Imparare le lingue straniere a scuola: pro e contro

Ecco i nostri consigli per ottenere il massimo dall’insegnamento scolastico delle lingue.
imparare le lingue straniere a scuola pro e contro

Quali lingue straniere avete studiato a scuola? E per quanto tempo? Quali sono secondo voi, nell’insegnamento scolastico delle lingue straniere, i pro e i contro? 

Io ho iniziato a studiare l’inglese in seconda elementare e, se penso che tutto sommato ci ho dedicato più di 15 anni della mia vita (compresa l’università), mi sembra di non aver sfruttato pienamente l’occasione che mi si è presentata. Non dico che mi aspettavo di diventare bilingue, però perlomeno perfettamente fluente… Quello sì.

Mi sono spaccata la testa per memorizzare regole grammaticali e paradigmi, per poi scoprire che gli inglesi (quelli veri) la grammatica quasi non la studiano e che gli inglesi (sempre quelli veri ) parlano in un modo assai diverso da quello che ci hanno insegnato i nostri professori.

Studiare le lingue straniere a scuola è quindi inutile? Assolutamente no! Tuttavia quello che mi ha insegnato la mia esperienza all’estero, mi ha spinto ad interrogarmi sulla reale efficienza dell’insegnamento linguistico nel sistema scolastico italiano.

Ecco quindi cosa suggerirei ai miei professori e a chi sta per iniziare lo studio delle lingue straniere a scuola: pro e contro e… Tutte le cose che avrei voluto sapere prima di iniziare.

Grammatica nello studio delle lingue straniere: pro e contro

Non mi è mai dispiaciuto studiare la grammatica e l’ortografia, anzi, ero una di quelle “secchione” che accoglieva con un applauso l’idea di un compito a sorpresa di analisi logica. Tuttavia, immersa nello studio mnemonico dei paradigmi inglesi, mi sono più volte chiesta se sarei stata in grado di ricordare e utilizzare tutte quelle regole durante una conversazione con un madrelingua. La prima volta che sono andata in viaggio studio in Inghilterra, ho avuto la risposta (che, per chi non l’avesse già capito, è NO).

PRO

Iniziare lo studio della grammatica quando si è molto giovani è sicuramente indicato perché permette di ricordare più facilmente e più a lungo tutte le varie regole ed eccezioni. Io, ad esempio, ho studiato il francese alle scuole medie e poi l’ho abbandonato per quasi 10 anni. Quando è arrivato il momento di cimentarmi nella pratica, sebbene non fossi assolutamente in grado di sostenere una conversazione, rammentavo ugualmente la maggior parte dei dettagli “tecnici” della lingua. E questo mi è certamente tornato molto utile.

CONTRO

Il sistema scolastico si basa su dei parametri che gli studenti devono raggiungere per poter ottenere la cosiddetta “sufficienza”: il modo più semplice per applicare questi parametri all’insegnamento delle lingue straniere consiste nel verificare la conoscenza della grammatica, dello spelling e dell’ortografia (oggettivi, quindi insindacabili). Indubbiamente questi sono degli aspetti importanti, tuttavia spesso si sottovalutano altri elementi ugualmente essenziali, quali la produzione e la comprensione orale.

IL MIO CONSIGLIO

Studiate la grammatica, è importante, però cercate sempre di applicarla a situazioni della vita quotidiana per capire se lo state facendo nel modo giusto: guardate film in lingua originale senza sottotitoli, cercate di capire i testi delle canzoni, ascoltate un discorso alla televisione. Se vi sembra di non cogliere nemmeno una parola, allora è il caso di impegnarsi un po’ di più. Dopotutto quando vorrete parlare la lingua “sul campo”, nessuno vi chiederà di recitare i paradigmi irregolari a memoria.

Professori italiani per l’apprendimento delle lingue straniere: pro e contro

Non so se le cose siano cambiate ora, ma ai miei tempi i professori di lingua erano tutti italiani: in tanti anni non ho MAI avuto un insegnante madrelingua, a parte un brevissimo periodo durante l’ultimo anno di liceo in cui ho partecipato a qualche lezione della cosiddetta “lettrice” inglese (che, me lo ricordo ancora, si chiamava Rachel). Sicuramente un’iniziativa utile, ma certamente troppo limitata nel tempo per poterne approfittare al massimo.

PRO

La presenza di un professore italiano, e la conseguente opportunità di disporre di spiegazioni nella propria lingua madre, è sicuramente un’utile scorciatoia per comprendere più velocemente strutture ostiche e regole complicate. Tuttavia, a mio avviso, rende gli studenti pigri e abituati ad avere tutto a disposizione senza fare fatica. Allenarsi fin da giovani a capire, tradurre e comprendere com’è la lingua parlata da un madrelingua è tutta un’altra storia. Molto più difficile, certo, ma a lungo termine anche più efficiente e dinamico.

CONTRO

Imparare l’inglese (o qualsiasi altra lingua) da una persona della nostra stessa nazionalità, non ci permetterà mai e poi mai di parlare senza il tipico accento italiano che suona così divertente alle orecchie dei madrelingua. E quel che è peggio, talvolta ci fa assumere persino l’accento regionale del nostro professore impedendoci di essere disinvolti nella comprensione orale. Ebbene sì: capire un madrelingua che parla è infinitamente più difficile ma, alla lunga, ripaga alla grande.

IL MIO CONSIGLIO

Se proprio non riuscite a liberarvi del professore italiano perché, purtroppo, non dipende da voi, integrate almeno i suoi insegnamenti. Il consiglio è simile a quello precedente: circondatevi di film, musica e programmi televisivi, sforzatevi, uscite dalla vostra comfort zone e ricordatevi che l’inglese (e il francese, lo spagnolo, il tedesco…) che ci insegnano a scuola è solo una sfaccettatura della realtà. Imparate anche modi di dire, slang, cadenze o semplicemente gesti ed espressioni particolari: quello sì che vi tornerà utile “su strada”.

Muti come pesci

Per capire meglio come funziona l’insegnamento scolastico delle lingue straniere e valutarne pro e contro, provate a chiedervi: “Quante volte, a scuola, mi è capitato di avere una reale conversazione (non programmata) in lingua?” Io potrei contarle sulle dita di una mano: la produzione orale scolastica, infatti, si riduce alla ripetizione meccanica delle regole, alla lettura dei compiti per casa o al massimo all’interrogazione su Shakespeare (imparata comunque a memoria il pomeriggio precedente e dimenticata completamente dopo qualche ora). Siete mai stati presi alla sprovvista? Vi è mai capitato di dover parlare veramente di qualcosa che non fosse la composizione della vostra famiglia o le attività del vostro weekend? No, vero?

PRO

È molto difficile trovare un lato positivo a questo metodo di insegnamento, se non quello di ottenere un bel voto durante un’interrogazione: se non si inizia subito a parlare, è praticamente impossibile farlo in seguito… Anche se il vostro cervello trabocca di vocaboli e rigide regolette ortografiche.

CONTRO

Insegnare le cose a scaglioni è veramente poco produttivo. Ai tempi della scuola guida, ricordo un’amica che si lamentava perché l’istruttore le insegnava una cosa alla volta: “Oggi il freno, domani il volante, dopodomani la frizione… E alla fine mettiamo tutto assieme”! Non so voi, ma a me sembra davvero una perdita di tempo. Se non abituiamo subito il nostro cervello a funzionare in modo globale, nel momento in cui ci verrà richiesto di fare qualcosa di leggermente diverso dal solito, andremo nel pallone.

IL MIO CONSIGLIO

Non accontentatevi! Il vostro professore non vi sprona a conversare? A voi, dopotutto, interessa prendere un bel voto e sapete che per ottenerlo, non vi verrà richiesto un brillante eloquio? Sforzatevi lo stesso: quando siete a casa, ripetete ad alta voce quello che state facendo, iniziate a pensare in inglese, recitate i testi delle vostre canzoni preferite oppure parlate con i vostri compagni di scuola o, ancora meglio, sostenete delle conversazioni su Skype con amici stranieri. Vi assicuro che non ve ne pentirete!

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