Parole ed espressioni latine usate in italiano

E a volte nemmeno ci rendiamo conto che vengono dal latino.

Il latino è spesso considerato una lingua morta. Ma è davvero così? Non si parla, dunque non evolve, è vero; ma ne conserviamo memoria e uso nel nostro linguaggio quotidiano. Sono tantissime le parole latine che usiamo nella vita di tutti i giorni. A volte sono espressioni latine dotte, a volte sono parole latine che nemmeno ci rendiamo conto che l’italiano ha conservato tali e quali com’erano più di 2000 anni fa!

Il latino è in effetti una lingua molto affascinante che, oltre a rendere più flessibile la nostra mente, permette anche di raggiungere una conoscenza più approfondita di quelle lingue – chiamate “romanze” – che derivano proprio dal latino; tra queste: l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese e il romeno (e diverse altre meno diffuse, soprattutto nell’Europa mediterranea). Chi, dunque, conosce il latino ha decisamente più facilità nell’apprendimento di queste lingue, ne conosce in un certo senso la radice – e non è certo un vantaggio da poco.

In ogni caso, potreste rimanere sorpresi nel rendervi conto di quante parole latine (o latinismi) siano usate in italiano tutti i giorni; e di quanto voi stessi li usiate. Ma prima di scoprire quali sono le parole e le espressioni latine più usate, diamo uno rapido sguardo alla storia della lingua latina.

Espressioni e parole latine che usiamo tutti i giorni
Illustrazione di Eleonora Antonioni

Da dove viene la lingua latina?

Il latino è una lingua indoeuropea e si parlava nell’odierno Lazio già più di 3000 anni fa. Oggi questa lingua è praticamente scomparsa, ma non del tutto: è infatti la lingua ufficiale dello stato del Vaticano; inoltre, come abbiamo già accennato tante espressioni latine resistono ancora oggi nella lingua italiana.

Il latino arcaico, che era la lingua che si parlava nel Lazio nel millennio precedente alla nascita di Cristo, ci è quasi del tutto ignoto. Il latino che si parla a cominciare dal primo secolo avanti Cristo, detto latino classico, ci è invece ben noto perché ce ne sono arrivate tantissime testimonianze, tra cui opere letterarie preziosissime. A quei tempi, la cittadinanza romana venne concessa ad un’ampia fetta di popolazione e questo fece sì che la lingua si diffondesse con grande rapidità.

Con l’allargarsi della potenza di Roma, il latino divenne ben presto lingua franca di un’area molto ampia dell’Europa occidentale. Anche dopo la caduta dell’Impero, il latino rimase una lingua viva e molto presente, quantomeno tra le classi elevate. Nel frattempo, le classi meno agiate avevano sviluppato i loro dialetti, alcuni dei quali si sarebbero evoluti nelle lingue moderne come le conosciamo oggi.

L’alfabeto latino

L’alfabeto che usiamo ancora oggi e che è quello che state leggendo in questo momento si chiama alfabeto latino perché si basa proprio sull’alfabeto della lingua latina. Questi erano i 23 grafemi che si usavano in latino:

A B C D E F G H I (J) K L M N O P Q R S T (U) V X Y Z

Rispetto all’attuale alfabeto latino, che è composto da 26 lettere, in epoca classica il latino non aveva né la J né la U, che verranno inseriti solo in epoca medievale; la W, invece, venne inventata dagli anglo-sassoni e non venne mai adottata in latino. In origine, cioè nell’epoca del latino arcaico, l’alfabeto latino era ancora più striminzito ed era formato da 20 lettere: non esistevano infatti la G, la Y e la Z.

La grammatica latina

Non è un segreto che la grammatica latina sia molto complessa, quantomeno per chi parla italiano. Per esempio, il latino ha 6 casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo e ablativo.

Cosa sono i casi? Si tratta di una categoria grammatica per la quale una parola si modifica in base alla funzione che riveste all’interno della frase. Una cosa che succede anche in italiano, ma molto più raramente (pensate a: “Tu hai invitato me.” e “Io ho invitato te.”: io/me e tu/te sono la stessa parola, ma declinata in maniera diversa a seconda del ruolo svolto nella frase).

Insomma, a seconda della sua funzione all’interno della frase (è soggetto? oggetto? complemento di termine?) la stessa parola può avere desinenze molto diverse. Inoltre, i casi variano a seconda delle declinazioni del sostantivo, e il latino ne aveva ben cinque!

Per quanto riguarda i tempi verbali, la lingua latina ha sei tempi:

  • presente;
  • imperfetto;
  • futuro semplice;
  • perfetto, che corrisponde a tre tempi verbali italiani, il passato remoto, il passato prossimo e il trapassato remoto;
  • piuccheperfetto, che corrisponde al trapassato prossimo italiano;
  • futuro anteriore

In latino, ci sono tre modi:

  • indicativo:
  • congiuntivo;
  • imperativo;

Il condizionale, invece, non esisteva in latino. Per esprimere il condizionale, in latino si usavano il congiuntivo imperfetto e piucheperfetto.

Ora che abbiamo visto (molto in breve), come funzionava la grammatica latina, passiamo in rassegna alcune delle espressioni e le parole in latino che vengono usate in italiano tutt’ora.

L’elenco delle parole latine usate più spesso in italiano

Absit iniuria verbis

Anche se forse non l’avrete sentita dire così spesso, “Absit iniuria verbis” (letteralmente: “sia lontana l’ingiuria dalle parole”) è una delle locuzioni latine che si leggono di frequente nei giornali. Il suo significato è, più o meno, simile a “sia detto senza offesa”.

A priori

Letteralmente: “da ciò che è prima”, si usa per indicare un concetto che si dovrebbe conoscere a prescindere dall’esperienza.

A posteriori

Questa locuzione latina è l’esatto opposto di “a priori”. “A posteriori” (letteralmente: “da ciò che è dopo”) indica una conoscenza raggiunta proprio attraverso l’esperienza. 

Ad hoc

Letteralmente significa per questo e viene utilizzata per dire che qualcosa è stato creato per una particolare circostanza. Per esempio: quando si disegna un progetto unico su richiesta di un cliente, si dice che è un progetto ad hoc. 

Bis

Di certo una delle parole latine più note. Solitamente, alla fine di un concerto, per manifestare entusiasmo e apprezzamento per l’esecuzione, usiamo chiamare a gran voce un bis (letteralmente: “due volte”) affinché il musicista o l’orchestra accontentino il pubblico con un altro pezzo.

Carpe diem

Letteralmente “cogli il giorno“, è una delle espressioni latine più celebri. La usò Orazio (Odi I, 11) e in italiano viene spesso tradotta in cogli l’attimo. È considerata il manifesto della «teoria del piacere», un invito a cogliere le occasione che la vita ci dà.

Curriculum vitae

C’è un’altra espressione che prima o poi abbiamo usato o dovremo usare tutti: curriculum vitae (letteralmente “corso della vita”; cui può seguire “et studiorum”, cioè “e degli studi)”, che abbreviamo semplicemente in curriculum, come alternativa più diffusa all’italiano “curriculo”, che pur esiste.

Deficit

Viene da “deficere”, cioè “mancare”. Quante volte ci tocca sentire questa parola? Si usa generalmente in ambito economico, medico e relazionale: è una mancanza o carenza. Da qui, anche l’etimologia della parola difetto.

Do ut des

Letteralmente “io do, affinché tu dia”: descrive bene l’idea di un contratto, ma in italiano indica l’idea di volontà e opportunità; ovvero, essere disposti a cedere qualcosa per ottenere uno scambio vantaggioso. Attenzione: lo stesso concetto viene espresso nel mondo anglosassone con quid pro quo (letteralmente “qualcosa al posto di qualcos’altro”), da non confondere con il qui pro quo usato nei paesi di lingue neolatine, ma lo vedremo più avanti.

Eccetera

Spesso abbreviato in ecc. o etc. è un avverbio che deriva dal latino et cetera (letteralmente “e le altre cose”). Si può rafforzare l’idea di lunghezza, ripetendolo due volte, eccetera eccetera significa «e via dicendo». 

Facsimile

Ecco una di quelle parole latine di cui alcuni nemmeno sospettano l’origine. Facsimile deriva dal composto latino “fac” (imperativo del verbo fare) e “simile”; in senso figurativo, sta a significare una copia esatta di qualcosa, parola che diede il nome al sistema di trasmissione di immagini telefax, proprio lui, il fax dei meravigliosi anni ’80.

Gratis

È la forma contratta di “gratiis” (letteralmente “per i favori”), ablativo di “gratia”. Significa, com’è noto, gratuitamente o senza compenso.

Grosso modo

Forse non ve ne eravate mai accorti ma “grosso modo” (o “grossomodo”) è un’altra locuzione latina (seppur di origine medievale) che significa “fatto in maniera grossolana”; si usa oggi per intendere un’approssimazione, più o meno, o all’incirca.

Habitat

Una delle parole latine che sentiamo dire più spesso no? In latino significa “lui, lei abita”, mentre noi la utilizziamo per indicare un particolare luogo le cui caratteristiche permettono a una specie di vivere.

Hic et nunc

Letteralmente “qui ed ora”, viene utilizzata per intimare a qualcuno di sbrigarsi, che ulteriori ritardi non saranno concessi.

Honoris causa

Letteralmente “a motivo di onore”, l’avrete sentita dire milioni di volte. La laurea honoris causa viene assegnata a personalità che si sono distinte in uno specifico campo.

Horror vacui

La locuzione indica letteralmente l’orrore del vuoto.

Humus

Letteralmente “terra”, questa parola latina indica un complesso di sostanze organiche presenti su un terreno. In senso lato, viene anche utilizzata per descrivere un particolare ambiente che ha creato le condizioni ideali per la nascita di un fatto, di una situazione o di una tendenza (il cosiddetto “humus culturale”, per esempio).

In primis

Letteralmente significa “per prima cosa”: può sostituirsi a “innanzitutto” ed è comunemente usato per rimarcare l’importanza di un concetto o qualcosa che è posto all’inizio di una lista.

Lapsus

Si tratta di una parola che deriva dal verbo latino “labare”, cioè “scivolare”. Curiosità: un esempio di lapsus ricordato da Freud riguarda proprio le parole straniere che spesso ci sfuggono!

Mala tempora currunt

Letteralmente significa “corrono tempi cattivi” ed è un’espressione del latino volgare (o almeno così si pensa, visto che non è registrata in nessuno degli autori classici) che si usa per lamentare la situazione dei tempi storici che si stanno vivendo.

Mirabile dictu!

Letteralmente “cosa meravigliosa a dirsi”, questa espressione viene utilizzata per esprimere sbalordimento.

Non plus ultra

Non plus ultra (letteralmente “non più avanti”) indica il massimo grado di perfezione, in diversi ambiti e contesti. Tradizione vuole che questa sia anche l’iscrizione posta sulle mitiche Colonne d’Ercole, il limite estremo del mondo conosciuto alla civiltà classica occidentale.

Nota bene

Spesso abbreviata in N.B, sembra italiano a tutti gli effetti, ma è una locuzione latina che che invita a porre particolare attenzione a qualcosa, a un testo sintetico che, solitamente, segue o sta poco prima.

Obtorto collo

“A collo torto”: è una di quelle espressioni latina che sono poco immediate ma che sentiamo ripetere molto spesso. Significa, in sostanza, che si sta facendo qualcosa per imposizione altrui, contro la propria volontà.

Opera omnia

È la raccolta di tutte le opere di un autore, presentate nella loro forma più completa e definitiva.

Per aspera ad astra

Nessuno degli autori classici l’ha scritta esattamente così, ma “Per aspera ad astra” è una di quelle locuzioni latine che ha avuto più successo: la si trova nei libri, nei giornali, sugli stemmi, nei film, addirittura nei videogiochi. Significa “attraverso le asperità, verso le stelle” e descrive la condizione degli eroi mitologici, che dovranno passare molte difficoltà prima di poter salire sull’Olimpo con gli dèi. È insomma una formula di incoraggiamento.

Pro bono

Letteralmente “per il bene”: si usa in riferimento a un’attività che si compie a titolo gratuito, o come servizio reso volontariamente alla comunità.

Qui pro quo

Sta a significare un equivoco o un malinteso (letteralmente significa “qualcosa al posto di qualcos’altro). Curiosità: sembra che nel tardo Medioevo questa locuzione venisse usata da medici e farmacisti per sostituire o prescrivere un medicamento invece di un altro, di eguale effetto.

Relata (rè)fero

Letteralmente “riferisco cose riportate” e si sottintende “da altri”: si usa per sottolineare estraneità a fatti o situazioni di cui si sta parlando.

Statu(s) quo

L’ellissi dell’espressione latina “in statu quo ante” (letteralmente: “nella situazione precedente”) con la quale si fa riferimento a una situazione di un dato momento. Generalmente, si sottintende uno stato di equilibrio di forze (economiche, sociali, politiche) che può essere mantenuto o dissolto.

Tertium non datur

Vuol dire letteralmente “una terza cosa non è data” stabilisce che non esiste una terza opzione o una soluzione alternativa alle due che sono state dichiarate in precedenza. L’espressione ben rappresenta il principio logico del terzo escluso, altro principio formulato da Aristotele, questa volta nella Metafisica.

Ultimatum

Dal latino “ultimus”, cioè “ultimo”: indica l’ultima decisione o l’ultimo avvertimento prima che una situazione (solitamente diplomatica) degeneri.

Vademecum

“Vade mecum” significa “vai, vieni con me” e in italiano viene sostantivata in “vademecum”: parola che si riferisce a un’agile pubblicazione, un manualetto di istruzioni da consultare facilmente, un prontuario… proprio come questo!

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