Ogni volta che scopro la storia che si nasconde dietro a un nome, rimango così affascinata da iniziare a fantasticare su quale potrebbe essere la mia identità se dovessi celarmi sotto falso nome… vi è mai capitato?Un nome di penna, altrimenti noto come pseudonimo, è un nome fittizio con cui un autore o un autrice rendono noto il loro lavoro. Per esempio, avete mai sentito parlare di Richard Bachman? In realtà si tratta di Stephen King. E Robert Galbraith? Non è altro che la maestra del mondo della stregoneria, J.K. Rowling (la quale scelse, come tante altre donne nel corso della storia, di non rivelare il suo genere, motivo per cui come autrice della saga di Harry Potter è nota solo con le iniziali J.K.)! Sono solo un paio di pseudonimi di scrittori famosi che per qualche ragione hanno deciso di “nascondere la loro vera identità”.
Un nome di penna può diventare una sorta di scudo che permette all’autore di esprimersi senza paura di giudizi altrui, di scrollarsi di dosso qualsiasi nozione preconcetta e di scrivere liberamente nel genere di sua scelta. Scopriamo quali sono alcuni autori e autrici con i nomi di penna più interessanti e perché hanno deciso di utilizzare questa “tattica editoriale”.
10 pseudonimi di scrittori famosi (e la loro storia)
Ana Paula Arendt
Ana Paula Arendt, pseudonimo di R. P. Alencar, è una poetessa e diplomatica brasiliana. Scrive poesie dal 2012 e il suo pseudonimo è un omaggio a Hannah Arendt e Pablo Neruda, i suoi autori preferiti.
È autrice di libri per bambini, opere teatrali, romanzi e raccolte di poesie. Tra le sue opere spicca “O Constituinte” (La Costituente), premiata dall’União Brasileira de Escritores-RJ (Unione Brasiliana degli Scrittori-RJ) presso l’Academia Brasileira de Letras (Accademia Brasiliana delle Lettere), da Editora Só Livro Bom (Editore del Buon Libro).
Ayn Rand
Ayn Rand è il nome di penna di Alissa Zinovievna Rosenbaum. Lo adottò nel 1926, quando dalla Russia si trasferì negli Stati Uniti. “Ayn” è ispirato al nome di uno scrittore finlandese (che ha rifiutato di identificare), e il cognome “Rand” è una sorta di abbreviazione di Rosenbaum.
Per milioni di lettori e lettrici, l’esperienza di entrare nell’universo di Rand si rivela indimenticabile. Nel creare i suoi romanzi, Rand cerca di rendere reale la sua visione esaltata dell’uomo e della vita. La scrittrice è conosciuta per i suoi due romanzi best-seller, “La Fonte Meravigliosa” (1946) e “La Rivolta di Atlante” (1957), e per aver sviluppato il sistema filosofico dell’Objectivism.
bell hooks
Accademica, scrittrice e attivista, bell hooks, pseudonimo di Gloria Jean Watkins, è stata una studiosa americana la cui opera esamina le connessioni tra razza, genere e classe. Ha spesso esplorato le diverse percezioni delle donne e scrittrici nere e lo sviluppo delle identità femministe.
A 19 anni ha iniziato a scrivere il suo primo libro, “Ain’t I a Woman: Black Women and Feminism”, pubblicato nel 1981. Il nome di penna “bell hooks” è il nome di sua bisnonna ed è scritto appositamente in minuscolo, per focalizzare l’attenzione sul suo messaggio: onorare l’ eredità femminile piuttosto che sé stessa.
George Orwell
Quando Eric Arthur Blair si preparava a pubblicare il suo primo libro, “Senza un soldo a Parigi e Londra” (1933), decise di usare uno pseudonimo in modo che la sua famiglia non si sentisse imbarazzata dal suo periodo di povertà.
Scelse il nome George Orwell per riflettere il suo amore per la tradizione e il paesaggio inglese. George è il santo patrono dell’Inghilterra e il fiume Orwell è un popolare luogo di navigazione, che Eric amava visitare.
Joseph Conrad
A volte gli pseudonimi di scrittori famosi possono creare un polverone. È il caso di Józef Teodor Konrad Korzeniowski. Quando il romanziere polacco iniziò a pubblicare i suoi scritti alla fine del diciannovesimo secolo usò una versione abbreviata e anglicizzata del suo nome: Joseph Conrad.
Gli intellettuali polacchi si indignarono, pensando che stesse mancando di rispetto alla sua patria (non aiutò il fatto che divenne cittadino britannico e pubblicò in inglese), ma Korzeniowski spiegò: “È ampiamente noto che sono un polacco e che Józef e Konrad sono i miei due nomi cristiani, quest’ultimo usato da me come cognome in modo che le bocche straniere non distorcano il mio vero cognome… Non mi sembra di essere stato infedele al mio paese avendo dimostrato agli inglesi che un gentiluomo dell’Ucraina (Korzeniowski era di etnia polacca nato in un territorio un tempo polacco controllato dall’Ucraina e poi dall’Impero russo) può essere un marinaio bravo come loro, e ha qualcosa da dire loro nella loro lingua. “
Lewis Carroll
Se Lewis Carroll può sembrare deliziosamente britannico alle orecchie americane, Charles Lutwidge Dodgson lo è ancora di più. Dodgson adottò il suo nome di penna nel 1856 perché, secondo la Lewis Carroll Society of North America, era così modesto da voler mantenere privata la sua vita personale. Quando le lettere indirizzate a Carroll arrivavano agli uffici di Dodgson a Oxford, lui le rifiutava per alimentare la farsa.
Dodgson inventò lo pseudonimo latinizzando Charles Lutwidge in Carolus Ludovicus, anglicizzandolo vagamente in Carroll Lewis e poi cambiandone l’ordine. Fu scelto dal suo editore da una lista di diversi possibili pseudonimi.
Pablo Neruda
Poeta, diplomatico e politico cileno, considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento, Ricardo Eliecer Neftalí Reyes Basoalto ha sempre avuto una grande passione per la letteratura fin dalla giovane età, ma suo padre non vedeva di buon occhio questa passione.
Quando Basoalto iniziò a pubblicare le sue poesie aveva bisogno di un nome che non arrivasse alle orecchie del padre, e per questo motivo scelse Pablo Neruda in omaggio al poeta ceco Jan Neruda. Neruda adottò in seguito il suo pseudonimo come nome legale.
Tristan Tzara
Tristan Tzara, nato Samuel Rosenstock, proveniva da una famiglia rumena con origini ebraiche. I suoi princìpi antiborghesi lo portarono a dolorosi scontri con la sua famiglia, dalla quale il padre lo escluse. Come scrisse più tardi, “ero morto per lui”.
Per simboleggiare la rottura formale con la sua vita precedente, decise di cambiare il suo nome. Varie spiegazioni sono state offerte per la scelta del suo nome di penna. In ebraico, “Ttzara’at” significa esiliato dalla comunità. In rumeno, significa “triste in campagna”. C’è anche chi lo ha chiamato “Tzara Thoustra” in omaggio al libro di Friedrich Nietzsche “Così parlò Zarathustra”.
Italo Svevo
È il nome di penna di Ettore Schmitz e indica la sua duplice identità culturale: italiana (Italo) e tedesca (Svevo). Di origini ebraiche, Ettore Schmitz nacque a Trieste, all’epoca parte dell’Impero austroungarico, nel quale si era sviluppata una cultura – detta mitteleuropea, cioè dell’Europa centrale – particolarmente ricca e complessa.
Dopo il “fiasco” dei suoi due primi romanzi, Svevo abbandonò le sue aspirazioni letterarie per lavorare nella ditta di vernici del suocero, compiendo diversi viaggi all’estero, per i quali gli fu necessario approfondire la conoscenza dell’inglese. Prese così lezioni da James Joyce, che soggiornava a Trieste. Fu proprio Joyce a lanciare “La coscienza di Zeno” in Francia, da dove la fama dello scrittore triestino si diffuse anche in Italia.
Elena Ferrante
Chiudiamo la lista con un mistero irrisolto: Elena Ferrante. Molte persone ritengono che il suo nome sia uno pseudonimo, ma questa tesi non è mai stata accreditata dalla scrittrice.
La sua identità è stata oggetto di diversi studi. Uno è stato condotto dal critico e romanziere Marco Santagata, che sostiene che Elena Ferrante sarebbe la storica Marcella Marmo, docente all’Università “Federico II” di Napoli. Altre ipotesi fanno il nome di Marcello Frixione. C’è poi chi pensa sia Anita Raja, saggista partenopea e moglie di Domenico Starnone; c’è chi ha fatto il nome di Goffredo Fofi, Sandro Ferri e Sandra Ozzola. Alcuni hanno persino ritenuto che potesse essere Domenico Starnone stesso.
Nell’opera “La frantumaglia” la scrittrice ha fatto sapere di tenere molto alla sua sfera privata, parlando di un desiderio di autoconservazione. L’autrice ha affermato che i suoi libri non necessitano di una sua foto in copertina né di presentazioni promozionali, poiché considera le sue opere come “organismi autosufficienti” e la presenza dell’autrice non aggiungerebbe nulla di significativo.
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