50 occasioni in cui conoscere le lingue vi aiuterà con gli ospiti stranieri del vostro albergo

Quante volte vi è capitato di rimanere senza parole di fronte alle richieste dei vostri clienti stranieri? Ecco una lista divertente delle occasioni in cui conoscere le lingue potrebbe davvero tirarvi fuori da una situazione imbarazzante.
  • Quando volete spiegare come si apre l’ombrellone e, per carenze linguistiche, vi ritrovate a fare gesti clamorosi in riva al mare.
  • Quando qualcuno vi chiede di organizzare una grigliata di ferragosto ma vuole iniziare a mangiare alle 5 e voi non sapete come spiegargli che quella non è neanche l’ora dell’aperitivo.
  • Quando vi sentite un po’ cattivi e volete sottoporre ai vostri ospiti alcuni modi di dire italiani molto particolari.
  • Quando volete raccomandare al turista scozzese di fare attenzione al sole ma lui non capisce e torna in albergo scarlatto (con i segni bianchi degli occhiali da sole).
  • Quando un cliente telefona alla reception nel cuore della notte perché vuole un cocktail molto complicato e vi spiega la ricetta in danese.
  • Quando il concetto di bandiera blu, gialla o rossa non è proprio così universale.
  • Quando il turista tedesco vi dice che ha kalt e voi accendete l’aria condizionata.
  • Quando un cliente è allergico a qualcosa e ve lo comunica in russo (e a cena assume un colorito violaceo e inizia a tossire tenendosi la gola).
  • Quando la vostra cliente spagnola vi chiede di aiutarla con la valigia perché è embarazada e voi le dite di stare tranquilla, che non è successo niente e non c’è bisogno di vergognarsi.
  • Quando un ospite norvegese vi chiede per telefono una stanza non fumatori e voi capite che al contrario vuole poter fumare a letto (e gli assegnate la camera più puzzolente dell’albergo).
  • Quando la turista olandese vi chiede indicazioni sulle escursioni naturalistiche e voi fraintendete e la mandate nel più grosso centro commerciale della provincia.
  • Quando la signora di Brighton vi chiama lamentandosi di un vicino di stanza rumoroso e voi salite portandole altre coperte.
  • Quando nessuno capisce le vostre conversazioni a gesti.
  • Quando un ospite vi chiede in tedesco se ci sono altre camere libere per i suoi 50 amici e voi dite di no perché non avete capito e ci perdete un sacco di soldi.
  • Quando scoprite che fon è una parola che non esiste né in francese né inglese.
  • Quando è necessario mettere le cose in chiaro e far capire che, se qualcuno fa una festa in camera fino alle 5 di mattina, riceverà una visita dai Carabinieri.
  • Quando pensate che quella signora francese vi stia facendo delle avance e invece è solo il suo modo di chiedere gli orari di apertura del museo.
  • Quando comunicate l’orario della colazione a gesti e tutti si presentano alle 11:30 quando le brioche sono finite da un pezzo.
  • Quando dovete decifrare i selvaggi suoni gutturali che i clienti emettono per pronunciare cose semplici come “bruschetta”, “gnocchi”, “prosciutto”.
  • Quando dovete spiegare che non accettate carte di credito a dei clienti che fanno finta di non capire non capiscono.
  • Quando qualcuno vuole organizzare un falò di mezzanotte e voi vi presentate con l’estintore.
  • Quando non è abbastanza chiaro che in Italia dopo pranzo si fa la pennichella e loro devono evitare i tuffi a bomba in piscina alle 14.
  • Quando NO, per l’ennesima volta, il cucchiaio con gli spaghetti NO!
  • Quando raccomandate agli escursionisti di seguire il sentiero battuto di montagna e loro se ne vanno a spasso nei boschi e voi dovete chiamare la guardia forestale e andarli a cercare in elicottero.
  • Quando dovete spiegare che il siero antivipera si usa dopo come antidoto e non prima come precauzione.
  • Quando volete organizzare una gita ma non vi riesce di tradurre il concetto di “pranzo al sacco”.
  • Quando entrate in una terribile spirale di confusione cercando di capire che cosa è “negozio” e che cosa “rivista” tra magasin e magazine e (e il magazzino dove lo mettiamo??)
  • Quando piuttosto di mettere l’ananas sulla pizza, andreste volentieri a farvi devitalizzare un dente.
  • Quando cercate di far capire che ‘sto benedetto mandolino a Forte dei Marmi non si suona.
  • Quando vi viene la malsana idea di spiegare la differenza tra battigia e bagnasciuga.
  • Quando qualcuno esprime il desiderio di comprare il Colosseo o la Fontana di Trevi.
  • Quando dovete spiegare che NO, a Venezia non fanno tutti i gondolieri.
  • E quando, sempre a proposito di Venezia, dovete spiegare che per andare in giro si prende il vaporetto (e non la gondola!)
  • Quando volete iniziare quell’ospite danese al concetto di pedalò (o moscone o pattino…)
  • Quando diventa una questione d’onore far comprendere al turista austriaco che lo spritz è italiano (e se ne faccia anche una ragione).
  • Quando vorreste spiegare quali sono gli stereotipi sugli italiani che corrispondono a verità.
  • Quando vi piacerebbe chiedere ai vostri ospiti a che ora intendono fare il check out ma vi rendete conto che “Noio volevàm savoir” non è abbastanza per convincere i turisti.
  • Quando il vostro sito internet è aggiornato al 2003 con una recensione – in italiano – sulla festa della polenta.
  • Quando le fotografie della guida alpina non sono sufficienti per distinguere i funghi buoni da quelli velenosi.
  • Quando volete spiegare il concetto di aperitivo (ok, in questo caso basterebbe portarli in un bel “bacaro” e lasciarli davanti a un vassoio di “cicheti”).
  • Quando, indicando ai vostri ospiti la palestra, vi rendete conto che “cyclette”, per loro, non ha un vero e proprio significato.
  • Quando volete organizzare un workshop di marmellate ma non sapete come si scrive workshop (e non siete neanche sicuri del suo significato).
  • Quando i turisti vi chiedono di mangiare la pasta “Alfredo” e voi volete trovare il modo appropriato per prenderli in giro nella loro lingua.
  • Quando i gesti non sono abbastanza (e comunque, per gli stranieri, gli italiani fanno solo il gesto del “cosa vuoi?”).
  • Quando si lamentano perché la pizza margherita è senza topping e voi non capite bene.
  • Quando NO, il cappuccino dopo pranzo NO.
  • Quando vi chiedono un “latte” e voi portate loro un bicchiere di latte caldo (e che altro?).
  • Quando volete spiegare loro che solo gli americani bevono un bicchiere di vino mentre cucinano.
  • Quando vi dicono che conoscono la musica italiana e citano solo Al Bano e Toto Cutugno.
  • Quando volete spiegare il concetto di “dolce vita” e vi rendete conto che per quello le lingue non servono (ma sono utilissime per gli altri 49 punti).
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