Il linguista Paolo Zolli ha identificato quattro grandi “mezzi di arricchimento dell’italiano”: l’importazione da altre lingue, il cambiamento di categoria grammaticale, la formazione di nuove parole con elementi preesistenti e lo spostamento di significato. A questo proposito, qualche mese fa vi abbiamo parlato di parole inglesi, parole inglesi italianizzate e acronimi inglesi che utilizzano i Millennials e i giovanissimi della Generazione Z.
Il lessico di ogni lingua è infatti costantemente in evoluzione soprattutto grazie all’uso giovanile, ma non solo. Inutile dirvi che a noi di Babbel, la cosa, interessa parecchio 😊 Oggi vediamo quindi alcuni neologismi italiani emersi negli ultimi anni e utilizzati indistintamente da tutte le generazioni.
Trapper
Se si parla di neologismi italiani, è inevitabile finire ben presto per parlare (anche) di anglicismi. All’argomento abbiamo dedicato uno specifico articolo in cui si parla, ad esempio, del termine influencer. Oggi vi suggerisco invece un caso simile, ma diverso: quello di trapper. Simile perché anche in questo caso troviamo il suffisso inglese -er, diverso perché, ad esser precisi, influencer è un anglicismo, mentre trapper è un falso anglicismo.
Dei falsi anglicismi vi abbiamo parlato meglio in questo articolo, definendoli come “espressioni inglesi che nessun inglese userebbe mai”. Se infatti, per gli italiani un trapper è un “autore o interprete di musica trap”, per gli inglesi non è altro che “a person who traps animals and sells their fur (cacciatore di pelli)”.
Var
A proposito di neologismi italiani e anglicismi, una sigla ad oggi talmente usata da non sembrare neanche più un forestierismo è Var, da Video Assistant Referee. Se anche i meno esperti del settore sanno ormai di cosa si tratta, forse non tutti sanno invece rispondere su due piedi alla domanda: ma si dice il Var o la Var?
Viene in nostro aiuto, ovviamente, l’Accademia della Crusca: si dice il Var, perché le parole che vengono dall’inglese hanno sempre il maschile (che assolve la funzione del neutro), a meno che non ci sia qualcosa di specifico che riporti al femminile. Sono inoltre ammesse sia la grafia Var, sia VAR.
I social e i vocali
Sono neologismi anche le forme ellittiche i social (in cui si omette network) e i vocali (in cui si omette messaggi). Si tratta della tipologia di neologismi italiani che Zolli collega al “cambiamento di categoria grammaticale”.
Infatti, tutti noi in un primo momento siamo portati a considerare social e vocali degli aggettivi perché, effettivamente, lo sono. Diventano però nomi, e quindi neologismi, quando diciamo che abbiamo postato qualcosa sui social o che 🎶 ti mando un vocale di dieci minuti soltanto per dirti quanto sono felice! 🎶
Seguire e unione civile
A proposito di social, se postando qualcosa sui social state usando – magari inconsapevolmente – una forma neologica, invitando qualcuno a seguirvi sui social, ne state usando addirittura due. In casi come quello di seguire, Paolo Zolli parla di “spostamento di significato”; l’esempio più emblematico è quello di macchina, una parola antica che ha subìto diverse ridefinizioni nel corso del tempo.
Allo stesso modo infatti, da secoli (più precisamente dal 1250, secondo lo Zingarelli) seguire si utilizza con significato di “attenersi a quanto detto da altri”, “venire dopo in una successione”, “dedicare attenzione a qualcosa”, “avanzare lungo una determinata direzione” o “tenersi al corrente”, ma solo da qualche anno a questa parte viene anche utilizzato con specifico riferimento ai profili dei social network.
Un caso simile è quello di unione civile, una locuzione formata da termini che secondo Zingarelli risalgono ad un periodo compreso tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, ma che messi insieme danno origine ad un’espressione che indica un concetto nuovo e che può pertanto essere inserita in questa carrellata di neologismi italiani (semantici, ovvero relativi all’acquisizione di un nuovo significato).
Pentastellato
Pentastellato è un composto neoclassico formato dal prefissoide greco penta- e stellato. Si tratta di un neologismo nato dalla necessità di indicare gli aderenti al Movimento 5 Stelle evitando espressioni troppo lunghe come “sostenitore/aderente/iscritto al Movimento 5 Stelle”. Inizialmente si è diffuso solo il termine grillino, mentre a partire dal 2012 si hanno attestazioni, sul blog dello stesso Beppe Grillo, anche di pentastellato: “Ma guarda… sembra il programma stilato dal proprietario e titolare unico del contrassegno del partito pentastellato”, recita infatti un suo post del 12 gennaio 2012.
Si è dunque preferito optare per una nuova parola, priva di ogni possibile accezione negativa (che grillino aveva invece progressivamente assunto) e che si riferisse direttamente al Movimento e non esclusivamente al suo leader.
Renzismo e renziano
Renzismo e renziano sono due deantroponimici, ovvero parole che derivano da nomi propri di persona. Sono infatti stati creati semplicemente aggiungendo al nome di (Matteo) Renzi i suffissi -ismo e -iano; Zingarelli segnala entrambi come neologismi italiani del 2012.
A proposito di nomi propri, vi abbiamo già parlato di come alcuni siano diventati, col tempo, dei nomi comuni (in questo articolo e in questa puntata del nostro podcast “La Linguacciuta”).