Illustrazioni di Eleonora Antonioni
Se avete ancora dei dubbi sulla vera nazionalità del vostro cane, fate bene attenzione a come abbaia. Se il suono è molto simile a un bau bau, certamente è italiano, ma se, distrattamente, ogni tanto emette un ouah ouah, significa che scorre nelle sue vene un po’ di sangue francese. Molto diverso sarebbe se facesse wau wau, indicando quindi la sua origine tedesca (provate con il dobermann del vostro vicino!).
Scherzi a parte, l’onomatopea è diffusissima in tutte le lingue e parte da una certa “immagine fonetica” scelta per trasferire nel testo scritto un particolare suono. Dalle galline che in inglese fanno cluck cluck a quelle turche che fanno*** gut gut gdak***, è tutto un susseguirsi di strani termini il cui uso, prima confinato al linguaggio infantile, è tracimato senza tregua nel linguaggio di tutti i giorni.
Per essere più precisi, bisogna distinguere nella lingua le vere onomatopee dai termini onomatopeici. Le prime, che abbiamo già citato, sono scritte grosso modo come il relativo fonema, mentre i secondi sono termini derivati dal suono e ne ricordano da vicino le caratteristiche. È il caso di sciacquettio e sciacquare, come anche di bisbigliare (in francese il delizioso chuchoter), bomba, sibilo, fischio e molti altri.
Listen to “4 verticale” on Spreaker.
Succede anche il contrario, e cioè che delle onomatopee restino confinate al loro mondo di partenza. Parliamo ovviamente dei fumetti, che per ragioni grafiche di spazio e sintesi, hanno sempre abbondato nelle ricostruzioni fonetiche con parole come sigh (il piangere), bang (il rumore di un’arma da fuoco), crash (qualcosa che si rompe), broom o vroom (auto che parte), splash (liquido che cade, o solido che cade in acqua), e così via.
Il linguaggio dei fumetti tradisce però le sue origini d’oltreoceano, perché andando a cercare, troviamo che masticare rumorosamente in inglese si dice proprio chomp, come scoppiare (boom), fiutare (sniff), esplodere (bang), rompere (crash). E dall’inglese, lingua di Walt Disney e di Stan Lee, questi termini sono ormai entrati nel nostro modo di leggere una strip. La loro forza espressiva è tale da renderci un pochino tristi quando al termine della sua ennesima disavventura, il nostro caro Paperino, in preda allo sconforto, dice semplicemente: “Sob!” (to sob in inglese: singhiozzare).