Illustrazione di Mateo Correal
Come spesso accade nelle lingue, anche nel linguaggio nautico si trovano termini che non significano ciò che suggeriscono, termini cioè che potremmo definire come falsi amici. Nell’universo linguistico marinaresco, il caso è particolare. Si potrebbe parlare di polisemia, dato che si ritrovano parole ed espressioni che nell’italiano comune hanno un preciso significato, ma che a bordo di un’imbarcazione cambia, spesso stravolgendosi. Ecco di seguito qualche esempio.
Dritta
È uno dei termini di maggiore utilizzo su una barca. Significa “destra”, o meglio, a destra della prua (la parte frontale della barca). È utilizzato per non confondere la direzione nel caso in cui due marinai, guardandosi – quindi rivolti uno a poppa e l’altro a prua – non abbiano dubbi su quale sia la direzione da prendere.
Un suo sinonimo è tribordo. Babordo indica invece la sinistra, guardando a prua.
Cima
È il termine che si utilizza per riferirsi a qualsiasi tipo di corda.
Mettere in chiaro
Impedire che una cima si ingarbugli, e fare in modo che scorra liscia.
Incattivata
Aggettivo; contrario di “messa in chiaro”. Lo si dice di una cima ingarbugliata, che non scorre liscia.
Caviglia
La caviglia è uno strumento simile a un punteruolo. È usato per insinuare i nodi particolarmente stretti delle cime e facilitarne lo scioglimento.
Nodo
Il nodo è l’unità di misura della velocità di un’imbarcazione. Percorrere un nodo all’ora significa coprire una distanza di 1.852 metri. Il nome deriva dai nodi presenti sulle corde dei solcometri, gli strumenti usati un tempo per misurare la velocità. Gettando il galleggiante del solcometro in mare, durante la navigazione, si contavano semplicemente quanti nodi sfilavano in un determinato lasso di tempo.
Braccio
Unità di misura utilizzata per misurare la profondità dei mari attraverso lo scandaglio, che è appunto lo strumento di misurazione della profondità.
Coperta
È la parte superiore di un’imbarcazione (anche detta “ponte superiore”) e si estende per tutta la lunghezza della nave.
Sbirro
Nessun ufficiale di pubblica sicurezza. Lo sbirro è semplicemente un anello di corda che fa spesso da congiunzione tra un cavo e un elemento fisso della barca (un palo, un gancio o una ringhiera, ad esempio).
Macinacaffè
Meccanismo (il termine tecnico è “verricello”) per arrotolare o srotolare il cordame delle vele. Viene attivato da due leve a manovella, un po’ come quelle dei vecchi macinini per caffè.
Giardinetto
Porzione camminabile della coperta, ai lati della poppa, nella parte posteriore dell’imbarcazione. Deve il suo nome ai piccoli orti che, nei vecchi galeoni, venivano posti all’altezza della cabina del comandante e che potevano fornire una piccola riserva di verdura durante i lunghi viaggi in mare.
Marciapiedi
Sono le cime tirate sotto i pennoni della barca (le travi che sostengono le vele) su cui i marinai possono appoggiare i piedi e camminare durante le operazioni di manovra delle vele stesse.
Armare e spiegare
Sono verbi riferiti alle vele. Armare significa semplicemente preparare le vele, senza particolari finalità belligeranti. Spiegare, aprirle al vento.
Speranza e misericordia
Al di là dei buon auspici per una buona navigazione e dell’augurio che il mare sia clemente – o non così inclemente – questi due termini fanno riferimento alle ancore. Solitamente un’imbarcazione ne ha tre in dotazione. Laddove la prima non riuscisse a rendersi efficace, ecco che entra in gioco la seconda, l’ancora di speranza; se anche quest’ultima non riuscisse a stabilizzare la barca, si potrebbe contare solo sulla terza e ultima, quella di misericordia.