Come diceva Umberto Eco, “evita le frasi fatte: sono una minestra riscaldata”. Ma per quanto ci proviamo, le frasi fatte inevitabilmente spuntano fuori appena abbassiamo la guardia. Si tratta di uno di quei tic della lingua italiana che alcuni ritengono fastidiosissimo, altri ineluttabile. Ma che cosa sono le frasi fatte?
Si tratta di frasi pronte all’uso, “fatte” cioè, che vengono utilizzate frequentemente per commentare o descrivere una situazione ricorrente. Proprio questa ricorsività fa sì che le frasi fatte vengano evitare da chi vuole apparire poco banale. Uno scrittore, per esempio, cercherà di non inserire troppe frasi fatte nelle sue opere; altrimenti, la sua lingua apparirà sciatta.
La questione, comunque, è più complessa di così. Che cosa distingue le frasi fatte, per esempio, dai modi di dire e dalle locuzioni avverbiali? Alcune di queste potrebbero sembrare delle frasi fatte, no? E che dire dei proverbi, forse le frasi fatte per eccellenza?
Va detto che non ci sono dei confini ben definiti, in linea di massima possiamo dire che le frasi fatte non trasmettono la saggezza popolare, ma sono semplicemente dei modi con cui descriviamo delle situazioni ricorrenti, magari facendo dello small talk. Spesso e volentieri, non sappiamo nemmeno qual è la loro origine, ma le abbiamo sentite ripetere così spesso che il loro utilizzo ci viene in maniera automatica.
In questo articolo analizzeremo i più frequenti tic della lingua italiana, con una lista di 15 frasi fatte in italiano, ne descriveremo il loro utilizzo e vi spiegheremo da dove vengono!
15 frasi fatte della lingua italiana
Ma vieni! Ma chi sono?
Utilizzata per esprimere gioia dopo una bella notizia (o una vittoria), questa frase viene pronunciata da Giovanni Storti nel film “Tre uomini e una gamba”. La frase completa è “Ma vai! Ma vieni! Ma chi sono!” e da allora è diventata popolarissima e la si sente spesso pronunciare quando qualcuno vuole vantarsi delle proprie imprese.
Toccata e fuga
Questa espressione colta è diventata una delle frasi fatte più utilizzate. Quante volte vi capita di sentirla, quando per esempio state visitando i vostri genitori nel vostro paesello d’origine e dite a qualcuno che siete solo di passaggio, dato che ripartite l’indomani? “Ah, toccata e fuga!” commenterà il vostro paesano, che inconsapevolmente sta citando un’opera di Johann Sebastian Bach: la toccata e fuga, infatti, non ha nulla a che fare con le soste vacanziere di breve durata, ma sono due forme musicali. Una delle più famose è, appunto, la Toccata e fuga in Re minore di Bach.
Può piacere e non piacere
È un caso da manuale di tautologia, ossia una frase che è vera per definizione e che non dà nessun valore informativo. Certo, una cosa può lasciare indifferenti, ma quando diciamo che quel nuovo film “può piacere e non piacere” che cosa intendiamo veramente, a parte che non vogliamo sbilanciarci sul fatto che ci sia piaciuto o meno?
Per la legge dei grandi numeri
Uno dei più divertenti tic della lingua italiana è l’utilizzare in maniera inappropriata le leggi matematiche nella vita di tutti i giorni. Per esempio: se un evento non si verifica da molto tempo, per esempio un pareggio tra Frosinone e Salernitana, il commentatore dirà, dopo che il pareggio è finalmente avvenuto: “Per la legge dei grandi numeri, prima o poi doveva succedere”.
Ma che cosa dice, davvero, la legge dei grandi numeri? Non parla di eccezioni della regola che si dovranno pur verificare a un certo punto, anzi! Se per esempio lanciamo un dado, la possibilità che esca il 5 è una su sei, quindi intorno al 17%. Se ripetiamo il lancio cinque volte, possiamo casualmente beccare due volte il 5 (quindi il 40% delle volte), ma più lo lanciamo, diciamo 500 o 5000 volte, più questa percentuale si avvicinerà a quella vera, ossia il 16-17%. Insomma, la legge dei grandi numeri dice che occorre un grande campione di dati per poter affermare qual è la probabilità di un certo fenomeno.
Non si finisce mai di imparare
Assieme a “gli esami non finiscono mai”, l’incubo di chi non vorrebbe tornare tra i banchi di scuola nemmeno per tutto l’oro del mondo.
Non è per i soldi, è una questione di principio.
Da usare solo ed esclusivamente quando *è* una questione di soldi, ma non volete darlo a vedere.
Chi c’è, c’è! E chi non c’è, non c’è!
Questa frase fatta si sente dire spessissimo quando un gruppo di tante persone deve decidersi su qualcosa. Si sa, “la libertà d’opinione è il sale della democrazia” ma se ognuno dice la propria, “non si finisce più”. È a quel punto che ci sarà un membro del gruppo più decisionista degli altri a prendere una decisione per tutti e a pronunciare la fatidica frase “Chi c’è, c’è!”, a cui seguirà l’eco dell’immancabile “E chi non c’è, non c’è!” con risata di gruppo a sottolineare che la discussione è terminata.
Non si può mai sapere
State partendo per il campeggio e il vostro compagno di viaggio, giusto prima di avviare il furgone, scende di fretta e va a recuperare qualcosa che ha dimenticato: il fornello da campo! Ma non c’è bisogno, gli dite, abbiamo i fornelli nel camper! Beh, dice lui, e se per caso si rompono? Io non voglio rimanere senza caffè. A quel punto gli date ragione e poi entrambi dite all’unisono, con l’aria di chi ne ha viste tante nella vita: “Non si può mai sapere!”
Due cose sono infinite…
Forse non una delle frasi fatte in italiano più note, ma questa celebre citazione di Albert Einstein (uno a cui hanno attribuito una miriade di citazioni false, ma questa è autentica, abbiamo controllato) viene oggi utilizzata per i motivi più disparati. La citazione originale è: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma non sono sicuro dell’universo”. Sostituite la stupidità umana con un elemento a vostra scelta, e la frase fatta è pronta.
La comunicazione è alla base di tutto
Lo diciamo all’amica o all’amico alla disperata ricerca di consigli sulla propria vita sentimentale, ma anche al lavoro, quando qualcosa non va in famiglia e chissà quante altre volte. È la frase fatta che sta bene su tutto: quando vi ritrovate in una situazione spinosa e non sapete come uscirne, usatela con disinvoltura e il saggio consiglio tranquillizzerà all’istante il vostro interlocutore.
Fa sorridere, ma anche riflettere
Che sia l’ultimo film di Checco Zalone o il nuovo programma di Rai1, l’importante è che non faccia solo ridere, ma deve anche far riflettere. Perché una risata tanto per fare, non ha alcun senso.
Una bellezza acqua e sapone
Quando non si sa bene come descrivere la bellezza di qualcuno, si sente spesso dire “è una bellezza acqua e sapone”. Probabilmente chi la usa intende dire che è una bellezza che non ha bisogno di particolari trucchi, ma oggigiorno si sente usare quest’espressione talmente spesso che ha praticamente perso il suo significato originale.
È l’ombra di sé stesso
Da usare con un pizzico di malvagità o di costernazione per il passato glorioso di una persona che non è più quella di una volta.
Come volevasi dimostrare
A volte addirittura accorciato in CVD, “come volevasi dimostrare” è un’altra di quelle frasi fatte che si sente ripetere fino allo sfinimento. Quel “volevasi” indica che si tratta di una frase piuttosto antiquata, ed infatti è così: veniva utilizzata, tra gli altri, da Euclide e Archimede.
Elementare, Watson!
E a proposito di frasi antiquate che hanno un particolare successo ancora oggi, non poteva mancare la massima preferita di Sherlock Holmes: peccato che sia una citazione errata, dato che in nessun romanzo di Arthur Conan Doyle si trova questa frase.
Se non è zuppa, è pan bagnato
Una di quelle frasi che vengono dette in automatico, quando se ne presenta l’occasione. In questo caso, si usa per dire che due cose apparentemente diverse sono sostanzialmente la stessa cosa. Ma davvero non c’è un altro modo per esprimere questo concetto?
Le frasi fatte in italiano del linguaggio giornalistico
Un discorso a parte va fatto per il linguaggio giornalistico, un tipo di linguaggio molto particolare che è terreno assai fertile per le frasi fatte. Nei giornali italiani, ma non solo, si sono infatti affermati dei modi di dire e delle espressioni che non si sentono quasi mai nella vita reale ma che sono prassi comune tra chi fa il giornalista.
Alcuni chiamano questa lingua “giornalese“, altri “lingua di plastica”. Il succo è che queste frasi e locuzioni sono sintomo di una scarsa fantasia, anche se, occorre dirlo, nessuno può dirsene davvero immune, tanto siamo abituati a sentirle usare al telegiornale o a leggerle su un quotidiano.
Ecco alcune delle più comuni frasi fatte usate in ambito giornalistico:
- Bomba d’acqua
- Disastro annunciato
- La splendida cornice di
- Di pregevole fattura
- Il severo monito
- Occhi puntati su
- Il grande esodo
- Una vittoria sul velluto
- Il nativo di
- Un giro di vite
- Il blitz dei Carabinieri
- Indagini a 360 gradi
- Non è una paese per
- Un male incurabile
- Un malessere profondo
- Un esempio dentro e fuori dal campo
- Indizio social
- Serrano le file
- Ha pronunciato il fatidico sì
- Dagli alti scranni
- Il teatrino della politica
- La/il beniamina/o di casa
- Onda anomala
- Il nuovo che avanza
- Pesante come un macigno
- Bocche cucite
- Ospedali al collasso