Film incentrati sui dialoghi: l’arte della conversazione al cinema

Le sceneggiature basate su scambi verbali sono l’ideale per assimilare modi di dire ed espressioni colloquiali. Ecco dieci titoli in più lingue.
Le sceneggiature basate su scambi verbali sono l'ideale per imparare modi di dire ed espressioni colloquiali. Ecco dieci titoli in più lingue

Per chi studia le lingue guardare film è uno dei modi più efficaci per incrementare il vocabolario e migliorare la capacità di comprensione, oltre che la pronuncia. Ogni titolo è buono, da questo punto di vista, ma alcuni lungometraggi sono preferibili perché incentrati sui dialoghi.

Il cinema, del resto, non è fatto solo di immagini, ma anche di suoni, musica, parole. E quando gli scambi verbali sono protagonisti della sceneggiatura di un film, ecco che quest’ultimo diventa un mezzo utilissimo per imparare l’arte della conversazione.

Qui dieci opere cinematografiche che rispondono a questo criterio, perfette, dunque, per familiarizzare con modi di dire ed espressioni colloquiali e portare la propria capacità dialettica ai massimi livelli. E se all’inizio potreste avere bisogno dei sottotitoli, a un certo punto sarà bellissimo farne a meno e persino chiudere gli occhi e semplicemente ascoltare. Pronti?

“Metropolitan” di Whit Stillman

Lingua originale: inglese 🇺🇸

Candidato all’Oscar per la migliore sceneggiatura originale nel 1991, il folgorante esordio del newyorkese Stillman è un gioiellino della cinematografia americana

L’ambientazione è la Grande Mela degli anni 80, dove Tom Townsend, studente dell’Upper West Side, squattrinato e di fede socialista, entra a far parte di un gruppo di giovani dell’alta borghesia di Manhattan. L’incontro tra questi due mondi si traduce in poco più di 90 minuti di dialoghi serratissimi, densi e pregnanti, arguti e divertenti, tra confronti e battibecchi, differenze di classe e massimi sistemi, ironia e introspezione, amicizie, flirt e status symbol.

“Doubles Vies” di Olivier Assayas

Lingua originale: francese 🇫🇷

È un flusso di dialoghi estremamente efficace, questo film francese del 2018, con un ottimo cast in cui spicca Juliette Binoche.

Una fitta e stratificata conversazione a più voci, ironica e sagace, acuta e sarcastica, dal ritmo incalzante. Si discute di editoria e rivoluzione digitale, di libri ed e-book, di una pervasività dei social che ha investito anche il mondo della cultura. E di relazioni interpersonali sempre più liquide dove c’è immancabilmente (almeno) un terzo incomodo: lo smartphone.

“Carnage” di Roman Polanski

Lingua originale: inglese 🇬🇧

Basato sull’opera teatrale “Il dio del massacro” della francese Yasmina Reza, questo film del 2011 si svolge quasi interamente in un appartamento di Brooklyn, dove due coppie di genitori si ritrovano per discutere di una lite al parco che ha visto coinvolti i loro figli undicenni.

Peccato che i convenevoli iniziali si trasformino pian piano in scambi verbali sempre più velenosi e maligni, e che ogni tentativo di mediazione naufraghi miseramente a causa di ipocrisie, vanità e moralismi che nessuno vuole ammettere, ma che emergono come polvere da sotto al tappeto. Gli attori sono Jodie Foster, John C. Reilly, Kate Winslet e Christoph Waltz: talenti di razza, per una pellicola spassosa e amara al tempo stesso, non priva di tocchi grotteschi.

“Mujeres al Borde de un Ataque de Nervios” di Pedro Almodóvar

Lingua originale: spagnolo 🇪🇸

Antonio Banderas e Carmen Maura in uno dei film più celebri di Almodóvar, pluripremiato cult uscito nel 1988.

Spina dorsale, dialoghi pregni di una comicità caustica che portano sullo schermo fragilità e crisi di nervi, con parecchio gusto per la stravaganza e il linguaggio surreale. La protagonista è Pepa, una donna sola e tradita, che tenta disperatamente di mettersi in contatto con l’uomo di cui è innamorata. Il tutto in un appartamento di Madrid, tra personaggi strampalati e situazioni al limite dell’assurdo, dove le parole sono molte, ma non sempre sufficienti per comunicare davvero. Come nella vita.

“Husbands and Wives” di Woody Allen

Lingua originale: inglese 🇺🇸

Si sa, Woody Allen è un maestro dei dialoghi. In questo film del 1992 lui e Mia Farrow sono Gabe e Judy, una coppia apparentemente stabile e innamorata, mentre Sidney Pollack e Judy Davis sono Jack e Sally, marito e moglie pronti per il divorzio.

L’annuncio della loro separazione scatena, però, un girotondo sentimentale messo in scena con uno stile quasi documentaristico attraverso conversazioni brillanti, dirette, quasi ossessive, su amore, passione, monogamia, tradimento. Cast eccezionale arricchito da Liam Neeson e da una giovane Juliette Lewis.

“Lola Rennt” di Tom Tykwer

Lingua originale: tedesco 🇩🇪

Film del 1998 in cui si corre molto, anche con le parole. Che non sono tantissime, ma qui l’aspetto interessante non riguarda la quantità, bensì il fatto che il canovaccio è sviluppato in tre versioni alternative in cui i dialoghi si modificano, e che il tedesco parlato è colloquiale, ricco di slang.

Il frenetico intrecciarsi di vicende è ambientato a Berlino, perlopiù a Mitte: Lola (Franka Potente) ha 20 minuti per ritrovare una borsa contenente 100 mila marchi e salvare la vita al fidanzato Manni (Moritz Bleibtreu), che l’ha dimenticata su un treno della metro, ma che deve consegnarla a un boss della malavita. Il regista Tykwer, anche sceneggiatore e autore della colonna sonora techno, costruisce il tutto come un lungo videoclip o un videogioco con inserti cartoon. Livello di adrenalina al top.

“My Dinner with Andre” di Louis Malle

Lingua originale: inglese 🇺🇸

Un film del 1981 che è tutto un dialogo teso a stimolare riflessioni su temi esistenziali, su questioni politiche, sull’arte, sulla religione, sui rapporti con gli altri.

Due visioni a confronto, espresse da due uomini che conversano in un ristorante di New York. Gli interpreti sono André Gregory e Wallace Shawn, anche sceneggiatori della pellicola.

“Cidade de Deus” di Fernando Meirelles

Lingua originale: portoghese 🇧🇷

Film brasiliano del 2002, candidato a quattro Oscar e ambientato nella Cidade de Deus, una favela di Rio de Janeiro, tra gli anni 60 e 70.

Da un romanzo di Paulo Lins, descrive una realtà schiacciata dal narcotraffico, dalla criminalità organizzata e dalla povertà. Dato il contesto, il linguaggio è gergale, da strada, ma proprio per questo la visione, eventualmente con sottotitoli, può essere stimolante per chi studia il portoghese. E sì, c’è violenza, ma anche speranza, in quella che è anche una storia di riscatto.

“Before Sunrise” di Richard Linklater

Lingua originale: inglese 🇺🇸

Un intero film basato sul dialogo tra un uomo e una donna. Se avete voglia di romanticismo, la commedia del texano Linkater, uscita nel 1995, è il meglio che possiate cercare: due sconosciuti (interpretati da Ethan Hawke e Julie Delpy) s’incontrano su un treno, si piacciono e decidono di trascorrere una notte insieme per poi salutarsi.Tra le strade di Vienna, una conversazione in cui perdersi. E non bastasse ci sono i sequel: “Before Sunset” (2004) e “Before Midnight” (2013).

“Good Bye, Lenin!” di Wolfgang Becker

Lingua originale: tedesco 🇩🇪

Pellicola del 2003 ispirata al fenomeno dell’Ostalgie, come in Germania viene chiamata la nostalgia che dopo la riunificazione del Paese portò una parte dei tedeschi a rimpiangere oggetti, prodotti, marchi e simboli della DDR sentiti come parte della propria identità – vedi i cetrioli dello Spreewald.

Il neologismo, fusione delle parole “Osten” (est) e “Nostalgie” (nostalgia), fu introdotto nel vocabolario tedesco nel ’93. Nel film “Good Bye, Lenin!” diventa il fulcro di una trama al contempo profonda, tenera, e a tratti esilarante: Alex è un ragazzo che decide di far credere alla madre uscita dal coma che il Muro di Berlino non sia ancora caduto, per evitarle uno shock che potrebbe ucciderla. E tra dialoghi, riflessioni del protagonista e immagini televisive affiorano le infinite sfumature della lingua tedesca.

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