L’inaspettata rinascita della lingua giudeo-spagnola

Sembrava stesse per sparire solo un paio di decenni fa, e invece è ancora qui.
Un paesino su una rocca in Spagna | Dove si parla il giudeo-spagnolo

È impossibile predire l’evoluzione di una lingua nel tempo: le sua fortune dipendono dalle sorti dei popoli che la parlano, e non è possibile sapere quando tali sorti cambieranno drasticamente. Una delle lingue che ha avuto un’esistenza a dir poco complicata è il giudeo-spagnolo, noto agli spagnoli anche con il termine “ladino”, da non deve confondersi però con il ladino dolomitico, lingua romanza parlata in alcune zone di Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.

Come suggerisce il nome stesso, il giudeo-spagnolo è fortemente influenzato dallo spagnolo. Tuttavia, sebbene abbiano una pronuncia piuttosto simile, il giudeo-spagnolo (o judezmo) è una lingua a sé stante che ha subìto l’influenza di molte altre lingue, le quali l’hanno resa diversa da qualsiasi altra. Nel corso degli ultimi secoli, il giudeo-spagnolo ha prosperato, si è quasi totalmente estinto e ora sta vivendo una sorprendente rinascita.

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Storia del giudeo-spagnolo

Il giudeo-spagnolo è una lingua che si è sviluppata tra gli ebrei sefarditi stanziati nel Regno di Spagna. È difficile stabilire la data esatta in cui ebbe origine questa lingua, poiché molti secoli fa le divisioni tra le varie lingue non erano così rigide come oggi. Nel quindicesimo secolo, gli ebrei sefarditi utilizzavano lo stesso spagnolo parlato dal resto della popolazione che viveva in quell’area. Originariamente, il giudeo-spagnolo era un dialetto dello spagnolo, ed era a sua volta influenzato anche da portoghese, ebraico, aramaico e dalle altre lingue parlate nella penisola. In questa fase iniziale, il giudeo-spagnolo parlato fu mutuamente intelligibile con lo spagnolo antico per un periodo indeterminato di tempo.

La separazione tra le due lingue si ebbe a seguito dell’espulsione degli ebrei dal regno di Spagna, ordinata dai re cattolici (cioè la regina Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona) nel 1492. Alcuni ebrei rimasero e pian piano si adattarono alla cultura cristiana, altri fuggirono in diverse regioni dell’Europa e dell’Africa Settentrionale, mentre la maggior parte cercò rifugio nei territori dell’Impero ottomano. E proprio l’espulsione degli ebrei dal Regno di Spagna è all’origine del termine “sefardita”, che deriva dalla parola ebraica Sefaràd, utilizzata appunto per denominare la Spagna.

Una volta raggiunto l’impero ottomano, i sefarditi si dedicarono al compito di creare nuove comunità e la lingua ebbe un ruolo fondamentale in questo processo. La lingua parlata dalla popolazione includeva una serie di dialetti diversi della penisola iberica. Perciò, con il mescolarsi dei vari gruppi, si mescolarono anche i vari modi di parlare. Nel corso dei secoli successivi, lo spagnolo e il giudeo-spagnolo si sono evoluti separatamente, finendo per avere pronunce alquanto diverse. Il giudeo-spagnolo, ad esempio, ha mantenuto la pronuncia dura della “f” iniziale per parole come fablar e fijo, mentre i parlanti spagnoli adottarono la pronuncia hablar e hijo. Inoltre, come è stato menzionato sopra, l’impero ottomano non fu l’unico territorio dove fuggirono i sefarditi, ma fu uno degli unici luoghi dove si rifugiarono in numero sufficiente da consentire la nascita di una comunità.

Le prime differenze più evidenti tra spagnolo e giudeo-spagnolo si trovano nella scrittura. Innanzitutto, il giudeo-spagnolo utilizzava la grafia Rashi, che è lo stile corsivo utilizzato a volte per l’ebraico. Solo questo aspetto rende il giudeo-spagnolo molto diverso da tutte le altre lingue parlate della penisola iberica. Gli scritti più antichi di giudeo-spagnolo erano traduzioni di testi ebraici del diciottesimo secolo, che cercavano di mantenere il più possibile la grammatica della lingua ebraica.

Ma mentre i primi scritti in questa lingua erano forse un po’ ampollosi e arcaici, la produzione letteraria ebbe un grande impulso durante tutto il diciannovesimo secolo, con la pubblicazione di romanzi e giornali. E nonostante la separazione della Spagna fosse avvenuta ormai da diverse generazioni, i sefarditi diedero un forte impulso alla propria lingua.

Il giudeo-spagnolo ha continuato quindi a prosperare per un periodo di tempo, ma le sue comunità furono quasi completamente spazzate via all’inizio del ventesimo secolo, con la dissoluzione dell’impero ottomano e l’ascesa dell’antisemitismo. La lingua, già indebolita dalla preferenza dell’uso del turco o del francese nei territori dell’impero ottomano, alla fine del ventesimo secolo veniva praticamente ignorata dalle generazioni più giovani e molte persone ne preannunciavano la morte imminente.

Quante persone parlano la lingua giudeo-spagnola?

Le stime del numero di parlanti della lingua giudeo-spagnola variano enormemente. Secondo gli etnologi, i parlanti sono circa 51.000, quasi tutti residenti in Israele, mentre il resto, sempre secondo quest’unica fonte, si trova in Turchia (8.000). Nell’elenco dei paesi dove si parla sono annoverate anche Bosnia ed Erzegovina e Grecia, la prima con quattro parlanti e la seconda con 12, rispettivamente, che non sono esattamente… molti.

Tuttavia, sebbene probabilmente non esistano decine di migliaia di parlanti di giudeo-spagnolo, ce ne sono sicuramente altri sparsi in tutto il globo, e questo idioma è riconosciuto come lingua minoritaria in Turchia, Bosnia ed Erzegovina, Israele e Francia. Ci sono parlanti di giudeo-spagnolo sicuramente anche in America Latina e negli Stati Uniti, dove gli ebrei sefarditi sono emigrati in diversi momenti storici. Tuttavia, non è possibile fornire una stima precisa.

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La rinascita del giudeo-spagnolo

Nel ventesimo secolo il giudeo-spagnolo è quasi andato estinto, poiché i suoi parlanti vennero dispersi, uccisi o assimilati con la forza ad altre culture. Ciò che sorprende maggiormente, quindi, è che nel ventunesimo secolo questa lingua stia vivendo una rinascita. Le persone, soprattutto i discendenti degli ebrei sefarditi, mostrano un rinnovato interesse ad apprenderla.

Questa rinascita si è manifestata in modi diversi. Si sono formate numerose comunità online, che consentono alle persone di tutto il mondo di condividere il proprio interesse per questa lingua, mentre università americane come la Tufts University e la University of Pennsylvania offrono corsi in questa lingua. Nel 2017 la Real Academia Española, l’organismo responsabile di elaborare le regole linguistiche della lingua spagnola, nel tentativo di riparare in parte all’espulsione degli ebrei dalla Spagna avvenuta più di cinque secoli fa, ha annunciato la creazione dell’Academia Nacional del Judeoespañol per contribuire a salvare questa lingua. 

Ma sebbene gli studi accademici siano importanti, ciò che dà veramente impulso a una lingua è l’arte. Per mantenere vivo l’interesse culturale per il giudeo-spagnolo, molti musicisti hanno iniziato a scrivere i testi delle proprie canzoni in questa lingua. Inoltre, sono state realizzate nuove traduzioni in giudeo-spagnolo di storie antiche, sono state composte opere letterarie completamente nuove e artisti di tutte le discipline cercano costantemente nuovi modi di integrare la lingua nella loro arte.

Bisogna tuttavia notare una differenza fondamentale tra il giudeo-spagnolo moderno e quello antico: ora è molto più comune l’utilizzo della grafia latina. Non è chiaro esattamente per quale motivo si sia verificato questo passaggio (forse le persone responsabili della rinascita della lingua sono abituate a usare l’alfabeto latino), che non ha comunque alcun effetto sulla pronuncia.

Sebbene i motivi per essere ottimisti per le sorti del giudeo-spagnolo non manchino, questa lingua è comunque ancora lontana da una grande diffusione. Riportare in vita una lingua in punto di morte è difficile e richiede l’uso reale da parte delle persone nella vita di tutti i giorni. L’ebraico ha rappresentato uno degli unici tentativi riusciti di preservare una lingua dall’estinzione, ma era parte di un più vasto progetto per la creazione di una nazione. Il desiderio di mantenere in vita una lingua può essere molto forte, soprattutto se è legato a un’identità ancestrale, ma si tratta di un compito che non è mai facile. 

 

Questo articolo è apparso originariamente nell’edizione inglese di Babbel Magazine.

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