Quante lingue ci sono nel mondo?

E perché alcune di loro scompaiono, mentre altre si diffondono sempre più, e come possiamo impedire che muoiano?
Il dipinto La Torre di Babele di Pieter Bruegel il Vecchio

Se qualcuno vi dicesse: “So ordinare un caffè in sette lingue diverse!” rimarreste piuttosto colpite/i, vero? Ma se invece la stessa persona vi dicesse che sa ordinare un caffè nello 0,1% di tutte le lingue del mondo, sicuramente non vi emozionereste tanto. Se non vi siete mai chieste/i quante lingue ci sono nel mondo, forse questi dati possono sembrarvi inverosimili, tuttavia è un dato di fatto che sette lingue costituiscono circa lo 0,1 percento di tutte quelle che si parlano.

E allora, quante lingue si parlano al mondo?

La risposta è davvero incredibile, e proprio perché è così sorprendente, ho pensato di chiederlo anche ai miei amici, per sapere la loro opinione al riguardo. Ho ricevuto un sacco di risposte diverse, ma che avevano tutte una cosa in comune: erano molto lontane dalla cifra reale. Alcuni dei miei amici mi hanno risposto 90, altri 200 o “sicuramente qualcuna in più”. Quando ho svelato quante lingue ci sono nel mondo, molte/i di loro sono rimasti increduli.

Secondo Ethnologue, attualmente si parlano circa 7.168 lingue nel mondo, ma ovviamente si tratta di un numero in continuo aggiornamento (e che non include nemmeno i dialetti). Sebbene io lavori con le lingue e sia consapevole di questa diversità, per me è difficile riuscire a immaginare i popoli e i luoghi remoti in cui si parlano tutte queste lingue.

Quante lingue ci sono in Europa?

Rispetto agli altri continenti, per via delle sue dimensioni ma anche per ragioni storiche (basti pensare alla storia della lingua francese), in Europa si parla una piccola porzione delle 7.000 lingue di cui abbiamo parlato in questo articolo. Secondo un calcolo di Ethnologue, infatti, in Europa si parlano circa 250 lingue. Di queste, 34 sono parlate in Italia.

Ma quindi: se quasi un miliardo di persone parla il cinese mandarino (la lingua più diffusa a livello madrelingua) e i parlanti madrelingua dello spagnolo sono circa mezzo miliardo, e se pensiamo poi ai milioni di persone che parlano l’inglese, il francese, il portoghese e il tedesco… com’è possibile che vi siano ancora così tante lingue?

Dai mosaici linguistici alle piccole perle linguistiche

L’Indonesia in particolare è una vera e propria miniera d’oro per i linguisti. I suoi 267 milioni di abitanti sono sparsi su più di 17.500 isole, quindi è del tutto verosimile che anticamente, quando gli abitanti non erano in contatto gli uni con gli altri, nell’arcipelago si parlassero molte lingue diverse.

Anche in America Latina esisteva una varietà linguistica simile prima che le potenze coloniali di Spagna e Portogallo si spartissero i territori diffondendo i loro idiomi. Attualmente, in Indonesia si parlano più di 700 lingue diverse, tuttavia, il paese più multilingue del mondo è la Papua Nuova Guinea, che ne annovera oltre 800, circa tre volte rispetto al numero delle lingue parlate nel continente europeo.

Ma dove si parlano le altre (circa) 7.000? Molte di queste lingue meno note (alcune delle quali hanno centinaia di anni) sono mantenute in vita da un gruppo ridotto di parlanti. Pensiamo ad esempio al pemon, un idioma nativo americano originario delle isole caraibiche, parlato insieme allo spagnolo e al portoghese da circa 24.000 persone in alcune aree del Venezuela, del Brasile e della Guyana.

Altri esempi sono lingua ciukciai, un antico idioma siberiano parlato nelle regioni nord-orientali della Russia da più di 5.000 parlanti madrelingua, e l’ainu, l’idioma delle persone autoctone del Giappone settentrionale, che conta appena 10 parlanti madrelingua.

Come risulta chiaro da questi esempi, la maggior parte di queste lingue è destinata a scomparire tra alcuni secoli: si prevede infatti che circa la metà degli idiomi parlati attualmente nel mondo scompariranno entro la fine di questo secolo e si stima che le lingue stiano morendo al ritmo di una ogni 14 giorni. Ma deve per forza essere così? Non si può fare niente al riguardo?

Le lingue minoritarie sono semplicemente destinate a svanire?

Se stabilire quante lingue ci sono nel mondo, dire quante lingue sono a rischio di estinzione è forse ancora più complesso. Attualmente è a rischio circa il 40 percento delle lingue, molte delle quali sono parlate da gruppi molto ridotti di meno di 1.000 parlanti. In totale, le lingue in via di estinzione sono circa 3.045.

Naturalmente, la consapevolezza di questo rischio è di grandissimo aiuto: in molti Paesi, come ad esempio la Spagna e la Francia, sono state implementate con successo diverse politiche allo scopo di preservare e, in qualche misura, dare nuova vita alle lingue e ai dialetti locali.

Tuttavia, nel mondo odierno è un dato di fatto che alcune lingue abbiano un ruolo più importante e godano di maggiore supporto da parte delle istituzioni rispetto ad altre, diventando quindi essenziali per il soddisfacimento delle necessità basilari per la sopravvivenza.

Non appena il governo di un Paese istituisce dei sistemi scolastici e sanitari, di norma una lingua viene anche adottata automaticamente come ufficiale. Per questo motivo, ad esempio, per un parlante del pemón in Venezuela è essenziale parlare correntemente lo spagnolo.

I discendenti degli Ainu hanno dovuto imparare fin da piccoli il giapponese per avere un migliore accesso all’istruzione e quindi a un livello di vita superiore. A causa di persecuzione e stigmatizzazione, alcune lingue muoiono più velocemente di altre. Ad esempio, per lungo tempo la lingua ainu è stata considerata inferiore e i parlanti di questo idioma sono stati esclusi dalla società giapponese.

In questi casi, la popolazione può decidere di abbandonare completamente la propria lingua e di insegnare ai propri figli esclusivamente l’idioma ufficiale del Paese, per garantirne l’integrazione sociale. Inoltre, nel corso della storia vi sono stati numerosi esempi di genocidio e assimilazione forzata, che hanno portato a situazioni di repressione linguistica (tra le altre) ancora più estreme.

Lingua e identità

Tuttavia, anche nel caso di lingue che non sono considerate inferiori, la globalizzazione e la crescente mobilità stanno contribuendo alla loro scomparsa. Prendiamo ad esempio un parlante del pemon che sappia anche lo spagnolo e una parlante del ciukcio che sappia anche il russo. Se queste due persone decidessero di formare una famiglia insieme, è molto improbabile che i loro figli imparerebbero tutte e quattro le lingue.

A seconda del luogo di residenza e della lingua utilizzata dai genitori per comunicare tra loro, probabilmente imparerebbero lo spagnolo e il russo o addirittura solo uno di questi due idiomi come prima lingua. È persino possibile che non imparino nessuna di queste lingue e apprendano invece l’inglese, che è una lingua franca comune (lingua usata comunemente per comunicare) negli ambienti di lavoro internazionali e nelle coppie formate da individui di diversa nazionalità.

Inoltre, per una nazione la preservazione di una lingua è anche una questione di costi. Non tutti i Paesi possono permettersi di mantenere l’intero apparato delle pubbliche amministrazioni e dei mezzi di comunicazione e in due idiomi, figurarsi in più lingue ancora. Basta pensare a insegne e segnaletica, moduli, formulari, amministratori, ufficiali di polizia, dottori, giornali, canali televisivi… l’elenco è praticamente infinito. In tutti questi organi e istituzioni si dovrebbero utilizzare più lingue o, per lo meno, le persone interessate dovrebbero avere una conoscenza estesa delle altre lingue.

Quante sono le lingue estinte?

Ora che sappiamo quante lingue esistono al mondo e quante di queste sono in pericolo di estinzione, è giunto il momento di chiedersi quante lingue siano già scomparse in passato. Ma è praticamente impossibile sapere con certezza quante lingue abbiano condiviso lo stesso destino dei dinosauri fin dagli albori della storia.

Si tratta di un campo della linguistica ancora in fase di ricerca e mancano molti dati: sono tante le lingue che in origine appartennero esclusivamente alla tradizione orale e non conobbero un sistema di scrittura, per non parlare dei testi che non ci sono pervenuti perché tracciati su materiali che non hanno superato la prova del tempo.

Un tentativo di salvataggio riuscito

La regione di Tolosa, nel sud della Francia, offre un ottimo esempio di politica di conservazione di una lingua. Dato che questa città è la capitale dell’Occitania, il sistema della metropolitana utilizza due lingue: tutte le fermate sono annunciate infatti sia in francese che in occitano, una lingua romanza che conta solo circa 100.000 parlanti madrelingua in Francia, senza contare che l’occitano non è poi così diverso dal francese e sembra un mix di francese e spagnolo.

Sebbene in futuro si preveda che un numero sempre inferiore di persone imparerà l’occitano come lingua nativa, questo tipo di iniziative consente di assicurare che rimanga la seconda lingua di questa regione. Non è l’unico esempio di un idioma salvato dal baratro dell’estinzione (o addirittura riportato in vita da una morte certa): l’ebraico è un ottimo esempio di questo processo. Non mancano inoltre numerose organizzazioni impegnate nello sforzo di preservazione e rivitalizzazione delle lingue, come Wikitongues ed Endangered Language Alliance.

📸 “La Torre di Babele” di Pieter Bruegel il Vecchio – Wikimedia Commons

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Maren Pauli

Maren Pauli è nata e cresciuta a Berlino. Dopo il diploma, ha deciso di intraprendere un cambiamento radicale e di trasferirsi in Giappone. Ha capito molto velocemente che il suo amore per il paese del Sol Levante era solo passeggero. Armata di macchina fotografica e taccuino, si è dedicata alle sue più grandi passioni: le montagne russe e perdersi nelle città, cosa che le viene particolarmente facile dato che è totalmente sprovvista di senso dell'orientamento. Ma si sa: è perdendosi che si fanno i migliori incontri e si vivono le avventure più belle.

Maren Pauli è nata e cresciuta a Berlino. Dopo il diploma, ha deciso di intraprendere un cambiamento radicale e di trasferirsi in Giappone. Ha capito molto velocemente che il suo amore per il paese del Sol Levante era solo passeggero. Armata di macchina fotografica e taccuino, si è dedicata alle sue più grandi passioni: le montagne russe e perdersi nelle città, cosa che le viene particolarmente facile dato che è totalmente sprovvista di senso dell'orientamento. Ma si sa: è perdendosi che si fanno i migliori incontri e si vivono le avventure più belle.