Conoscete l’origine del proverbio “dare i confetti di papa Sisto”? E di “essere al verde”?
Se i proverbi sono la saggezza dei popoli, i modi di dire ne rappresentano spesso l’intima essenza. Alcuni di essi, tuttavia, sono così insoliti da suscitare grande curiosità sulle loro origini. Succede in tutte le lingue, dall’inglese “it’s raining cats and dogs” (letteralmente “piovono gatti e cani”) al francese “chercher la petite bête” (letteralmente “cercare la piccola bestia”). Non tutti sono di origine certa, ma taluni sembrano davvero inspiegabili. Vediamo insieme qualche curioso esempio.
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Illustrazione di Elena Lombardi
“Dare i confetti di papa Sisto” e altri modi di dire dalle strane origini
Essere al verde
Restare o essere al verde significa trovarsi in condizioni economiche disastrose, a un passo dal tracollo finanziario. Secondo l’Accademia della Crusca, l’origine della frase è da attribuire all’uso delle candele come segnatempo nelle aste o incanti pubblici. La durata dell’asta era infatti determinata dal tempo occorrente alla fiamma per giungere alla base della candela, colorata di verde. Entrambe le espressioni “la candela è al verde” (ovvero “si è giunti alla fine”) ed “essere al verde di denari” si ritrovano in un testo del 1700 (per essere più precisi, nelle note al “Malmantile riacquistato” di Paolo Minucci), da cui potrebbe derivare la contrazione “essere al verde” in senso esclusivamente finanziario. Altre teorie attribuiscono l’origine dell’espressione alla fodera verde dei portafogli, al verde del tavolo da gioco o al verde della bandiera italiana, il più vicino all’asta e quindi difficilmente danneggiabile. Una curiosità: il codice di procedura civile contempla tutt’oggi l’incanto a candela vergine, cioè un’aggiudicazione di beni fatta dopo tre minuti dall’ultima offerta, conteggiati con l’accensione e l’estinzione di tre candele vergini della durata di un minuto ciascuna.
Appendere al chiodo
I chiodi nei muri abbondano in ogni casa, ma questo è un chiodo speciale: quello dell’irrevocabile rinuncia, del determinato ritiro dall’attività, della fine di una carriera. E il chiodo era quello del Tempio di Ercole a Roma, racconta Orazio. I gladiatori romani divenuti liberi, per volontà imperiale o per popolarità (allora noti quanto le odierne rockstar), dedicavano le loro armi al dio, appendendole proprio a quel chiodo, posto su una parete del tempio. Così, anche oggi, il ciclista che finisce la sua carriera appende la bicicletta al chiodo, ed altrettanto fa il pugile con i suoi guantoni.
Nato con la camicia
Non è un evento comune, sebbene non sia rarissimo, che un bimbo nasca avvolto dal sacco amniotico, nel linguaggio popolare una sorta di camicia portafortuna. Essere “nato con la camicia” equivale dunque ad essere straordinariamente fortunato, data l’improbabilità dell’evento. Ma il modo di dire, dalle chiacchiere delle balie medievali alle ultime evidenze scientifiche, è tutt’altro che leggenda. Chi nasce con la camicia è ammortizzato dal liquido amniotico e non presenta trauma da parto: secondo gli esperti, questi neonati manifestano un comportamento più calmo, presentando nel tempo una migliore capacità di apprendimento.
Dare i confetti di papa Sisto
Strana figura quella di papa Sisto V, al secolo Felice Peretti. Un innovatore, secondo gli storici, che attuò profonde riforme volte a modernizzare la Chiesa e lo Stato Pontificio. Ma il famoso aneddoto dei confetti ci lascia una presunta traccia del suo carattere. Secondo la leggenda, il papa invitò a pranzo, nell’odierno Palazzo del Quirinale, il fior fiore dei patrizi romani, pronti a tramare contro di lui a causa delle nuove imposte e delle riforme edilizie compiute. Giunto al dessert, costituito da confetti, fece affacciare i suoi ospiti alle finestre. La scena che ne seguì è davvero degna di un film horror: dalle vicine torri penzolavano infatti gli uomini di fiducia dei patrizi. “Dare i confetti di papa Sisto” significa quindi dare improvvisamente una cattiva notizia o una lezione inaspettata a chi se la merita.