L’Accademia della Crusca e la sfida dell’italiano che cambia 

L’Accademia della Crusca è la storica custode della lingua italiana, impegnata da secoli nella tutela e nell’evoluzione dell’italiano. Tra ricerche, consulenze linguistiche e dibattiti su neologismi e anglicismi, il suo lavoro si muove tra tradizione e innovazione. Ma come riesce a bilanciare conservazione e cambiamento in un mondo in continua trasformazione?
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L’Accademia della Crusca, quella che potremmo definire la “custode” della lingua italiana, è un po’ come quel vicino di casa che, mentre state piantando un fiore nel vostro giardino, vi dice: “Eh no, così non va! Non si fa così!”. Eppure, nonostante il suo rigore, la sua storia è tutt’altro che statica: tra dibattiti accesi, riforme linguistiche e curiosità, il suo percorso attraversa secoli di cambiamenti culturali e sociali.

Perché proprio “Crusca”?

Fondata nel 1583 a Firenze, l’Accademia nasce con l’obiettivo di tutelare e preservare la lingua italiana, proteggendola dalle influenze esterne, in particolare da quelle latine. Il nome stesso, “Crusca”, richiama l’idea di purificazione: la crusca è la parte più fine del grano, quella che rimane dopo la macinazione, simbolo di ciò che è puro e autentico. L’Accademia, quindi, si pone come un filtro che separa il “buono” dal “superfluo” nella lingua, vegliando da secoli sull’italiano e difendendolo da ogni – o quasi – forma di contaminazione.

Come funziona l’Accademia?

L’Accademia non è solo un gruppo di studiosi dalla penna rossa sempre pronto a correggervi. Il suo lavoro si sviluppa attraverso ricerche, pubblicazioni e risposte ai dubbi linguistici dei parlanti. Tra le sue attività principali ci sono:

  • Il Vocabolario degli Accademici della Crusca, una delle prime opere lessicografiche italiane, che ha gettato le basi per i futuri dizionari della lingua.
  • Il servizio di consulenza linguistica, che risponde a quesiti su grammatica, lessico e neologismi.
  • Lo studio delle nuove tendenze linguistiche, con particolare attenzione agli anglicismi, ai dialetti e alle parole emergenti nei media e nella tecnologia.

Per esempio, se vi è capitato di usare parole come “diggare” o “skippare”, sappiate che l’Accademia potrebbe storcere il naso. Tuttavia, non tutte le parole straniere vengono respinte: alcuni termini come “computer”, “chat” e “smartphone” sono ormai entrati stabilmente nell’uso comune perché non esiste un’alternativa italiana altrettanto efficace. Altri, invece, vengono sconsigliati se esiste già un equivalente nella nostra lingua: per esempio, meglio “scaricare” anziché “downloadare” e “negozio online” invece di “e-commerce”.

Tradizione e innovazione: la sfida della Crusca

La lingua è un organismo vivo, che cambia con il tempo, influenzato da fattori culturali, tecnologici e sociali. Per questo, il lavoro dell’Accademia consiste nel trovare un equilibrio delicato: evitare il rifiuto a priori di ogni novità, ma anche contrastare l’accettazione indiscriminata di mode passeggere o prestiti non necessari, insomma un vero e proprio compito complesso: tutelare l’italiano senza irrigidirlo, permettendogli di evolversi senza snaturarsi.
Nel corso dei secoli, la Crusca ha affrontato diverse sfide linguistiche, dalle influenze del latino e dei dialetti fino all’attuale diffusione massiccia degli anglicismi. Se in passato l’attenzione era rivolta soprattutto alla purezza della lingua, oggi la questione è più sfumata: non si tratta solo di decidere cosa sia “corretto” o “scorretto”, ma anche di capire come l’italiano possa adattarsi ai cambiamenti mantenendo la sua identità.

Per fare un paragone internazionale, possiamo guardare ad altre accademie linguistiche europee:

  • Real Academia Española: adotta un approccio più flessibile rispetto alla Crusca, accettando più facilmente anglicismi e termini colloquiali diffusi nell’uso comune.
  • Académie Française: è nota per la sua rigidità nel difendere la lingua francese dalle contaminazioni, tanto da proporre alternative “autoctone” per parole straniere (come “courriel” al posto di “email”).
  • Akademie für Sprache und Dichtung: ha un atteggiamento più aperto nei confronti dell’evoluzione del tedesco, cercando di bilanciare tradizione e innovazione senza opporsi in modo drastico ai cambiamenti.

In questo panorama, la Crusca si muove con cautela, cercando di non perdere il legame con la tradizione, ma senza ignorare le trasformazioni della società e il modo in cui queste si riflettono sulla lingua.

L’Accademia della Crusca oggi: tra social media e globalizzazione

Nonostante il suo prestigio storico, l’Accademia della Crusca non è rimasta chiusa nella sua torre d’avorio. Con il tempo, ha abbracciato nuovi mezzi di comunicazione, diventando più accessibile al pubblico. Oggi è attiva sui social media, pubblica articoli online e interagisce con i parlanti, cercando di spiegare le sue scelte senza risultare eccessivamente severa.

La Crusca può sembrare rigida, ma il suo ruolo è essenziale per preservare l’identità della lingua italiana senza impedirne l’evoluzione. Se alcuni anglicismi entrano nel nostro vocabolario, è perché la lingua è in continua trasformazione—ma sempre con attenzione e consapevolezza. Un esempio? La Crusca ha accettato “webinar”, perché si è diffuso rapidamente e non ha un’alternativa italiana altrettanto efficace, mentre ha sconsigliato “location” per “luogo” e “fashion” per “moda”, perché non aggiungono nulla di nuovo alla nostra lingua.

Alla fine, l’italiano cambia con il tempo, ma grazie alla Crusca il cambiamento non è mai un salto nel buio, bensì un percorso ragionato, fatto con criterio e rispetto per la storia della lingua italiana.

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