Italianismi all’estero

Siamo abituati a “italianizzare” tante parole straniere… ma ci siamo mai chiesti se all’estero fanno lo stesso con le parole italiane?

Chi parla italiano, sa bene che si tratta di una lingua con molti forestierismi, provenienti da diversi Paesi del mondo e usati all’ordine del giorno. Forse però, non tutti coloro che parlano italiano sanno che sono molti anche gli italianismi usati all’estero.

Ambito marinaresco e militare

Un ampio lessico marinaresco di provenienza italiana si diffuse in Europa a partire dal X secolo, epoca del predominio delle repubbliche marinare di Pisa, Amalfi, Genova e Venezia.
Ad esempio, diverse sono le ipotesi riguardo all’etimologia del termine italiano Tramontana, utilizzato per indicare il freddo vento proveniente dal nord.
Potrebbe infatti derivare dalle locuzioni latine intra montes o trans montes (“al di là dei monti”), in quanto si tratta di un vento proveniente dalle Alpi, vale a dire l’estremo nord conosciuto dai romani. Un’altra ipotesi è invece quella secondo la quale questo vento deve il suo nome al paese di Tramonti, situato a nord della città di Maiori, che faceva parte della repubblica marinara di Amalfi. Gli amalfitani, che furono i primi ad utilizzare le bussole in Occidente, avrebbero poi permesso la diffusione del termine in diverse lingue europee (rimasto invariato in spagnolo, portoghese e olandese e diventato “Tramontane” in inglese e francese). Sulle bussole infatti, non comparivano i nomi dei punti cardinali, bensì quelli dei venti (da qui l’espressione rosa dei venti, anch’essa diffusa in diverse lingue).

Inoltre, anche se la bussola fu inventata in Cina dopo la scoperta del campo magnetico terrestre, è proprio dalla bussola degli amalfitani che derivano il portoghese “bússola”, il polacco “busola”, il francese “boussole”, lo spagnolo “brújula” e il turco “pusula”.
Ci sono anche alcuni termini arrivati alle lingue straniere direttamente dai dialetti d’Italia; è il caso, ad esempio, della poppa e del cantiere navale, che dal veneziano “pupa” e dal genovese antico “tersanà” sono diventati, in turco, “púpa” e “tersané”. Il termine “poppa” giunse poi anche allo spagnolo e al portoghese (popa) e al francese (poupe).
Grazie soprattutto all’attività dei capitani di ventura fra il Tre e il Cinquecento, sono molte anche le parole di origine italiana che riguardano l’ambito militare; termini come soldato, caporale, colonnello, sentinella e casamatta sono solo alcuni esempi.

Letteratura e arte

Grazie ai suoi grandi maestri, l’Italia fu un vero e proprio modello per alcune forme d’arte che si diffusero in tutto il mondo.
In letteratura, l’esempio più emblematico è quello del sonetto, breve componimento poetico inventato nella prima metà del Duecento da Jacopo da Lentini, uno dei principali esponenti della Scuola Siciliana. Questa forma poetica ebbe poi grande successo anche all’estero e venne scelta, anche secoli dopo, da illustri personalità di diversi Paesi, tra cui William Shakespeare e Pablo Neruda.
Il termine sonetto deriva dall’occitano antico sonet, ovvero “piccolo suono” (si tratta infatti del diminutivo di son, “suono, melodia”). Fu invece ritenuta incorretta l’ipotesi del poeta padovano Antonio da Tempo, il quale sosteneva che il nome fosse stato scelto “per capriccio degli antichi” e “perché suonava bene alle orecchie degli ascoltatori”.
Risale invece al Rinascimento e si deve alla fama internazionale di Michelangelo, Raffaello e Leonardo, la diffusione del termine affresco in diverse lingue, tra cui spagnolo, inglese e olandese (fresco), francese (fresque), tedesco (Freske) e polacco (fresk).

Musica e cinema

La lingua italiana, tra il Sei e il Settecento, era considerata la lingua cantata per eccellenza. Per questo motivo, sono di origine italiana termini molto comuni che indicano forme musicali come concerto e sinfonia e diversi strumenti, tra cui il fagotto e il mandolino (di diffusione cinque-secentesca), il pianoforte (inventato da Bartolomeo Cristofori nel 1698) e il violino (reso celebre dai rinomati liutai Antonio Stradivari, Giuseppe Guarneri del Gesù e Giovanni Battista Guadagnini).
Inoltre, sin dall’epoca della musica barocca, vengono tradizionalmente fornite in italiano le indicazioni dello spartito (adagio, allegro, da capo, staccato, per citare alcuni esempi), mentre derivano dal successo della lirica italiana termini come tenore, soprano e virtuoso.
Direttamente dal mondo del cinema arriva invece l’italianismo paparazzo, parola d’autore nata e diventata popolare in tutto il mondo grazie al capolavoro cinematografico di Federico Fellini “La dolce vita” (1960), nel quale il personaggio che svolge questa professione – interpretato da Walter Santesso – di cognome si chiama proprio Paparazzo.

Gastronomia

La gastronomia è un campo in cui l’Italia eccelle da sempre e l’ambito dell’arte culinaria è quello che conta il maggior numero di prestiti italiani nelle lingue di tutto il mondo. Non si tratta infatti solo di pizza, pasta, spaghetti, maccheroni, espresso e cappuccino, ma anche di molte altre pietanze tipiche delle regioni italiane (come il pesto genovese o la mortadella bolognese) e di molte prelibatezze il cui nome fa riferimento alla provenienza geografica del prodotto stesso (come il gorgonzola, il marsala o il chianti).
Inoltre, a partire dal Cinquecento, si diffuse il termine carciofo, chiamato in diversi dialetti dell’Italia settentrionale articiocco e diventato in francese artichaut, in inglese artichoke, in tedesco Artischocke e in danese artiskok.
È invece un italianismo novecentesco il termine bruschetta, che deriva dall’aggettivo romanesco bruscoovvero “abbrustolito”. Particolarmente curiosa è infine l’etimologia di un’altra diffusa specialità italiana: il carpaccio. Si tratta di un piatto che nel 1950 fu inventato dal proprietario dell’Harry’s Bar di Venezia, Giuseppe Cipriani, per la sua amica Amalia Nani Mocenigo, contessa a cui i medici avevano proibito il consumo di carne cotta. Cipriani scelse questo nome in onore di Vittore Carpaccio, pittore che ebbe l’occasione di apprezzare grazie a una mostra che era stata esposta in quel periodo nel Palazzo Ducale di Venezia. Tra i suoi quadri, vi era una predominanza di colori molto accesi, che ricordavano proprio quelli del carpaccio e pare che nel denominare la sua invenzione culinaria, Cipriani si sia ispirato nello specifico alla Predica di Santo Stefano (1515).

Ecco quindi come il patrimonio italiano ha lasciato tracce nelle lingue di tutto il mondo, attraverso parole che raccontano un po’ della nostra cultura e del fascino che essa ha sempre esercitato all’estero.

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