Che cos’hanno in comune parole come fantabulosa, ferricadooza ed ecaf? Per prima cosa, sono tutti termini del polari che hanno evidenti origini linguistiche nei dialetti di altre sottoculture. Il polari è una lingua affascinante per molte ragioni.
Questo linguaggio segreto, utilizzato in passato dalla comunità gay, è una vera e propria mappa culturale e, sebbene sia scomparso da molto tempo, è una parte importante del retaggio culturale della comunità LGBTQ+. Ma, nascosta tra i meccanismi linguistici e l’etimologia del polari, si nasconde anche una lunga tradizione di sottoculture da cui ebbe origine, offrendoci una panoramica unica ed estremamente interessante di un’epoca ormai dimenticata.
L’etimologia come storia condivisa
Il polari nacque dalla fusione di molti gruppi sociali differenti: come tendono spesso a fare le persone emarginate, artisti girovaghi, marinai, circensi, ladri, gitani e altre persone si mescolavano fra loro e parlavano insieme, finendo per dare origine a un proprio dialetto. E, poiché qualsiasi orientamento sessuale che non seguisse l’eteronormatività era illegale, anche tutti coloro non condividevano questa visione della sessualità gravitavano intorno a questo ambiente.
L’etimologia del polari è una mappa di questi gruppi di individui che vissero ai margini della società. Studiando l’origine di determinate parole, possiamo quindi farci un’idea di chi fossero quelle persone, come interagivano tra loro e in che modo tutti questi dialetti si fusero insieme per dare origine al polari.
Per Paul Baker, che ha dedicato molti anni allo studio del polari, l’elemento più importante alla base di questa lingua è il parlyaree, un dialetto slang del diciannovesimo secolo. Era utilizzato da artisti circensi, prostitute, musicisti di strada e altre persone che vivevano ai margini della società: “Erano un gruppo stigmatizzato, nomade o considerato come criminale. Proprio perché le persone che ne facevano parte erano emarginate dalla collettività e sentivano la necessità di distinguersi come gruppo, crearono una lingua o, per l’esattezza, un gergo, come segno di riconoscimento di identità, oltre che per protezione.”
Una lingua nomade
Gli spostamenti continui furono un fattore fondamentale per la mescolanza di questi gruppi eterogenei di persone: che fossero ladri, artisti girovaghi o marinai, i parlanti dei dialetti che diedero origine al polari viaggiavano da un porto all’altro, soprattutto nel Mediterraneo.
Poiché avevano bisogno di una lingua per comunicare gli uni con gli altri, misero insieme ciò che avevano, dando origine a dialetti slang come il parlyaree e la lingua franca, una forma di pidgin in uso dall’undicesimo al diciannovesimo secolo.
Trovandosi al centro del Mediterraneo, proprio in Italia si formarono i blocchi creativi di questi dialetti, e l’italiano ebbe un’influenza importantissima sul polari. In effetti, i termini che avevano origini dall’italiano erano così tanti, che chi voleva parlare in polari doveva fare particolare attenzione se si trovava in Italia.
Baker ricorda un aneddoto appreso da una delle persone intervistate per i suoi studi. Era in vacanza in Italia con amico che parlava il polari e insieme entrarono in un negozio di scarpe: “Il commesso che stava misurando loro i piedi era un uomo molto attraente, così iniziarono a fare dei commenti su di lui in polari… e lui capì tutto perché è così simile all’italiano, e li ringraziò per i complimenti! Anche le altre persone nel negozio capirono tutto e si misero a ridere, e l’uomo era così imbarazzato che fuggì dal negozio.”
Una mappa dei significati
Se esaminiamo con maggiore attenzione i significati di ogni parola e li confrontiamo con le loro origini, possiamo iniziare a comprendere come ogni cultura abbia influenzato il polari, e il contributo apportato a questa lingua da ciascun gruppo sociale.
Parlyaree
Molte parole del polari derivate dal parlyaree, il linguaggio che ebbe un ruolo fondamentale nella sua origine, hanno diversi tipi di definizioni e variano in complessità. Alcune frasi furono importate direttamente dal parlyaree, come charpering carsey (stazione di polizia), che è un sostantivo composto da charper (cercare) e carsey (casa).
Altre invece sono state adattate o abbreviate, adottando nuove definizioni. È il caso di jarry, una parola in polari che indica il sesso orale e che deriva dal termine munjaree, che in parlyaree significa mangiare. Sebbene vi sia una grande varietà di parole del parlyaree, queste tendono ad avere un carattere funzionale, con molti sostantivi e verbi.
Il polari include anche una serie di numerali, che hanno quasi tutti origine dal parlyaree. Da questo dato possiamo dedurre che, al suo culmine, il parlyaree era parlato ogni giorno e probabilmente ebbe una diffusione persino maggiore dello stesso polari.
Italiano
L’influenza dell’italiano è ovvia, non solo in parole come bagaga (pene), un adattamento del termine italiano baggagio (bagaglio), ma anche per le affettazioni linguistiche aggiunte spesso alle parole per farle sembrare vistosamente italiane.
Il termine Ferricadooza ne è un esempio squisito. Questa parola, che significa “un pugno da KO”, contiene il suffisso cadooza, che deriva dall’italiano caduca (cadere), mentre ferri potrebbe derivare dal termine latino ferrous, che indicava il ferro.
Un altro esempio è filiomi, una delle tante parole del polari che servono a indicare un giovane uomo attraente. Questo termine deriva da figlio (inteso come ragazzo) ed è stata adattata aggiungendo un tocco di polari. Lo stesso vale per fantabulosa, un composto di “fantastic” e “fabulous” a cui è stato aggiunto il suffisso –osa per farla sembrare una parola di una lingua romanza.
Thieves’ Cant
Ma ancor più del parlyaree, gli elementi maggiormente funzionali della lingua provengono dal Thieves’ Cant o “dialetto dei ladri”, dove possiamo trovare sostantivi generici come ken (casa), brads (soldi) e bencove (amico), oltre a termini più specifici legati ai furti, come sharper (rubare).
Quasi tutti i termini che indicavano la polizia, fondamentali per assicurare che i parlanti del polari potessero avvertirsi e proteggersi a vicenda, vengono dal Thieves’ Cant, dal Pedlars’ French (ossia il francese parlato dai venditori ambulanti) e dal parlyaree, in pratica da tutti i gruppi perseguitati regolarmente per le proprie attività. È comprensibile, poiché sia il Thieves’ Cant che il Pedlars’ French furono creati per essere utilizzati come codici segreti, per permettere alle persone di parlare di azioni illegali senza essere comprese.
Radici nautiche
Le radici del polari mostrano le attività di interesse di ciascun gruppo. Ad esempio, molti termini del polari che si riferiscono al sesso con un contesto specifico provengono dall’ambiente nautico, utilizzati dai marinai che prestavano servizio nelle navi mercantili o della marina.
In questo ambito, troviamo frasi come trade curtains, che si riferisce all’usanza di appendere una tenda alle proprie cuccette quando facevano sesso gli uni con gli altri, poiché spesso erano stipati tutti insieme, anche otto in ogni cuccetta.
Slang britannico
Mescolate a tutti questi termini dalle origini remote, nel polari troviamo anche moltissime parole dello slang britannico e londinese, che dimostrano la storia multiculturale della città. Il polari è ricco di termini derivanti dal cockney (come aris per “arse/ass”, ossia sedere) o dal backslang, un gergo nato in epoca vittoriana in cui le parole venivano pronunciate a ritroso (ad esempio ecaf per “face”, ossia faccia), tutti linguaggi radicati e diffusi a Londra.
Il polari è anche una capsula del tempo, che consente di ritrovare versioni più antiche dell’inglese, con termini dello slang britannico che risalgono addirittura al quattordicesimo secolo. Alcuni di questi termini, come bolus (farmacista) o fambles (mani) non esistono più nello slang britannico e sopravvivono unicamente nel polari.
Altre origini
Alcune parole hanno fatto un lungo viaggio prima di essere adottate dal polari, ad esempio dhobie (lavare), che deriva dal termine hindi dhobi (lavandaio). C’è persino una parola del tok pisin, una lingua creola parlata in Papua Nuova Guinea, usata nella frase frock billong lallies (pantaloni).
La parola billong significa “appartenere a”, quindi potremmo tradurre l’espressione frock billong lallies come “un vestito che appartiene alle tue gambe” (lallies infatti è un termine del polari che significa gambe). È difficile capire come questi termini siano finiti nel polari, ma è una prova evidente della magnitudine e dell’importanza dei flussi migratori, che dimostra ancora una volta l’importanza degli spostamenti nella formazione del polari.
Imparare il polari
Come spiega lo scrittore Matt Houlbrook nel libro Queer London, il modo in cui le persone imparavano il polari era collegato a come i diversi gruppi sociali si mescolavano tra loro. Le persone non si limitavano ad apprenderlo dai propri amanti e amici e amiche queer (sebbene molte persone lo imparassero proprio in questo modo), ma anche in altri contesti.
“[John stesso] ha imparato il polari frequentando gli ambienti teatrali. Altre persone, soprattutto nella zona del porto, l’hanno imparato nell’ambiente legato alla classe lavoratrice in cui si muovono”, ha scritto Houlbrook. La cultura teatrale ebbe un’enorme influenza sul polari, poiché molti di questi uomini erano artisti e attori. I termini del polari che derivano dal linguaggio teatrale tendono a descrivere apparenza o indumenti, come muck che significa “trucco”.
Il polari e una ricca eredità culturale
Sebbene questo articolo possa sembrare un elenco di dati distaccati, qualsiasi studio etimologico del polari offre una lezione fondamentale: le persone queer sono ovunque, sparse sulla superficie della Terra e attraverso la storia. Siamo sempre statə qui.
Il polari è (o, piuttosto, era) una storia vivente, una mappa di sottoculture di cui la storia ufficiale spesso si dimentica, che ci offre una visione unica di un passato straordinario. Ma più di ogni altra cosa, il polari e la sua ricca etimologia sono niente meno che il retaggio della cultura LGBTQ+, un capitolo del nostro passato che ci insegna qualcosa di più su dove veniamo.
Non solo: ci offre la speranza che, non importa quanto negative e ostili possano sembrare le circostanze, le comunità emarginate si troveranno sempre, per creare cultura e prosperare.
Questo articolo è apparso originariamente nell’edizione inglese di Babbel Magazine.