Le locuzioni avverbiali sono spesso utilizzate come rafforzativi di certi concetti e rappresentano una comoda scorciatoia espressiva. Per gli italiani sono modi di dire d’uso comune, ma chi parla una lingua diversa non sempre può tradurli letteralmente, perché diverrebbero incomprensibili.
Le locuzioni sono gruppi di parole che formano un’unità lessicale e sono in in relazioni grammaticale tra loro. Possono essere di vario tipo, a seconda della funzione che svolgono: ci sono le locuzioni avverbiali, le locuzioni verbali, le locuzioni aggettivali, le locuzioni polirematiche, le locuzioni congiuntive, le congiunzioni preposizionali e infine le congiunzioni interiettive. In questo articolo vedremo le locuzioni avverbiali, cioè locuzioni che svolgono la funzione di avverbio e spiegano le modalità con cui una certa azione si sta svolgendo. A loro volta si dividono in: locuzioni avverbiali di modo, di luogo, di tempo, di quantità e di valutazione.
Un elenco delle nostre locuzioni avverbiali preferite
A tutta birra
Questa espressione, che significa “alla massima velocità” (o efficienza produttiva), sembrerebbe non avere nessuna pietà per gli astemi. In realtà “a tutta birra” trova la sua origine nel francese “à toute bride”, cioè “a briglia sciolta”, che si usa per indicare la libertà lasciata ai cavalli di andare alla massima velocità.
Esempio: “Claudio è stato fermato dalla polizia: stava andando a tutta birra nel centro urbano”.
A gonfie vele
Sicuramente una barca che va con le vele gonfie di vento cammina veloce e nella giusta direzione. Un affare va “a gonfie vele” quando si è certi del suo esito positivo, così come va “a gonfie vele” chi sta facendo una rapida carriera, scolastica o lavorativa.
Esempio: “In italiano è scarso, ma in matematica va a gonfie vele”
A rotoli
Deriva dall’atto di “cadere rotolando”, quindi cadere in modo rovinoso, a precipizio. Si usa esclusivamente nel senso lato di “fallire”, “andare in rovina”, particolarmente in senso economico.
Esempio: “La ditta X, per colpa della cattiva gestione, è andata a rotoli”.
A crepapelle
Composto da “crepare” e “pelle”, vuol dire “in modo esagerato”, tanto (al limite) da scoppiarne. Comune nella lingua parlata della prima metà del Novecento, è una di quelle locuzioni avverbiali in disuso ma che è divertente tirare fuori di tanto in tanto.
Esempio: “Cristina ci ha raccontato del suo appuntamento: abbiamo riso a crepapelle”
A macchia di leopardo
Così come sono distribuite le macchie nere sulla pelliccia dello splendido felino, la locuzione indica una distribuzione sparsa, senza regole precise. Un’indagine “a macchia di leopardo” è svolta in modo aleatorio, in un gruppo o entità geografica, per motivi economici, sociali o politici. Usata anche nella variante “a pelle di leopardo”.
Esempio: “Il sondaggio è stato effettuato a macchia di leopardo”
Alla meno peggio
Quando si fa qualcosa “alla meno peggio” si fa qualcosa in maniera approssimativa, sbrigativa. In tal modo, si raggiunge il risultato voluto ma facendo il minimo indispensabile. Una locuzione simile è “alla bell’e meglio”.
Esempio: “Essendo poco pratico, Daniele ha montato il mobile alla meno peggio”.
A pennello
Andare o stare “a pennello” significa adattarsi perfettamente, nella moda come in tutte le situazioni in cui si ricerca un preciso accordo. Trae origine dall’atto di dipingere, che richiede estrema precisione e misura.
Esempio: “Quest’abito le sta a pennello!”
A quattr’occhi
A quattr’occhi significa “privatamente”. Quando si parla a quattr’occhi con qualcuno, in pratica, lo si fa per risolvere una questione privata, escludendo orecchie (e occhi, certo) indiscreti.
Esempio: “Ora mi ha proprio stancato: gli parlerò a quattr’occhi“.
A sbafo
Deriva dal poco usato “sbafare”, riportato in letteratura con il significato di mangiare avidamente e in abbondanza, oppure a spese di altri. “A sbafo”, tuttavia, è sempre usato nel senso di “gratis” e “a spese altrui”.
Esempio: “Alcuni ragazzi hanno scavalcato la palizzata per entrare a sbafo al concerto”
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Di punto in bianco
“Di punto in bianco” è una di quelle locuzioni avverbiali che si devono per forza conoscere: significa “inaspettatamente” e viene dal gergo militare. Questa locuzione deriva infatti dall’atto di sparare senza regolare l’inclinazione di un’arma pesante, orientandosi solo sulla parte bianca della scala graduata che normalmente si utilizza per prendere la mira. È un gesto che non richiede calcoli e può essere eseguito in modo repentino, risultando quindi imprevedibile. Ha il suo corrispettivo nel francese “de but en blanc”.
Esempio: “Devo decidere ora? Di punto in bianco?”
In men che non si dica
“In men che non si dica” è una locuzione avverbiale di tempo e significa “molto velocemente”. Infatti, quando si fa qualcosa “in men che non si dica” vuol dire che ci si è messo meno tempo a farlo che a dirlo.
Esempio: “Lupo aveva davvero fame: ha finito le sue tagliatelle in men che non si dica!”
In quattro gatti
Come dice la stessa locuzione, essere “in quattro gatti” è rafforzativo dell’essere in poche persone, magari quando se ne aspettavano molte. La curiosità è che se in italiano si usa “quattro gatti”, in russo si usa “mezza persona”. Paese che vai, gatto che trovi…
Esempio: “Altro che folla, al concerto c’erano quattro gatti!”
Nemmeno per sogno
Tra le locuzioni avverbiali di valutazione, ci sono quelle di valutazione negativa: in pratica, un modo per escludere categoricamente qualcosa. Per esempio, “nemmeno per sogno” si utilizza per dire che, ad esempio, non si è disposti a far qualcosa e questo non succederà nemmeno nei sogni dei richiedenti. Quindi, tanto vale mettersi l’animo in pace.
Esempio: “Sono in ritardo, mi accompagni in macchina?” “Ma nemmeno per sogno, prendi il treno!”
Per miracolo
Di una cosa che riesce bene in via del tutto eccezionale, nonostante i cattivi auspici, si dice che costituisca un miracolo. Così, qualcuno può salvarsi “per miracolo” da un terribile incidente stradale, ma può anche riuscire ad essere promosso “per miracolo”, magari con l’intercessione di qualche santo professore.
Esempio: “Gianni è caduto in un dirupo e si è salvato per miracolo”
Per un pelo
Significa “per poco”, e può essere usato sia positivamente che negativamente. Nella sua accezione positiva è simile alla locuzione precedente, ma qui la probabilità di riuscire nell’intento è maggiore. È vero, ci si può salvare “per un pelo” da un incidente, ma con la fredda constatazione che farlo fosse, benché improbabile, possibile, non un miracolo. In accezione negativa, indica qualcosa che va male all’ultimo momento.
Esempio (in senso positivo): “La mia tasca era bucata; per un pelo non ho perso i miei soldi”
Esempio (in senso negativo): “Marina ha perso il treno per un pelo; le porte le si sono chiuse davanti”
Per le lunghe
Quando qualcosa va per le lunghe significa che sta durando più del previsto, causando qualche disagio.
Esempio: “Non pensavo che questa partita sarebbe andata tanto per le lunghe, non vedo l’ora che finisca!“.
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Illustrazioni di Marta Duarte Dias