Come salvare una lingua in pericolo di estinzione

Ci sono tanti modi per cercare di salvare le lingue a rischio di estinzione: ecco alcuni metodi creativi, dalla musica al cinema.
An endangered language represented by a pastoral scene on a sunny day in Iceland, with green grass and many colorful houses in view.

Le lingue stanno scomparendo a un ritmo allarmante: in media, ogni due settimane una lingua viene abbandonata per sempre. Delle circa 7.000 lingue parlate ancora oggi, la rivista linguistica Ethnologue ne elenca quasi 3.000 in via di sparizione. Secondo l’Endangered Language Project, invece, sarebbero circa 2.500. Qualunque sia la cifra corretta, sono tantissime lingue: se le cose continueranno in questo modo, si stima che nei prossimi decenni un numero enorme di lingue possa scomparire, dal momento che verranno a mancare i parlanti nativi e con loro, le loro culture e le loro storie. Una situazione che ha portato molte persone a porsi una domanda cruciale: come possiamo salvare queste lingue in pericolo? Ci sono varie risposte a questa domanda.

Documentare le lingue in pericolo di estinzione

Il primo passo da compiere in tante comunità è di garantirsi che il linguaggio sia preservato mediante la documentazione. Dal momento che chi le parlava è morto senza lasciare alcuna traccia registrata di come ci si esprimeva, non sapremo mai quante lingue sono già scomparse.

Per assurdo, possiamo affermare che sappiamo che una lingua è sparita solo se abbiamo traccia della sua esistenza, ovvero se è stata documentata. Una lingua è morta se non vi è più alcuna persona madrelingua a parlarla, anche se vi possono essere altre in grado di comprenderla (come è il caso del latino).

Invece, una lingua che nessuno è più in grado di comprendere viene considerata estinta. Quindi, nonostante noi possiamo registrare una lingua, questo non significa che non sia in pericolo. Un metodo per mantenere viva una lingua è costituito dal renderne obbligatorio l’insegnamento a scuola. Si tratta anche di un modo intelligente per garantirne la sopravvivenza grazie alle generazioni future, seppur non sia sempre sufficiente per mantenere la vitalità di una lingua.

Grammatica e terminologia sono solo un aspetto della vita di una lingua: vivere con una lingua comporta molto altro. Abbiamo però la fortuna che tante persone in tutto il mondo si stanno impegnando nel cercare sistemi creativi per mantenere vive le lingue a rischio di estinzione e qui vi proponiamo alcuni dei più originali che si stanno adottando per evitare la sparizione delle lingue.

Usando la musica

La musica è una parte centrale della nostra vita quotidiana: è utilizzata per l’intrattenimento, l’emozione, la comunicazione e molto altro ancora. Sappiamo anche che potremmo sottovalutare l’importanza che la musica ha avuto nella cultura umana: ha documentato la nostra storia e le nostre leggende per la totalità della storia scritta. Non c’è da sorprendersi, dunque, se molte persone si servono della musica per promuovere l’uso di lingue a rischio di scomparsa.

Un esempio è la lingua Garifuna, parlata da meno di 100.000 persone in America centrale, soprattutto in Honduras. La lingua viene usata dalla popolazione Garinagu, un gruppo afro-indigeno che si è formato nel 1700 dopo che alcuni africani occidentali sono arrivati a San Vincenzo, unendosi agli indigeni Carib-Arawak. In seguito, gli invasori coloniali britannici li costrinsero a lasciare l’isola, ma il gruppo è riuscito a sopravvivere fino ai giorni nostri.

L’interazione tra lingua e musica ha giocato un ruolo di rilievo per la sopravvivenza del popolo Garinagu. Questo accadde in parte eseguendo canti e danze tradizionali, come il jankunu, creato centinaia di anni fa per deridere i colonizzatori britannici.

Un altro fondamentale aspetto, comunque, è la creazione di nuova musica che possa attirare l’attenzione di persone che altrimenti potrebbero non manifestare un interesse specifico per la lingua. Un genere musicale denominato punta rock combina le percussioni tradizionali Garinagu con suoni moderni: gruppi come i Garifune Collective hanno girato il mondo per diffondere la parola, proprio in senso letterale.

Probabilmente la musica da sola non è sufficiente per riuscire a mantenere viva una lingua, ma è un mezzo divertente per diffondere energia creativa nel contesto dell’obiettivo generale della conservazione. La lingua Garifuna non è l’unica lingua a essere stata utilizzata nella musica. Gaelico, yiddish e innumerevoli altri idiomi vengono ora eseguiti e registrati, sia con canzoni tradizionali che nuove.

La musica estende la lunga storia culturale delle lingue a rischio, sia che si tratti dell’obiettivo specifico di promuovere una lingua in via di estinzione o che un musicista voglia richiamare le proprie radici cantando canzoni in una lingua legata ai propri antenati.

Girando dei film

Abbiamo già descritto come le persone adoperino i film e la televisione per preservare i linguaggi. Si intende sia il riprendere le persone madrelingua di quel dato linguaggio nel formato di un documentario sia il realizzare sceneggiature creative; entrambi i metodi sono validi al fine di garantire la sopravvivenza delle lingue per le generazioni successive.

I film girati in lingue in via d’estinzione stanno vivendo un momento particolare, o perlomeno hanno richiamato una certa attenzione da parte dei media negli ultimi anni. Un esempio ci è fornito da Disney, che ha creato una versione hawaiana del suo film d’animazione Moana e ha distribuito la pellicola gratuitamente nelle scuole delle Hawaii al fine di promuovere questa lingua in pericolo. Non va negato che una simile mossa sia più una scelta di marketing che un atto di salvaguardia linguistica, ma comunque aiuta le giovani generazioni a interessarsi ad altre lingue.

Ancor più importante dell’impegno occasionale di un blockbuster dal budget consistente è il lavoro dei piccoli produttori e registi, che scelgono di usare lingue in via di estinzione per i loro film. Aumenta infatti il numero di persone che creano film con il linguaggio degli indigeni americani. Questo può presentare una serie di problemi: assicurarsi che la traduzione della lingua sia corretta, rappresentare bene la cultura di chi parla tale lingua, lavorare a stretto contatto con le comunità. Ma con la giusta attenzione può produrre eccellenti opere d’arte.

Nel film SGaawaay K’uuna (“The Edge of the Knife”) hanno lavorato molti attori indigeni per portare sul grande schermo la lingua Haide, a serio rischio di scomparsa. Sono rimaste meno di 20 persone in grado di parlarla e il film è frutto di un’idea degli anziani della tribù, che hanno pensato che fosse un buon modo per far appassionare i giovani ad essa. Anche se i film da soli non possono salvare delle lingue, sono in grado comunque di ridare loro vita, estrapolandole dal contesto di un’aula e inducendo gli spettatori a considerarle con maggiore attenzione.

Abbracciando l’era digitale

Internet si è rivelato un’arma a doppio taglio per le lingue in pericolo: molti lo apprezzano, perché permette alle persone di connettersi fra loro da tutto il mondo, in modi che prima erano impossibili. In tal modo, chi parla una lingua a rischio di estinzione non conosce barriere geografiche. D’altra parte, però, internet è invaso dall’inglese e la maggior parte dei contenuti online è disponibile in solo una lingua.

Se a questo si aggiunge il fatto che anche i migliori tool di traduzione tendono a ignorare le lingue in via di estinzione, si deduce che forse l’internet attuale si discosta da quella utopia poliglotta che si pensava potesse diventare. Anche così, la sua influenza su tutte le lingue non va certamente ignorata e soprattutto le nuove generazioni stanno usando il mondo digitale per applicare innovazioni collegate alle lingue a rischio.

L’islandese è una lingua usata in questo modo: parlato da circa 300.000 persone, praticamente tutte viventi in Islanda. La lingua esiste da centinaia di anni, ma negli ultimi decenni è in fase di declino e la maggiore minaccia al ruolo dell’islandese è costituita dal dominio culturale della lingua inglese, che sta lentamente conquistando l’isola. Un uso che si giustifica in parte come modalità di accoglienza della grande massa di turisti, anche se la popolazione locale ricorre all’inglese sempre più nelle propria vita quotidiana, particolarmente quando è online.

Un’opzione per contrastare l’inglese è il consolidare l’uso dell’islandese e rifiutarsi di passare all’inglese. Ha una sua logica che, per mantenere l’islandese primario, sia necessario difenderlo dalle influenze esterne. Questo significa, comunque, che la lingua non è stata però in grado di reagire ai cambiamenti globali; la soluzione dunque potrebbe risiedere nel trovare un giusto equilibrio tra il preservare l’islandese puro e lo “switchare” completamente verso l’inglese.

Nel podcast Far Flung, un gruppo di giovani islandesi parla delle proprie esperienze di code-switching tra inglese e islandese. Un’opinione diffusa è che ci siano alcuni argomenti per i quali l’islandese semplicemente non ha termini – in tema di razza e identità LGBT+, per esempio – e quindi in molti casi si trovano a dover ricorrere all’inglese.

In special modo quando sono online, i ragazzi devono adottare lo slang inglese o inventare dei termini propri per comunicare in islandese. Nonostante alcuni di loro abbiano affermato che questo uso sta “rovinando la loro lingua”, così come i teenager di tutto il mondo “rovinano” le proprie lingue ricorrendo allo slang, si tratta di un processo vitale in Islanda.

Se una lingua non si modifica, le giovani generazioni si sentono forzate a cercare alternative per esprimersi in un modo che sia loro consono. Accogliendo invece di rifiutare i cambiamenti linguistici, accelerati dall’era digitale, si verifica una maggiore possibilità per queste lingue in pericolo di rimanere culturalmente forti. Rivitalizzare una lingua a rischio di estinzione non è qualcosa che si realizza dall’oggi al domani, può richiedere generazioni. Ciascuna soluzione creativa non funzionerà da sola: prese tutte insieme, però, possono introdurre sempre più persone alla ricca diversità delle lingue parlate in tutto il pianeta.

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