conduce al tratto respiratorio e digerente.
Esempio: “Mi fa male la gola dopo aver cantato tutto il giorno.
2) Desiderio intenso di cibo o bevande.
Esempio: “Aveva una gola da lupo dopo la lunga escursione.
3) La parte più profonda di una voragine o di un fosso.
Esempio: “Gli esploratori si avventurarono nella gola del canyon.

Piano

1) Superficie piatta o livello di un edificio.
Esempio: “Il piano terra è accessibile senza scale.
2) Progetto o strategia per raggiungere un obiettivo.
Esempio: “Abbiamo sviluppato un piano per migliorare le vendite.
3) Termine che indica un volume basso.
Esempio: “Fai piano o sveglierai i bambini.

Ciabatta

1) Dispositivo elettrico per collegare più apparecchi.
Esempio: “Collega il computer alla ciabatta per avere più prese.
2) Tipo di pane lungo e morbido.
Esempio: “Ho comprato una ciabatta fresca dal panificio.

Campo

1) Terreno coltivato o destinato all’agricoltura.
Esempio: “Il campo di grano è pronto per la raccolta.
2) Area di ricezione del segnale telefonico.
Esempio: “Non c’è campo qui, non riesco a telefonare.
3) Settore di specializzazione o expertise.
Esempio: “Lavora nel campo della biotecnologia.

Macchia

1) Chiazze di colore su una superficie.
Esempio: “C’è una macchia di inchiostro sulla mia camicia.
2) Boschetto o area di vegetazione bassa.
Esempio: “La macchia mediterranea è molto suggestiva.

Viola

1) Colore che si ottiene mescolando blu e rosso.
Esempio: “Il cielo al tramonto era di un intenso viola.
2) Fiore della famiglia delle violacee.
Esempio: “Ho piantato delle viole nel giardino.
3) Strumento musicale a corda.
Esempio: “Suona la viola nell’orchestra della scuola.

Pianta

1) Organismo vegetale che cresce nel terreno.
Esempio: “La pianta di basilico ha bisogno di luce solare.
2) Rappresentazione grafica di un edificio o di uno spazio.
Esempio: “Ho disegnato la pianta della nuova casa.
3) Parte del piede.
Esempio: “Mi fa male la pianta del piede dopo questa lunga camminata.

Qual è la differenza tra omonimia e polisemia?

Come abbiamo già spiegato, non è un caso che “penna” voglia dire due cose molto diverse (o almeno in apparenza). Le parole polisemiche, infatti, sono parole identiche che condividono infatti in qualche modo la loro origine. Pensate alla parola “gola”: è vero, la gola di un canyon potrebbe sembrare non avere niente a che fare con la parte del corpo che chiamiamo “gola”. Ma se ci pensate bene, la conformazione di una gola in un certo senso ricorda quella parte del corpo, no? In questo caso, quindi, si parla di parole polisemiche.

Se due parole, invece, sono identiche ma la loro origine è completamente diversa allora si parla di parole omonime. È un po’ difficile stabilire se ci troviamo di fronte a un caso di omonimia o di polisemia, perché questo implica una conoscenza profonda dell’etimologia di una parola. Alcuni casi di omonimia sono: “fioretto” (che vuol dire “voto, sacrificio” ma è anche un’arma utilizzata nella scherma) oppure “saliva” (il liquido che secerniamo dalla bocca, ma è anche la terza persona singolare dell’indicativo imperfetto del verbo salire: “Lui saliva le scale”). In questi casi è abbastanza ovvio che non ci troviamo di fronte a parole polisemiche ma a semplici coincidenze. Ed è per questo che la polisemia e l’omonimia vengono utilizzati per creare dei giochi di parole molto divertenti.

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